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Quando il settore giovanile è visto come un costo e non un investimento…

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Il Granata Della Porta Accanto / La "restituzione" dei pieni poteri a Bava spero sia stato il primo passo di una marcia indietro presidenziale sulla visione globale del vivaio granata
Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 

Sono un tipo ottimista, c'è poco da dire: ad oggi credo fermamente che il Toro si salverà sebbene parecchi elementi derivati da un'analisi della situazione attuale possano far presagire il contrario. Mi conforta in questo il fatto che il calcio non sia una scienza esatta e che, in generale, le sue dinamiche possano essere estremamente variabili. Se infatti la media punti a cui stiamo viaggiando con Nicola dà una proiezione finale di 34-35 punti difficilmente sufficienti per salvarsi, sono convinto che, come spesso accade nei finali di campionato, i risultati delle partite diventeranno meno prevedibili per le differenze di motivazioni delle squadre che si incontreranno, un aspetto, questo, che tenderà a "sballare" un po' le medie punti ottenute nei primi tre quarti di campionato.

Detto questo e tralasciando le vicende della prima squadra, non posso, invece, non ammettere di essere molto amareggiato per la situazione del settore giovanile, da sempre fiore all'occhiello della società ed eccellenza tra i vivai italiani e da un paio di stagioni in serio e preoccupante declino. È noioso dover tirare in ballo sempre il presidente Cairo, ma francamente non riesco ad individuare altro responsabile nel progressivo sfacelo a cui sta andando incontro la Primavera e tante delle altre annate a seguire. A differenza della prima squadra, infatti, nel settore giovanile i risultati contano fino ad un certo punto perché l'obbiettivo del vivaio non è vincere trofei, quanto formare giocatori per il salto nel professionismo e, se possibile, anche ragazzi che sappiano diventare uomini con la testa sul collo. Per fare questo occorrono due tipi di "strumenti" : strutture adeguate e professionisti di comprovate capacità. Al Torino, poi, solitamente, una terza caratteristica è sempre stata presente nelle giovanili e spesso ha fatto la differenza: la passione di chi ci lavora. Su quest'ultimo punto, per fortuna, ancora teniamo, nel senso che, soprattutto nelle categorie di età più giovani, dagli under 15 in giù, diciamo, la passione dei mister e dei dirigenti accompagnatori e dei responsabili è un caposaldo senza il quale forse la situazione sarebbe catastrofica, ma sui primi due punti le carenze sono evidenti e del tutto imputabili al presidente Cairo.

Il budget che il nostro patron destina alle giovanili è ridicolo in proporzione a ciò che servirebbe per mantenere un vivaio di un certo livello. È strano anche che per un imprenditore del calibro di Cairo non sia chiara la differenza tra investimento e costo: il settore giovanile non è un costo, ma un investimento puro che restituisce quanto investito in termini di eventuali plusvalenze o minori costi di player trading. Senza contare il beneficio economicamente non quantificabile dell'avere giocatori "propri" giocare in prima squadra (senso di appartenenza, attaccamento alla maglia, continuità nella trasmissione dei valori, orgoglio dei tifosi, emulazione dei bambini, ecc.). La realtà dei fatti dice che questa società ha l'ottavo monte ingaggi della serie A a fronte di risultati sportivi ridicoli, ma ogni anno riduce il budget destinato alla scuola calcio e al settore giovanile. Abbiamo pagato per svariate stagioni fior di stipendi a calciatori inutili dal punto di vista tecnico (non ultimo il buon Rosati tanto bravo a fare l'uomo spogliatoio, ma che avrà giocato mezza partita…), tutti soldi che se destinati al vivaio avrebbero sicuramente fruttato di più.

Poi c'è il problema delle strutture e qui non si può non parlare del Robaldo. Toronews ha pubblicato di recente un articolo in cui fa chiarezza sugli ultimi risvolti burocratici della vicenda e pare che con buona probabilità, a primavera inoltrata, partiranno finalmente i lavori del nuovo centro sportivo. Resta lo scandalo dei cinque anni di attesa dall'aggiudicazione della concessione: un tempo che francamente è inaccettabile. La colpa è sicuramente della burocrazia, ma la società Torino FC non ha fatto nulla per accelerare i tempi. Con la giusta pressione mediatica e la disponibilità ad accollarsi qualche piccola spesa in più, oggi il Robaldo sarebbe in funzione da almeno due stagioni e le giovanili avrebbero giovato in tutto questo tempo di strutture più adeguate ad un vivaio professionistico che si rispetti. È disarmante vedere quanta poca attenzione e sensibilità ci sia da parte del presidente verso il fulcro strategico di un bene così fondamentale come il settore giovanile. L'allontanamento di Cottafava, uomo di Vagnati, e la "restituzione" dei pieni poteri a Bava sulla guida tecnica della Primavera, spero siano stati i primi passi di una marcia indietro presidenziale sulla visione globale del settore giovanile. Il vivaio va dato in mano a professionisti seri che sappiano come gestirlo e il primo step fondamentale perché ciò avvenga è che ad essi siano destinate anche proporzionali risorse. A Torino negli ultimi anni si è sovvertito il dogma che voleva le giovanili del Torino più attrattive per i giovani talenti rispetto a quelle della Juventus: questo perché, a differenza del passato, la società bianconera ha aumentato considerevolmente i propri investimenti sul vivaio accaparrandosi tanti bravi istruttori sin nella scuola calcio e destinando ottime strutture e reclutando validi professionisti (allenatori, preparatori atletici, preparatori dei portieri, ecc.) per tutto il resto del settore giovanile. Lo scenario futuro è desolante a 360 gradi: con la prima squadra che rischia la B e il settore giovanile in crisi profonda, il presidente sta scavando la fossa alla "sua" società. Oltre a togliere ai tifosi anche gli ultimi appigli ai quali aggrapparsi per sperare di preservare almeno un'idea di Toro vero...

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.

Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.

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