Se penso a cosa non mi piace del Torino di oggi, più che guardare al campo, dove Juric e i suoi ragazzi stanno facendo il massimo di quello che è nelle proprie potenzialità per cercare di fare un campionato al di sopra dell'anonimato, è fuori che devo posare il mio sguardo. L'operato della società su molti fronti è deficitario, soprattutto se rapportato ai valori della sua storia e alle aspettative di noi tifosi. Le critiche alla gestione del players trading, come si dice oggi parlando dei movimenti in entrata ed in uscita dei calciatori, sono legittime, ma vanno proporzionate al budget non certo infinito di cui dispone Vagnati. C'è chi sostiene addirittura che, forse, mai come quest'anno inizia ad intravedersi una vera progettualità in questo senso, basata su acquisti di giocatori "futuribili" (Ricci, Schuurs, Ilic, Ilkhan, ecc.) a cui si affiancano prestiti di giocatori più affidabili nell'immediato (come Mandragora o Praet in passato e Vlasic o Miranchuk oggi): una progettualità non certo soddisfacente, ma con una logica che in passato si era vista molto poco dopo l'era Petrachi. Ad ogni modo è sull'aspetto di marketing ed investimenti che siamo indietro anni luce rispetto alle società più all'avanguardia in Italia ed all'estero: il brand Toro continua a non essere adeguatamente sfruttato e fatto conoscere, mentre sulle strutture siamo da Serie C, senza se e senza ma. Il Fila è un assurdo conclamato, visto che l'affittuario, cioè il Torino, non fa nulla per arrivare alla conclusione del progetto iniziale che prevedeva il completamento di tre lotti (siamo a metà del secondo…), oltre a cascare continuamente su bucce di banana come la vicenda dell'apertura del cortile ai tifosi, anche qui impasse risolta solo dopo un esposto di alcuni gruppi di tifosi organizzati e con competenze giuridiche.
Il granata della porta accanto
Robaldo, una ferita sempre aperta
Ma il vero simbolo della scellerata e altrettanto miope gestione societaria delle infrastrutture è il Robaldo, centro sportivo per le giovanili la cui concessione è stata vinta dal Torino FC 7 anni fa (sette anni, sì, un'eternità di tempo fa) e per il quale non è stata ancora posata la prima pietra. Il copione di questa vicenda è stato pressoché identico sin dal primo giorno post vittoria della concessione comunale: progetto, mancanze, ritardi, nuovo progetto, intoppi, nuovo ritardo, imprevisti, lentezze. E pensare che sulla carta il Robaldo è l'investimento più strategico per il Torino in un'ottica di medio lungo termine, quindi un accrescimento patrimoniale e un asset strategico per tutta l'area sportiva giovanile e non solo. Eppure non si muove foglia, in un continuo gioco delle parti tra Comune e Torino FC che ha reso ormai l'intera situazione kafkiana. Negli ultimi tempi è il cavo dell'alta tensione sotterraneo che la Ireti deve spostare a tenere in stallo l'inizio dei lavori. Ma se io fossi il proprietario del più grande gruppo editoriale italiano e avessi veramente urgenza di avviare i lavori di un'opera così fondamentale per la mia società calcistica, non farei un po' di "sana" pressione mediatica sugli attori in campo, non per avere un trattamento di favore, ma almeno per non farmi seppellire dalle lungaggini burocratiche? Ebbene pare che il nostro presidente non ami utilizzare la sua influenza "politica" per dirimere a proprio vantaggio alcune situazioni di stallo ed infatti dopo sette anni il centro sportivo del settore giovanile resta un rendering dell'architetto che lo ha progettato. Eppure quanto servirebbe poter unire il settore giovanile in un unico punto della città, in un'unica "casa" dove allenatori e giocatori possano vivere e lavorare a contatto gomito a gomito tutti i giorni dell'anno! Quanto servirebbe un luogo dove formare i tecnici, giocare le partite in un campo che sia veramente "di casa" ed utilizzare strutture moderne ed efficienti per valorizzare al meglio i talenti che vestono la maglia granata nelle varie Under! Francamente non so più cosa dire riguardo l'odissea del Robaldo: è sconsolante pensare che non ci sia nemmeno un sussulto di orgoglio da parte della società nel voler dimostrare ai tifosi, ai media ed agli addetti ai lavori che anche al Torino FC si possono fare le cose bene ed in tempi ragionevoli. È umiliante vedere che qualunque società fino alla terza serie ha un centro sportivo dove le sue giovanili si raccolgono e noi siamo costantemente dispersi tra campi e campetti ai quattro angoli dell'area metropolitana torinese. Con la ciliegina sulla torta della Primavera che gioca in casa a Vercelli…
Io credo che sia giunto il momento di "rimettere la chiesa al centro del villaggio": il Filadelfia, il settore giovanile, Superga e la maglia devono essere i quattro punti cardinali fra i quali la società Torino FC deve muoversi per tornare ad essere davvero Toro. Non importa chi gioca in prima squadra, chi è il ds o chi è l'allenatore, se la base su cui la società fa le sue scelte non è appoggiata sui quattro pilastri che ho menzionato sopra. Finché nell'agire del Torino FC non ci saranno quelle quattro priorità tutto ciò che verrà costruito sarà un semplice castello di carte.
Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.
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