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Salvate il soldato Belotti (e il Toro…)

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Il Granata Della Porta Accanto / Il Gallo lasciato troppo spesso da solo a combattere battaglie troppo grandi anche per uno come lui
Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 

Le prime due giornate di campionato hanno detto quello che tutti sapevamo, ma che qualcuno (la dirigenza), almeno pubblicamente, fa finta di non sapere. Non stupiscono, quindi, gli zero punti, sin qui, del Torino, in parte per il valore delle avversarie affrontate, in parte perché è stato fatto esattamente l'opposto di ciò che si doveva fare con una squadra reduce da un girone di ritorno del campionato terminato poco più di un mese fa in cui aveva racimolato la miseria di 13 punti appena. E infatti ha detto bene Giampaolo nel post partita con l'Atalanta : "c’è bisogno anche di questo, di giocatori non contaminati, perché questa squadra non ha convinzione".

La rosa andava immediatamente rivoluzionata perché mentalmente appesantita dalla disgraziata stagione passata e perché parecchi giocatori hanno dimostrato di non poter rendere al meglio in questo contesto. D'altronde la scelta di prendere Giampaolo sembrava orientata esattamente in questa direzione: allenatore nuovo con un gioco diametralmente opposto a quello dei suoi predecessori e con la caratteristica di dover essere supportato da un certo tipo di giocatori non presenti nella rosa attuale del Toro. Se due più due fa quattro, non ci si poteva che attendere numerose partenze e altrettanti arrivi. Invece dopo lo scoppiettante inizio di mercato con tre buoni acquisti nella prima settimana, la "rivoluzione' che tutti si aspettavano si è bloccata lasciando il tecnico, a campionato iniziato, col cerino in mano: nessun regista (ridicola la telenovela Torreira a correre dietro ad un giocatore che non si ha la forza economica di prendere), nessun trequartista, nessuna seconda punta tecnica e di movimento. E per di più giocatori come Zaza, Verdi, Berenguer, Falque, Izzo, Lyanco ed Edera continuano a rimanere dove sono alimentando equivoci tattici e qualche mal di pancia non agevolando né il lavoro del mister (che deve farli giocare adattandoli), né la serenità dell'ambiente.

In tutta questa matassa di cui si spera che da qui al 5 ottobre, ultimo giorno di mercato, qualcuno trovi il bandolo, una certezza a cui aggrapparsi è rappresentata come sempre dal Gallo Belotti, giocatore per il quale ormai non si sa più cosa inventare per elogiarlo a dovere. Con la doppietta alla Dea ha superato nella classifica granata all-time dei gol segnati in A un mostro sacro come Gabetto, con la differenza che Gabetto giocava in un collettivo pressoché perfetto che sapeva sublimarne le eccezionali doti di bomber, Belotti gioca in un'armata Brancaleone di cui prova con l'esempio e la tenacia ad essere leader e trascinatore. A molti tifosi fa rabbia vedere un capitale di "granatismo" come il capitano quasi "sprecato" da una società senz'anima che su di lui avrebbe dovuto costruire un progetto solido di Toro con la T maiuscola ed invece ogni anno non riesce nemmeno a mettergli accanto un paio di giocatori che possano costituire con il buon Andrea un nucleo di assoluto livello che sappia spingere la squadra a giocarsi almeno l'accesso all'Europa. Il Gallo è encomiabile per serietà, abnegazione, spirito di sacrificio e voglia di dare sempre il 101%. Che si giochi per l'Europa League o per salvarsi lui è sempre lì che mangia l'erba e tira la carretta, facendo gol, assist, prendendo caterve di falli, facendo ammonire regolarmente frotte di avversari e il tutto senza mai un atteggiamento negativo o una parola fuori posto.

È un soldato sempre pronto a gettarsi in prima linea rispettoso degli ordini che arrivano dall'alto anche se le strategie del generale e dei suoi ufficiali sono spesso confuse e poco ambiziose. Verrebbe da dire "salvate il soldato Belotti!“ lasciato troppo spesso al fronte da solo a combattere battaglie troppo grandi anche per chi ha un coraggio ed un cuore immenso come il suo, ma il grido in realtà è "salvate il Toro" di cui Belotti rappresenta la faccia pulita e la pietra su cui si dovrebbe (e si doveva già in passato) costruire una squadra in linea con le aspettative dei tifosi. Inutile darsi 7 in pagella quando, per restare in paragone, si perdono costantemente le guerre e per salvare la faccia si danno le medaglie al valore ai Sirigu ed ai Belotti senza creare, però, un vero esercito di livello per provare a vincere sul serio almeno qualche grossa battaglia…

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.

Disclaimer: gli opinionisti ospitati da Toro News esprimono il loro pensiero indipendentemente dalla linea editoriale seguita dalla Redazione del giornale online, il quale da sempre fa del pluralismo e della libera condivisione delle opinioni un proprio tratto distintivo.

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