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columnist
Se sbiadisce il granata…
Mala tempora currunt. Sono proprio brutti tempi, ma in fondo se già si diceva così all'epoca dei Romani vuol dire che nulla è mai stato semplice e scontato a prescindere dal suo collocamento temporale. Eppure più ci penso e più mi convinco che quando io ero piccolo, e parlo del decennio Ottanta, tutto fosse, se non più facile, almeno più chiaro. Forse il mondo era globalmente più "schierato", meno fluido di quello attuale, dove ogni cosa può essere tutto e il contrario di tutto. Lo era nella politica nazionale ed internazionale (c'era ancora il Muro di Berlino…), lo era nei campanilismi di ogni genere ed anche nello sport, in tutti gli sport. Nel calcio il Toro era l'antitesi della Juve, i suoi tifosi era chiaramente orientati a difendere certi valori e ad esserne orgogliosi ed in campo anche i giocatori spesso interpretavano a dovere ciò che l'ambiente (società, il vecchio Fila, i tifosi) gli trasmetteva. C'erano i "buoni" e c'erano i "cattivi", i cowboy e gli indiani (come amava sottolineare il Mondo) , era facile, da granata, sapere con chi schierarsi ed era molto più semplice sentirsi identificati in qualcosa di grande che addirittura trascendeva il calcio in parecchie sue sfumature.
https://www.toronews.net/columnist/il-granata-della-porta-accanto/la-chapecoense-cairo-mazzarri-e-il-bisogno-di-favole-nel-calcio/
Oggi, e per oggi intendo da parecchi anni ormai, non è più così. E non possiamo dare solo la colpa al calcio che è cambiato o al mondo nella sua interezza che è stato stravolto dalla globalizzazione. A Bilbao, cioè all'Athletic, se ne sono fregati del mondo che cambiava e del calcio che diventava business. Si sono adattati, certamente, e prova ne è il fatto che hanno fatto un nuovissimo San Mames sulle ceneri di quello storico, ma non hanno venduto l'anima al diavolo; sono rimasti se stessi, fedeli ai propri principi e ai propri valori. E non sono finiti né in B, né in C, né tantomeno sono falliti!
Non so come il Torino sia arrivato a questo punto, o almeno lo so ma non è questa la sede o il momento per approfondire questo argomento, né so come sia possibile che la Curva Maratona non sia più unita e compatta come l'ho vista e conosciuta sin da bambino. So solo che leggendo il pezzo di Anthony Weatherill sulla possibilità (teorica) che qualcuno possa essere interessato ad acquistare il Toro e su quale ruolo possa avere l'influenza della famiglia Agnelli nel fungere da deterrente all'interessamento di questi ipotetici potenziali grossi investitori, ho pensato che il più grande inganno che il diavolo possa fare è quello di far credere che non esiste. La verità è ben celata da una cortina di fumo artatamente generata perché si dubiti di tutto e non si sia certi di nulla.
E' tutto racchiuso in questo semplice detto popolare.
https://www.toronews.net/columnist/il-granata-della-porta-accanto/toro-una-stagione-nata-storta-che-non-deve-finire-male/
Quando spariscono i buoni ed i cattivi ed, anzi, i cattivi si travestono da buoni e i buoni passano per cattivi, è lì che si perdono i punti di riferimento e tutto diventa più nebuloso, più complesso, più criptico e più difficile da decifrare. Et voilà l'inganno è servito. Chi andrà allo stadio a vedere Torino-Fiorentina sosterrà il Toro pensando, correttamente, di fare la cosa giusta, così come chi non entrerà allo stadio farà la cosa giusta per altrettanti giusti motivi. Il problema è che nessuno vincerà perché la verità è che si sta perdendo l'identità granata. Lentamente, ma inesorabilmente. E non c'è vittoria sul campo o investitore milionario che possa compensare la perdita di quell'unicità che da sempre ci fa battere il cuore per il colore granata. Un granata, purtroppo, sempre più sbiadito agli occhi di chi vuole guardare le cose in profondità. Occorre prenderne atto e fare inversione a U. Prima che sia davvero troppo tardi…
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