A nove giornate dalla fine, quindi con l'ultimo quarto di campionato da giocare, il Toro appare in una situazione di classifica poco stimolante. Con la salvezza ormai di fatto acquisita (mancherebbero 2 punti alla fatidica quota 40, ma anche quest'anno la quota salvezza si attesterà molto probabilmente sotto i 38 punti già da noi raggiunti) l'Europa resta un sogno più che un vero e proprio obbiettivo. L'ottavo posto, che potrebbe significare la Conference League, se si verificheranno tutta una serie di circostanze, dista solo 5 punti, ma di mezzo ci sono 3 squadre (Bologna, Fiorentina e Udinese) il che complica ogni sogno di gloria. Anche quest'anno insomma ci penseremo l'anno prossimo a puntare più in alto. Di sicuro per questa stagione il muro dei 50 punti potrebbe essere abbattuto e rappresenterebbe da un lato un segnale confortante per il trend di crescita di questo gruppo, dall'altro però sarebbe un po' come la classica medaglia di legno: risultato che consola perché non sei distante dall'obiettivo, ma che ti lascia con il classico pugno di mosche in mano.
IL GRANATA DELLA PORTA ACCANTO
Toro, anche quest’anno ci penseremo il prossimo…
Fare un'analisi del perché non riusciamo a fare questo benedetto salto di qualità ci farebbe ricadere in discorsi triti e ritriti sulla proprietà. Cairo, per quanto qualcuno non voglia tirarlo in ballo perché "ci ha fatto fare dieci anni di fila in serie A", è in realtà la chiave di tutto: dai suoi input, dal suo impegno, economico e non, dalla sua passione che sinceramente non ha mai mostrato e dalla sua ambizione passa la crescita del Toro, come società e conseguentemente come risultati sportivi. Che piaccia o no, è così. Però è anche giusto soffermarsi sui lati positivi che una stagione, l'ennesima, di transizione può portare. Perché i prodromi per pensare ad un campionato 2023-2024 più gagliardo da parte nostra ci sono, sempre che in estate si operi nel segno della continuità.
Ci sono uno Schuurs e un Buongiorno che sono in crescita, un Gineitis che Juric sta facendo crescere catapultandolo dalla Primavera alle sfide con Milan e Roma, facendogli appunto assaggiare qual è il livello a cui deve tendere per poter giocare in Serie A, un Ricci sempre più da Nazionale, un Sanabria al suo record di marcature nella massima serie e un Radonjic che potrebbe aver finalmente capito la lezione. È prematuro parlare di mercato per il prossimo anno come forse anche dei riscatti da fare: Miranchuk, Vlasic, Lazaro sono giocatori che hanno dimostrato, tra alti e bassi, di poter essere utili, ma sui cui onerosi riscatti si dovrà ragionare a tempo debito. Emblematico è infatti il rendimento di Vlasic in questa stagione: ottimo quando nella prima parte si stava giocando la convocazione al Mondiale (ed è comprensibile), un po' meno brillante da quando è tornato dal Qatar, al netto dell'infortunio subito che ne ha condizionato la continuità negli ultimi mesi.
La domanda sui riscatti quindi dovrebbe essere: ha senso riscattare giocatori, magari forti, se il contesto, e quindi le loro motivazioni, in cui si inseriscono non cresce a livello di ambizioni? Un conto infatti è riscattare un Vlasic per poterlo rivendere ad un prezzo superiore al riscatto, un conto è farlo senza però poi inserirlo in un contesto che lotti per qualcosa di importante. Con che stimoli resterebbe? Con quelli pre-mondiali o con quelli di questa seconda parte di stagione? Insomma, il rinnovo di Juric sembra essere stato derubricato dai protagonisti (Cairo, Vagnati e Juric stesso) a vicenda di secondo piano, ma in realtà è uno dei nodi cruciali del futuro del Toro: se Juric resta, Cairo lancia un certo messaggio (e torniamo a bomba a quanto dicevamo prima del patron granata), se Juric molla, significa che non ha ricevuto certe garanzie e pertanto torniamo a ripartire con un nuovo mister e ad affrontare una nuova stagione di transizione. Quale sarà la sorpresa che troveremo nell'uovo di Pasqua? Purtroppo la "sorpresa" la vedremo fra due mesi, alla fine del campionato, quindi godiamoci le ultime nove giornate sperando di alimentare ulteriormente la crescita della squadra nell'ottica di una prossima stagione non più di semplice transizione o di ricostruzione.
Buona Pasqua!
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