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Il granata dalla porta accanto

Toro, che la lezione non sia servita inVano…li

Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 
Il Granata dalla Porta accanto/ Abbiamo visto in passato, ad esempio con Giampaolo, che se la società non supporta il mister le cose si mettono male

Per quanto io faccia parte di quella schiera di persone che ritiene che l'allenatore di una squadra di calcio possa incidere sul posizionamento in classifica per non più del 30%, sono altresì convinto che a livello professionistico una buona organizzazione di gioco unita ad una saggia gestione del gruppo siano fondamentali per provare a raggiungere gli obiettivi sportivi, qualunque essi siano. È quindi con un pizzico di apprensione mista disillusione che sto seguendo la vicenda legata all'approdo di Vanoli sulla panchina del Toro. È ovvio che prima della finale del playoff per la promozione in A non si poteva agire in via ufficiale per portare in granata questo mister “giovane” (mi fa ridere pensare ad un cinquantaduenne come giovane, io che né ho cinquanta) e in rampa di lancio, capace in un anno e mezzo di traghettare il Venezia dai bassifondi della B alla massima serie. È altresì ovvio che sapendo dell'esistenza della clausola per liberare Vanoli, si doveva essere pronti a scucire il denaro richiesto per strappare l'allenatore dai lagunari e cominciare a lavorare con lui senza perdere nemmeno un minuto.

È qui, però, che il solito modus operandi di Cairo ha colpito più sistematicamente di una tassa, dilatando una trattativa col Venezia che non doveva neppure cominciare data la natura giuridica della clausola che permette a fronte del pagamento cash di evitare di trovare un accordo. La tentazione di risparmiare in qualche modo e in qualunque misura ha però preso, come al solito, il sopravvento e una semplice formalità è diventata una mezza telenovela. Ora, siamo certi che sotto traccia Vanoli e Vagnati stiano già lavorando insieme, ma l'immagine che se ne ricava da questa situazione non è sicuramente quella di una società diretta e decisa a perseguire i propri obbiettivi “whatever it takes”, per dirla alla Draghi.

A poco più di un mese dal raduno per la partenza della nuova stagione, essere ancora senza allenatore non è il massimo considerando che, come si è visto in passato, impostare la programmazione così tardi non porta mai grandi vantaggi, semmai il contrario. È una lezione che con un gioco di parole abbiamo detto che speriamo non sia passata inVano…li. Dopo il triennio di Juric, che ha comunque avuto i suoi meriti nel riposizionare il Torino appena dietro alle zone nobili della classifica e con una rosa di un certo valore, c'è bisogno di partire con un nuovo progetto tecnico senza indugi e soprattutto senza fare passi indietro. Vanoli per certi versi è una scelta coraggiosa, ma al tempo stesso affascinante perché c'è la speranza che possa portare un'idea di calcio più propositiva in attacco senza perdere troppo quella solidità difensiva che è stata il marchio di fabbrica della gestione Juric.

Abbiamo però visto in passato, ad esempio con Giampaolo, che se la società non supporta il mister le cose si mettono male. Ora, dopo le feroci polemiche tra Juric e la dirigenza soprattutto nei primi due anni perché non si facevano le cose come un club professionistico di un certo livello dovrebbe, non vorrei che con Vanoli, il quale è all'esordio in serie A e magari non avrà la forza di Juric per battere i pugni sul tavolo del presidente, si tornasse all'antico vizietto di procrastinare gli acquisti sul mercato in cerca di strappare un risparmio che a volte poi neppure c'è. Il lupo perde il pelo, ma non il vizio e qua c'è aria che il nostro lupo possa tornare ai suoi atavici vizi…

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.

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