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Toro, con un bomber vero si può sognare

Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 
Il Granata della Porta Accanto / La scelta dell'erede di Immobile e la permanenza di Cerci sono le chiavi per una stagione nuovamente ricca di soddisfazioni

Sarà banale dirlo ma nel calcio la differenza la fanno i gol e quest'anno il Toro ne ha toccato con mano l'importanza: le 22 reti di Immobile e le 13 di Cerci hanno trasformato una stagione "normale" in una "da incorniciare". E' pertanto ovvio che l'attenzione di media e tifosi sia concentrata sulle mosse della dirigenza granata alla voce centravanti: sostituire Ciro degnamente (e per degnamente si intende con un bomber da almeno 12-15 reti) sarà lo spartiacque tra una stagione serena ed una tribolata. Quagliarella, Ferreira e Okaka sembrano i nomi in pole tra i quali uscirà il nuovo numero 9 del Toro, anche se Petrachi potrebbe avere qualche jolly nascosto da tirare fuori quando nessuno se lo aspetta.

Ovvio che Quagliarella, sulla carta, (ed è fondamentale sottolinearlo perchè nel calcio quello che hai fatto in passato non è affatto una garanzia di quello che riuscirai a fare in futuro) sembra l'attaccante giusto per il gioco di Ventura, oltre che per l'esperienza internazionale e la dote di gol potenziali che si porta appresso. Qualche dubbio sul rischio "pancia piena" e conseguente incapacità di ri-calarsi in una squadra "più operaia" come può essere il Toro, io lo nutro, ma, per fortuna, non sono nè ds, nè allenatore del Toro. Su Ferreira avrei aspettative più alte per svariati motivi: è giovane, è argentino, arriva da un campionato (quello ucraino) di medio livello tecnico e di alto livello salariale, perfetto per dare al ragazzo la motivazione giusta per misurarsi con un livello tecnico e di visibilità superiore come sarebbe in Italia. Per farla breve mi sembra il classico giocatore talentuoso in rampa di lancio per diventare fortissimo. Su Okaka invece non mi esprimo perchè non è un attaccante prolifico, ha sempre avuto rendimenti altalenanti e sembra essere la classica promessa mai sbocciata. L'unica lancia che spezzo a suo favore è il fatto che lo voglia direttamente Ventura, e questo ci dovrebbe far riflettere su quanto il mister lo reputi un giocatore in grado di adattarsi perfettamente al suo gioco.

Ci sono poi altre considerazioni da fare su questo Toro edizione 2014-2015. Innanzitutto ha agito sul mercato tempestivamente, allestendo una squadra che parte per il ritiro estivo con una rosa quasi al completo, evento molto positivo e nuovo da queste parti. Gli ultimi tre anni hanno oliato alla perfezione la macchina organizzativa granata e tutto sembra girare con idee chiare e tempistiche ben precise. Si sono prese delle scommesse (Martinez, Benassi, Jansson, Ruben Perez) e giocatori già esperti dal rendimento comprovato (Molinaro, Nocerino, Sanchez Mino). La difesa appare un fortino inespugnabile ed il centrocampo qualitativamente superiore a quello dell'anno scorso. L'attacco è l'incognita più grande sia per la x che grava sul futuro bomber sia per il punto interrogativo che ammanta il futuro di Cerci. Senza Alessio il Toro tornerebbe ad essere una squadra buona ma senza un giocatore che può fare la differenza a meno che Sanchez Mino si riveli un top player (e qualcuno lo sussurra…). Il tetto salariale andrebbe rivisto se si vuole metter radici nelle prime 6-7 della classe, altrimenti, e non dev'essere un tabù dirlo, si rischiano gli effetti Sampdoria o Catania. Non si vive di sole scommesse ed un milione e mezzo a Cerci non sarebbe uno scandalo per trattenerlo (magari giocando sui bonus senza eccedere nello stipendio base).

Una cosa ormai appare lampante: ogni nome uscito in sede di mercato, ogni acquisto fatto o mancato, ogni giovane tenuto o mandato via ha suscitato meno polemiche degli anni passati in nome del mantra che accomuna ogni tifoso del Toro : “se lo vuole Ventura…”. Eh sì, il mister genovese ha raggiunto un livello di popolarità quasi da guru ed ha convinto tutti, anche i più scettici, a fidarsi delle sue scelte. I risultati gli daranno ancora ragione? Ce lo auguriamo tutti, perché un Toro così forte è quello che tutti noi vogliamo.