Il Granata della porta accanto

Toro, finalmente la svolta sul campo

Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 
A San Siro per confermare i progressi, ma sarebbe bello che in parallelo ci fosse anche una svolta societaria
00:58 min

Ci sono partite che segnano un punto di svolta, a volte solo di un certo periodo, a volte di un'intera stagione. Nel caso del Toro questo banalissimo Torino-Genoa, che sulla carta non aveva nulla di speciale, potrebbe essere stato la partita della svolta di un periodo lungo quasi tre anni. Un periodo in cui il famoso (e lentissimo…) "percorso di crescita" evocato ogni tre per due da Ventura si era di colpo arrestato nella trasferta di Wolverhampton ed aveva lasciato spazio ad una caduta, dapprima lenta, poi dopo lo 0-7 con l'Atalanta in casa, decisamente più rapida verso due stagioni da incubo, senza certezze, né appigli ai quali aggrapparsi per ripartire. La vittoria sul Genoa di venerdì sera potrebbe essere stata (e uso il condizionale perché non abbiamo ancora la controprova) fondamentale quindi per invertire definitivamente l'inerzia negativa che coinvolgeva il Toro tutto (inteso come società, giocatori e tifosi) e gettare le basi per ripartire a tornare a costruire piano, piano un nuovo inizio. Dopo le buone prestazioni (Firenze a parte) dell'inizio del campionato, infatti, le ultime due sconfitte con Juve e Napoli avevano fatto riemergere fantasmi di un passato molto prossimo ed una nuova debacle con il Grifone avrebbe potuto portare nuove/vecchie insicurezze, oltre ad una situazione di classifica nuovamente delicata. Anche il rischio dell'ennesima rimonta subita nei minuti finali avrebbe potuto diventare quasi insopportabile, psicologicamente parlando, per questo gruppo che sta faticosamente tentando, grazie alla fondamentale guida di Juric, di dotarsi di una nuova identità. Per fortuna la nave è stata condotta in porto sana e salva nonostante la burrasca del finale di partita e i tre punti sono stati il giusto premio agli sforzi, non solo lungo i novanta minuti giocati venerdì, ma anche di tutto quanto fatto dal primo giorno di ritiro ad oggi.

Un nuovo inizio dunque: un quarto di salvezza già in tasca, un calcio molto propositivo e parecchio aggressivo, giocatori ritrovati (da Linetty a Rodriguez, da Milinkovic Savic a Djidji), qualche innesto di ottima qualità ed una mentalità totalmente diversa. Questi sono i presupposti su cui si basa la rivoluzione copernicana di Juric e se non fosse per i troppi infortuni (ahimè perdiamo di nuovo Ansaldi…) e la vicenda del contratto di Belotti, si potrebbe dire che è tornato a splendere il sole sul Torino che scende in campo.

Sul Torino società, invece, i risultati sul campo potrebbero essere quel porto sicuro per pianificare meglio e in tranquillità un rilancio appropriato senza la rabbia cocente della piazza addosso. Non per essere ripetitivo, ma al momento occorre ancora vedere dei passi in avanti nella gestione delle cose extra campo per poter parlare di "nuovo corso": troppo spesso in passato Cairo ha sfruttato i momenti di risultati più positivi per distogliere l'attenzione dei tifosi dalle proprie mancanze, e dopo 16 anni dovremmo essere tutti "vaccinati" verso questo tipo di atteggiamento del presidente. Sono al settimo cielo quando la squadra gira e fa risultati e gioco, ma non ci casco più e pretendo che il presidente cominci a fare le cose che un presidente del Toro dovrebbe fare (l'elenco è lungo e comincia con il Robaldo).

Peraltro se vogliamo dirla tutta la dimostrazione lampante che l'assoluta mancanza di qualità e di personalità di questa rosa sia la causa di questi due anni ignobili si è palesata proprio nella vittoria sul Genoa suggellata dalle reti e dagli assist di gente di estrema qualità che, tolto Ansaldi, è giunta al Toro nelle ultime due sessioni di mercato non per strategia societaria, ma per esplicita richiesta degli ultimi due allenatori (Nicola e Juric). In particolare mi chiedo: se Juric non avesse sbattuto i pugni sul tavolo dopo Firenze, pretendendo acquisti last minute dalla società, quanti punti avrebbe il Toro adesso? Inoltre l'amore della gente del Toro per Belotti, acclamato e sostenuto nella mezz'ora giocata col Genoa, è la chiara dimostrazione che Cairo deve fare attenzione a come gestirà l'uscita del Gallo perché, a frittata ormai fatta, non gli converrà cercare di scaricare sul capitano il fallimento della trattativa per il rinnovo.

Mi piacerebbe che a fronte di questo nuovo e meritato entusiasmo che si respira verso la squadra, la società ci desse altrettanti fondati motivi per farci sentire orgogliosi di come vengono gestite le cose del Toro nel Toro. Perché tanto se non ci sarà vero cambiamento anche a livello di politiche societarie il lavoro di Juric per quanto positivo e lodevole non innescherà nessun circolo virtuoso. A San Siro si andrà per confermare i progressi sul campo del Toro, ma al di là del risultato di martedì, conta che ci sia una svolta anche a livello societario. La storia insegna, basta aver solo voglia di capirlo...

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.

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