Nessuno è perfetto e di sicuro Ivan Juric è un allenatore molto imperfetto visto il suo carattere spigoloso e la sua testardaggine tipicamente balcanica. Ha però un grande pregio che ne fa, per noi tifosi del Toro, l'uomo giusto al posto giusto: un'impareggiabile schiettezza. Se qualcuno se la fosse dimenticata, è certo che la conferenza stampa post amichevole col Modena, partita che ha messo fine all'intenso ritiro di Pinzolo, ha riportato alla memoria di tutti questa sua caratteristica tipica. Una volta si sarebbe detto che uno come Juric è uno che "non le manda a dire" perché ha risposto con una sincerità quasi disarmante alle domande dei giornalisti. Dai giudizi sui singoli alla valutazione sulla forza della sua squadra il mister è stato più diretto di un pugno di Mike Tyson ed ha, senza mezzi termini, affermato che "allo stato attuale siamo inferiori all'anno scorso". Ovviamente ha anche aggiunto che c'è tempo sul mercato per fare quei tre innesti indispensabili per alzare il livello di questo Torino, sottolineando però che tali acquisti devono essere di tre giocatori "forti, forti". Un messaggio inequivocabile a Cairo e Vagnati. L'unica cosa che ha detto fra le righe è che Doig, lo scozzese del Verona trattato da diverse settimane dal responsabile dell’area sportiva granata, non rientra esattamente, a suo parere, nella categoria dei "forti, forti" appena citata.
Il granata della porta accanto
Toro, finché c’è Juric c’è speranza
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Spesso in passato Juric è stato oggetto di critiche per il modo (non la sostanza, e già questo la dice lunga) in cui pubblicamente critica alcuni suoi giocatori, sebbene io sia convinto che le stesse cose le dica in faccia ai diretti interessati molto prima di ripeterle di fronte ai microfoni dei giornalisti. Di sicuro Popa non sarà contento di essere considerato dal mister in questo momento il terzo portiere, così come Dellavalle avrà capito che Juric lo considera ancora acerbo fisicamente per reggere l'impatto con la serie A. Ma Juric è fatto così, ama pungolare senza troppi giri di parole e al terzo anno sulla panchina granata abbiamo imparato a conoscerlo con i suoi pro e i suoi contro. Come il Candido di Voltaire sosteneva che viviamo nel migliore dei mondi possibili, anch'io sono fermamente convinto che Juric sia il migliore degli allenatori possibili: non perché sia il più bravo in circolazione, assolutamente, ma perché sotto l'aspetto tecnico trasmette alla squadra una convinzione ed un modo di stare in campo che è molto "da Toro" e poi perché al di fuori del campo è capace di mettere il presidente di fronte alle proprie responsabilità, dando voce, più o meno involontariamente, anche alle critiche che noi tifosi facciamo da tempo.
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L'atteggiamento di Cairo verso il Torino dopo 18 anni di presidenza è ormai il classico segreto di Pulcinella. Il suo Torino FC deve autofinanziarsi (e fin qui si può anche essere d'accordo) e sportivamente sopravvivere galleggiando lontano dai gorghi della lotta per la salvezza ma tenendosi a "distanza di sicurezza" dall'Europa portatrice di prestigio, sì, ma anche di un fisiologico aumento dei costi e degli investimenti (ma pure dei ricavi, in realtà…). Juric è la trasposizione granata del personaggio collodiano del Grillo Parlante che dice a Pinocchio quali sono le cose giuste da fare. Il mister lotta pubblicamente per un innalzamento dell'asticella da parte della proprietà: se noi tifosi in cuor nostro abbiamo ancora un briciolo di entusiasmo e di ambizione è solo con la presenza di Juric che potremo continuare a coltivare la speranza che qualcosa possa cambiare in meglio. Faccio fatica ad immaginare nel mare dell'ipocrisia del calcio un altro tecnico che abbia un atteggiamento più senza filtri di quello di Juric.
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Neppure Mourinho o "el loco" Bielsa nella loro unicità hanno mai avuto atteggiamenti così diretti verso le proprietà per cui lavoravano, mentre Juric, ad esempio, già a Verona non aveva avuto remore a denunciare la diversità di vedute con il presidente Setti in merito alla crescita di squadra e società (andandosene poi, infatti, al Torino). Per Cairo il mister è croce e delizia: croce perché è mediaticamente una bomba ad orologeria sempre pronta a scoppiare mettendo in evidenza le mancanze della sua gestione societaria, delizia perché con i giocatori che gli mette a disposizione sa far rendere la squadra al massimo delle possibilità tenendola nella "terra di nessuno" che è la mezza classifica. Certamente la stagione che sta incominciando sarà caratterizzata dal tormentone del rinnovo o meno del mister, rinnovo che avverrà, immagino, solo a fronte di un condiviso piano di crescita sportiva. Ecco perché ancora di più penso, e credo, che finché ci sarà Juric ci sarà speranza di vedere finalmente un Toro competitivo. Poi lì sarà lui a dover dimostrare di essere bravo a fare bene anche con una squadra forte, cosa semplice sulla carta, ma tutt'altro che scontata nei fatti. Ma questo è tutto un altro discorso che speriamo di poter affrontare davvero un giorno…
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Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.
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