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Toro, il campionato è ancora… Longo

Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 
Il Granata Della Porta Accanto / In un momento estremamente delicato mi aggrappo al neo mister perché ridia una speranza a noi tifosi e grande motivazione alla squadra

Non è andata come tutti speravamo e sognavamo: l'esordio di Moreno Longo sulla panchina del Toro non è stato da favola, anzi, è stato quasi da incubo perché ha certificato che la squadra è davvero in un periodo di estrema fragilità, periodo che se non verrà interrotto quanto prima potrebbe drammaticamente portare ad un finale di campionato da paura.

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È stata una settimana convulsa quest'ultima in casa granata con drammi sportivi e segnali illusori di ripresa: la sconfitta disastrosa di Lecce, la rescissione con Mazzarri, l'arrivo di Longo, il Fila riaperto ai tifosi, l'arrivo di Turbo Antonino Asta nello staff tecnico, lo stadio gremito, il primo gol di Verdi. C'erano tutti gli ingredienti per il classico ribaltone "all'americana" con annessa ascesa hollywoodiana dalle stalle alle stelle ed invece in meno di dieci minuti siamo riusciti a vedere tutto il peggio che una squadra in vantaggio di un gol e con l'inerzia psicologica a favore può fare per farsi ricacciare all'inferno dopo aver toccato con un dito, non dico il paradiso, ma almeno il purgatorio.

Lo abbiamo ripetuto per tutta la settimana che Longo non ha la bacchetta magica e che in quattro gironi non poteva fare miracoli, ma spesso nella vita un episodio favorevole può far girare il vento e far cambiare in meglio l'approccio psicologico favorendo la risoluzione di un periodo difficile. Poteva esserlo finalmente il primo gol di Verdi ma così non è stato. Perché? Banalmente dico perché siamo il Toro e raramente siamo baciati da queste "fortune", più prosaicamente perché il lavoro che aspetta il nuovo mister è lungo e difficile perché di fondo deve andare ad agire sulla testa dei giocatori. Nessuno dei nostri è diventato brocco di colpo nel giro di tre settimane, ma certi equilibri di squadra, che l'anno scorso infondevano fiducia ai singoli, oggi non ci sono più, si sono persi, e pertanto nessuno di loro gioca più con la mente sgombra da preoccupazioni e l'animo leggero di chi non ha nulla da temere. Moreno dovrà essere bravo a lavorare sull'autostima dei calciatori granata, trasmettendogli l'idea che si può giocare a calcio in maniera più moderna ed offensiva senza per questo sbracare al primo gol preso o alla prima difficoltà in campo. Il campionato è ancora lungo, mancano il 40% delle partite ancora da giocare: un campionato nel campionato in cui liberarsi della zavorra psicologica dei metodi Mazzarriani ed entrare in campo più consapevoli del proprio valore e delle proprie capacità di mettere il più possibile in difficoltà l'avversario. È questa la chiave della missione di Longo. Il suo senso di appartenenza al mondo granata può essere un plus perché motivo di aggregazione e di pensiero positivo per tutto l'ambiente che ha bisogno di punti fermi e incentivi mentali per lottare e tirarsi fuori da questa deriva molto pericolosa. E non è nemmeno che tutto si riduca ad essere contenti o meno dell'arrivo di un nuovo allenatore perché in realtà è il bene del Toro che va posto al di sopra di tutto, in questo momento. Sono stufo di vedere le "favole" tipo quella del Verona che batte la Juve e si porta in zona Europa senza poter sperare che anche noi potremo vivere i nostri momenti di gloria un giorno che non sia troppo lontano nel tempo.

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In un momento così estremamente delicato per il Toro, mi aggrappo a Longo perché ridia una speranza a noi tifosi e grande motivazione alla squadra per rimettersi in carreggiata. Ci sarà un tempo, più avanti, per fare i conti con la dirigenza per la scriteriata gestione di questa stagione (in ultimo aver lasciato finire il mercato senza provare almeno a tamponare qualche carenza strutturale della rosa), ma quel momento non è adesso. Adesso è il momento di stringersi attorno all'idea di Toro nel Fila riaperto a noi tifosi e sostenere Longo nel suo difficile compito di trasferire quell'idea (che lui conosce bene) in questo gruppo di calciatori che oggi veste la maglia granata. È il momento di remare compatti in un'unica direzione: non si tratta di applaudire commossi le sconfitte o farci andare bene qualsiasi panacea ci venga propinata dai vertici dirigenziali. Si tratta di sotterrare per un po' l'ascia di guerra e lottare insieme per il bene del Toro. Una cosa da Toro che a noi dovrebbe venire facile, nonostante tutto. C'è uno di noi sul ponte di comando della nave, un ammutinamento adesso sarebbe nient'altro che un suicidio.

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.

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