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Il granata dalla porta accanto

Toro, il punto di svolta

Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 
Non vede Cairo la grande opportunità che, faticosamente, si sta aprendo di fronte al suo Torino?

Se riuscissimo per una volta ad andare oltre le solite divisioni, fondate, ma semplicistiche, del “Viva Cairo” / “Abbasso Cairo” e provassimo a fermarci un attimo e ad analizzare la situazione attuale del Torino, ci accorgeremmo che, mai come quest'anno siamo ad un punto di svolta. Innanzitutto sul campo perché, complici le opportunità date dal ranking dell'Italia di piazzare in una competizione europea un posto per una squadra in più, l'ottavo posto è ancora alla portata dei ragazzi di Juric che dovranno fare un filotto importante di risultati in questo finale di campionato a cominciare dalla fondamentale partita col Monza di sabato prossimo. Di sicuro la concorrenza è agguerrita con Napoli, Fiorentina, Lazio (e lo stesso Monza) avversari di tutto rispetto, ma per andare in Europa occorrerà dimostrarsi più bravi degli altri: non c'è altro modo e, soprattutto, non ci sono né alibi, né scuse. È, però, a livello generale che, secondo me, siamo ad un punto di svolta perché oggi come non mai negli ultimi anni, ci sono una serie di condizioni per portare il club ad un livello superiore.

Diceva bene Bucciantini in un'intervista a TN che l'ambizione deve sempre esserci per una società come il Torino: se competi ogni anno per stare nelle prime 6-7 e lavori bene in quell’ottica, prima o poi in Europa ci arrivi anche se per un po' di stagioni ti ci avvicini solo. È un po' quello che sta accadendo al Bologna quest'anno e prima ancora successe all'Atalanta. Il Toro di Juric l'hanno scorso ci andò vicino al farcela e quest'anno è di nuovo lì: magari andrà male anche stavolta, ma è chiaro che la strada è tracciata. Inizi ad avere un parco giocatori di livello discreto con giovani interessanti (Buongiorno, Ricci, Bellanova, Gineitis) e se lavori in quella direzione inserendo dei tasselli giusti il traguardo può essere sempre più vicino. Ovvio che ci vogliono competenze ed i giusti investimenti e qui solo Cairo può avere l'ultima parola sulle reali intenzioni della proprietà: Vagnati è il nostro Sartori? Juric è il mister che può raccogliere i frutti della semina che lui stesso ha fatto? C'è la voglia di continuare a crescere nel settore giovanile dando risorse a Ludergnani e un'accelerata al Robaldo? Sono interrogativi ai quali solo il patron alessandrino può rispondere e dalle cui risposte capiremo chi nel famoso dibattito “Viva Cairo/ Abbasso Cairo” ha la più parte della ragione.

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Ci sono però delle considerazioni da fare che non si possono ignorare: in 18 anni di presidenza, Cairo ha sempre fatto fatica a costruire realtà durature e competitive: ha avuto dei lampi con Mazzarri e Ventura, ma non ha mai fatto il salto di qualità che i tifosi si sarebbero aspettati. Con Juric il trend è tornato positivo ed al netto dei rapporti spesso difficili col tecnico croato il Torino oggi è rispettato dalle altre squadre e dagli altri mister come non mai. È sicuro Cairo di voler disperdere quanto costruito con Juric? Ha un'alternativa altrettanto valida in tasca in caso di separazione più o meno consensuale? Quando si affiderà ad un direttore generale per consolidare la società anche fuori dal campo? Abbiamo pianto la scomparsa improvvisa di Joe Barone, direttore della Fiorentina, vero braccio destro di Commisso e fautore della crescita della Viola in questi anni oltre ad essere padre di progetti importanti come quello della costruzione del Viola Park. Quanto servirebbe a questo Torino una figura come quella di Joe Barone?

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Mi annoio da solo a ripetere sempre gli stessi concetti, da anni ormai. Però questa volta mi chiedo: non vede Cairo la grande opportunità che, faticosamente, si sta aprendo di fronte al suo Torino? Non sente l'esigenza di lasciare una traccia nella storia di questo glorioso club? Ricordo su queste colonne l'appello provocatorio a Cairo di un tifoso che sostanzialmente gli chiedeva di fare una pazzia per il Toro: io, in fondo, gli chiedo molto meno! Gli chiedo di cogliere al volo un momento di crescita per trasformarlo in un consolidamento duraturo con investimenti mirati ma oculati. A prescindere da come finirà questa stagione sul campo, quindi con l’Europa o senza l’Europa, l'estate granata porterà il presidente di fronte ad un bivio cruciale: crescere oppure accontentarsi. E sarà probabilmente uno dei suoi ultimi treni per svoltare a sua volta e dare un senso all'ormai prossimo ventennio alla guida del Toro.

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.

Disclaimer: gli opinionisti ospitati da Toro News esprimono il loro pensiero indipendentemente dalla linea editoriale seguita dalla Redazione del giornale online, il quale da sempre fa del pluralismo e della libera condivisione delle opinioni un proprio tratto distintivo.


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