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Toro: le giovanili, le interferenze dei “cugini” e la reazione che (al momento) non c’è
Se c'è un argomento che sta a cuore ai tifosi granata è la vita del settore giovanile del Torino. Mentre al tifoso medio italiano interessa relativamente poco delle squadre under del proprio club del cuore, il tifoso del Toro è molto attento a cosa succede nel vivaio granata e a ciò che gli ruota attorno, per una ragione molto semplice: il vivaio è storicamente una delle parti più importanti del Torino perché è sempre stato la fucina non solo di tantissimi giocatori che si sono affermati in serie A ma anche di giocatori che hanno portato avanti quei valori e quel senso di appartenenza che al Torino è più di una religione. Più che in qualsiasi altra squadra.
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È chiaro quindi che quando Toro News riporta quanto accaduto a Candiolo, con il campo dell'Accademy granata locale di fatto "scippato" a quella società legata al Toro per un bando poco chiaro vinto con modalità inusuali da un'altra società calcistica legata alla Juventus, il tifoso tenda ad indignarsi perché toccato su di un punto particolarmente sensibile. Per chi sapesse poco di vicende di calcio giovanile torinese, questo episodio è un po' equiparabile alla punta di un iceberg di uno strano susseguirsi di episodi a cagione dei quali il settore giovanile del Torino ha visto "restringere" la propria libertà d'azione spesso, e per coincidenze che voglio sperare del tutto casuali, a causa della sempre più ingombrante presenza dei "cugini" bianconeri. Negli ultimi tempi, infatti, alcune strutture alle quali il Torino si appoggiava per far allenare varie annate della scuola calcio sono venute meno nella disponibilità a causa dell'affiliazione delle società che le gestivano al network di accademy bianconere. Il caso più famoso, e tutti lo ricorderete, è stato proprio quello del Volpiano (sul cui campo giocava la Primavera del Torino) che affiliandosi alla Juventus ha reso non più disponibile il proprio stadio con la conseguenza, tristemente famosa, dell'esilio a Biella dei ragazzi di Coppitelli per l'impossibilità di trovare un altro campo da gioco più vicino. Sappiamo che Torino è una città particolare quando si tratta di strutture sportive legate ai due club cittadini: la Juventus ebbe la strada spianata per trasformare il Delle Alpi nello Juventus Stadium e anche nel successivo allargamento con la costruzione del centro sportivo della Continassa; il Torino, al contrario, ebbe più "sfortuna" nell'iter di ricostruzione del Filadelfia, nella iperipotecata concessione dello stadio Olimpico e ora nell'infinita e travagliatissima vicenda del centro sportivo Robaldo. Andreotti soleva dire che a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca, per cui ognuno tragga le proprie conclusioni su questi dati di fatto perché non è lì che voglio andare a parare in questa mia disamina.
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Ciò che invece vorrei sottolineare è che se oggi il settore giovanile del Torino non è più il fiore all'occhiello dei vivai italiani come un tempo, in parte sarà sicuramente dovuto ai denari e alle interferenze più o meno eticamente discutibili dei nostri "amati cugini", ma in parte è perché chi opera sul campo, dai mister e dirigenti della scuola calcio fino al signor Ludergnani che è il "capo" di tutto il settore giovanile, affronta le sue battaglie con risorse che definire limitate è eufemistico. Strutture, attrezzature, rimborsi spese, aiuti alle famiglie dei ragazzi che vengono da fuori città, sono talmente ridotti all'osso che in questi anni c'è stata una lenta ed inesorabile emorragia di bambini e ragazzi, e purtroppo anche di istruttori, allenatori e altri professionisti necessari a far funzionare il vivaio.
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Chi oggi lavora al Toro è un eroe talmente legato alla maglia e al bene dei ragazzi da superare mille difficoltà e far sì che, nonostante tutto, una buona parte dei talenti che vestono il granata possano continuare a crescere nelle fila del Torino. Di sicuro la storia importante e gloriosa del vivaio del Torino è invidiata e a "qualcuno" può fare comodo che venga messa in ombra da un presente lontano dai fasti di un tempo, ma la cosa grave, e che fa male a noi tifosi, è che non c'è reazione da parte della proprietà nel voler aumentare gli investimenti in questo strategico settore per risollevare la testa di fronte a chi ci fa terra bruciata attorno. Lo stipendio lordo annuo di Zaza basterebbe, se investito integralmente nel settore giovanile, (e penso che di uno come lo Zaza degli ultimi tempi si possa fare tranquillamente a meno…) a ridare nuova linfa al mondo giovanile granata e ad innescare un circolo virtuoso. Uno dei capisaldi della storia del Torino è sempre stato il suo vivaio, non si può dunque essere sordi alla richiesta di aiuto che i professionisti che lì ci lavorano fanno dignitosamente a mezza voce, quasi imbarazzati nel constatare quanto lustro stia svanendo giorno dopo giorno, stagione dopo stagione. Questi "eroi", perché non so come altro definire queste persone che, sottopagate rispetto a tanti loro colleghi, danno anima e corpo per la causa, avrebbero bisogno non che il loro presidente mettesse più soldi nel settore giovanile, ma semplicemente che spostasse qualche capitolo di spesa dalla retribuzione di alcuni professionisti della prima squadra (prima abbiamo fatto l'esempio di Zaza, ma ce ne sono altri di calciatori sovrastimati e sovrapagati a disposizione di Juric) per dirottarlo sulle giovanili. Un capolavoro a costo zero che troverebbe il favore dei tifosi disposti ad un Linetty in meno ma ad un Buongiorno in più e che genererebbe futuri guadagni da plusvalenze o da risparmio in termini di player trading. Si dice che i consigli siano gratis, io questo mi sento di regalarlo al presidente Cairo con la speranza nel cuore che lo segua davvero. La scorsa estate ha preso Ludergnani che è bravo ed ambizioso, ma se non gli dà gli strumenti fondamentali per lavorare (tradotto: fondi adeguati) è come far disputare una corsa ciclistica senza biciclette. E per uno che possiede il giornale che organizza il Giro d'Italia è un paragone che dovrebbe suscitare un'immagine forte e far sorgere più di un dubbio su come si sta operando attualmente in questo contesto.
Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.
Disclaimer: gli opinionisti ospitati da Toro News esprimono il loro pensiero indipendentemente dalla linea editoriale seguita dalla Redazione del giornale online, il quale da sempre fa del pluralismo e della libera condivisione delle opinioni un proprio tratto distintivo.
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