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Il granata della porta accanto

Toro-Lecce: riprendiamoci la voglia di sognare!

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Il Granata della Porta Accanto/ Sarà solo la quarta giornata, ma perché non darci il permesso di tornare a pensare in grande?
Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 

Quando si parla di Lecce, il mio pensiero, quasi per un riflesso pavloviano, balza sempre alla disgraziata partita del 25 giugno 1989, un 3-1 per i Salentini che sancì la seconda retrocessione della allora ottuagenaria storia del Toro e segnò il primo grande trauma della mia adolescenza da tifoso granata. All'epoca avevo 15 anni e venivamo da un decennio, gli Anni Ottanta, di buoni, seppur altalenanti, risultati (3 finali di Coppa Italia purtroppo tutte perse, il secondo posto dietro al Verona e una serie di partecipazioni alla Coppa UEFA) che nella mia mente di ragazzino mai mi avrebbero fatto pensare di vivere una "tragedia" sportiva così grande per il me di allora.

Oggi, invece, pensando alla partita di domenica con il Lecce, il mio umore si illumina vedendo in quest'incontro, obbiettivamente alla nostra portata (che non vuole dire facile, sia chiaro!) un'occasione, più unica che rara, di continuare a restare in vetta alla classifica. Sarà solo la quarta giornata, certo, ma credo che tutti noi tifosi del Toro ci meritiamo di godere di qualche piccola soddisfazione ogni tanto ed essere primi, anche se non da soli ed anche se il campionato è incominciato l'altro ieri, sarebbe in questo momento una bella soddisfazione che andrebbe goduta appieno, senza se e senza ma. Per i più pessimisti ricordo che vincere con i pugliesi significherebbe raggiungere, dopo sole quattro gare, quota 10 punti, cioè più di un quarto del bottino che statisticamente garantisce la salvezza. Per i più ottimisti, invece, sottolineo che partire così a razzo significherebbe dare slancio e fiducia al lavoro che sta svolgendo Vanoli, tecnico che, per le doti umane e per il suo approccio tattico molto "da Toro" e anche discretamente spregiudicato, ha conquistato tutti a fronte di un certo scetticismo iniziale. Inoltre vedere la squadra andare oltre i propri palesi limiti, sia tecnici che di profondità e qualità della rosa, è una cosa che si sposa benissimo con ciò che amiamo noi tifosi, cioè vedere i nostri giocatori dare sempre il 101% delle proprie possibilità.

La simbiosi che si sta creando tra tifoseria e squadra è la piacevole novità di questa stagione ed è secondo me figlia della contestazione al presidente Cairo. Se da un lato, infatti, i tifosi si sono stufati della freddezza del patron granata verso le ambizioni sportive del club ed hanno ritrovato unità nel contestare chi ci sta tarpando le ali (tanto per usare un espressione tanto cara a chi cede sempre volentieri i nostri migliori giocatori...), dall'altro l'atteggiamento umile, ma così vicino al dna che da sempre contraddistingueva le formazioni granata fino a metà anni Novanta, dei ragazzi di Vanoli è diventato un motivo trainante per sostenerli in maniera ancora più veemente, ma anche per contrapporre a Cairo un esempio di "qualcosa di granata" che lui proprio non riesce o non vuole darci. Una sorta di contrappasso dantesco nel quale più il proprietario è lontano dalla squadra e dai tifosi e più questi trovano la giusta alchimia per vivere finalmente una stagione che sappia "di Toro". E allora non fateci risvegliare da questo sogno, fateci cullare in un angolino remotissimo della nostra mente di avere una versione italiana del Leicester di Ranieri che compì una delle più incredibili imprese del calcio moderno vincendo la Premier da autentica e impronosticabile sorpresa.

Poi tutti sappiamo che in 38 giornate i veri valori delle squadre vengono fuori e che il Toro, anche questo Toro di Vanoli, ahimè, farà già un'impresa se resterà in corsa per l'Europa sino alle ultime partite, ma perché non sognare comunque un po' in grande quando ce ne si presenta l'occasione? In questi lunghi anni di mediocrità sportiva, è proprio questo che è stato tolto al tifoso granata: la capacità di sognare, la capacità di credere che i derby possano essere vinti, che le coppe europee possano essere disputate, che un trofeo, anche fosse "solo" la Coppa Italia, può essere sollevato e che il vivaio può tornare a sfornare campioni. Questo è il misfatto più grande che è stato compiuto nei confronti della gente granata: togliere la speranza in nome della paura di un fallimento che con i soldi dei diritti televisivi è praticamente impossibile oggi, mentre era tutt'altro che impensabile quando erano davvero i presidenti a mettere il denaro per finanziare i club. Usare questo spauracchio per galleggiare ed essere ostaggi di questa logica da amministratori di condominio dove conta solo il saldo zero una volta che si è tirata la riga di tutti i conti è ciò che ha lobotomizzato un popolo che da sempre, con risorse modeste rispetto ad altri giganti competitor (in primis i cuginastri), ha spesso visto dei grandi risultati della propria squadra proprio perché figli della competenza, della passione e di una visione unica e diversa che era stata data a questo club. Ma per fortuna il popolo s'è desto e allora dico (ri)prendiamocela da soli la libertà di sognare con l'aiuto dei ragazzi e di Vanoli e con il ruggito della Maratona! E nel mio piccolo, Duvan e compagni, aiutatemi a trasformare nella mia testa l'equazione Lecce=incubo in qualcosa di diametralmente opposto...

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.

Disclaimer: gli opinionisti ospitati da Toro News esprimono il loro pensiero indipendentemente dalla linea editoriale seguita dalla Redazione del giornale online, il quale da sempre fa del pluralismo e della libera condivisione delle opinioni un proprio tratto distintivo.

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