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Toro, l’eterna prova del nove…

Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 
Il Granata Della Porta Accanto / Si dice che nella vita gli esami non finiscano mai e per i calciatori questo è doppiamente vero

Riparte il campionato ed il Toro, reduce da una mini striscia di tre risultati utili consecutivi, si ritrova un ostacolo decisamente impegnativo sul suo già tribolato cammino verso una posizione di campionato che, se non vogliamo chiamare più consona, possiamo definire almeno più tranquilla.

Affrontare l'Inter a San Siro non è mai facile, nemmeno con lo stadio vuoto e qualche assenza di troppo tra i nerazzurri. Il poco amato (dai tifosi granata) Conte ha sempre fatto bottino pieno coi granata su qualunque panchina si sia seduto ed il Toro di Giampaolo non è certo una corazzata che sulla carta può impensierire lui e la sua squadra. In questi casi, se non si vuole dare per scontata una partita del genere, si tira in ballo la storiella che la palla è tonda e che quindi ogni match può riservare qualunque tipo di sorpresa dal fischio di inizio a quello triplice finale: d'altronde la tradizione recente del Torino a San Siro (sponda Inter) è piuttosto felice con parecchi punti portati a casa, ma i bookmaker questa volta non sembrano concedere molte chance a Belotti e compagni.

Eppure ogni settimana, da molti mesi a questa parte, questo Torino è atteso alla partita della svolta, quella che possa segnare un punto reale di inversione della tendenza negativa che è una costante in questo anno solare 2020. Perché non dovrebbe accadere con l'Inter? Una vittoria di prestigio magari ottenuta anche con una prestazione gagliarda e di personalità potrebbe dare quella decisiva iniezione di fiducia ed autostima di cui questa squadra ha estremamente bisogno. La Serie A presenta ogni domenica una partita difficile, che si giochi con l'ultima o con la prima in classifica. È come si affrontano le partite e le consapevolezze che si mettono in campo che possono fare la differenza a quei livelli. I giocatori singoli possono (e devono, visto che rappresentano un élite che gioca nel massimo campionato italiano) fare la differenza: se la fanno Sirigu e Belotti molto spesso perché non dovrebbero farla anche buona parte degli altri loro compagni? Zaza, Verdi, Rodriguez, Meité, Lyanco, solo per citarne alcuni, sono chiamati ad alzare il livello delle proprie prestazioni ad uno standard che il proprio bagaglio tecnico e il proprio curriculum suggeriscono possa essere raggiunto. Se Belotti gioca da Belotti il più delle volte perché Verdi non dovrebbe giocare da Verdi, o Zaza da Zaza? Certo il contesto tattico può incidere sulle prestazioni individuali ed anche il minutaggio (titolare o subentrante) può dare più o meno opportunità di esprimersi al meglio, ma in quanto professionisti, tutti i calciatori dovrebbero essere molto concentrati sul proprio livello di prestazione in campo: lavorano, si allenano, anche mentalmente, ogni giorno solo ed esclusivamente per quell'obbiettivo.

Il Torino di Giampaolo è "marchiato" ad ogni partita dalla necessità di superare ogni volta una sorta di "prova del nove" e dimostrare qualcosa ai tifosi ed alla stampa, ma in un certo senso anche ogni singolo giocatore vive nel suo piccolo la stessa dinamica, costantemente, ogni volta che scende in campo. Si dice che nella vita gli esami non finiscano mai e per i calciatori questo è doppiamente vero perché per loro la partita più importante, quella che può cambiargli il destino, nel bene o nel male, è sempre quella successiva. E questo vale anche per i grandi campioni come Messi, ad esempio, i quali sono sempre aspettati al varco per confermarsi e non possono permettersi di "sbagliare" oltre un certo livello fisiologico.

Inter-Torino sarà dunque la nuova prova del nove per i granata e poco importa la caratura dell'avversario: l'approccio, il modo di stare in campo, la qualità dei gesti tecnici dei singoli, la concentrazione per tutti i 90 minuti più recupero, la solidità mentale e di squadra sono elementi che, al di là dell'avversario di turno e del risultato finale, devono essere ben presenti quando si affronta una partita di Serie A. In fondo è questo ciò che si chiede al Toro e che sembra essersi smarrito nell'ultimo anno: le prove del nove non finiranno mai, ma il modo di affrontarle deve essere quello giusto. Possibilmente da Toro.

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Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.