Alla vigilia dell'ultima giornata del girone di ritorno, il Toro si ritrova ad affrontare un Napoli che dalle stelle della passata stagione coronata con la conquista dello Scudetto, è passato alle difficoltà di questa stagione dove rischia seriamente di restare fuori anche dalle coppe europee. Una partita difficile perché questo tipo di squadre, pur attraversando momenti complicati, hanno giocatori che possono fare giocate decisive e decidere le partite: contando, infatti, che per tradizione spesso il Torino “rivitalizza” le squadre in crisi, non c'è da stupirsi che i tifosi siano scettici sull’esito positivo di questo match che, invece, sembrerebbe alla portata dei granata.
il granata della porta accanto
Toro, lottare per poter lottare per qualcosa
Vada come vada, più che la singola partita o la singola impresa contro una grande del nostro campionato, il punto, a mio avviso, non è aver timore o meno dell'avversario di turno, quanto scendere in campo lottando per avere un obbiettivo per cui lottare. Si arriva a gennaio ogni anno e puntualmente il Toro corre il rischio di vedere, da lì al mese di marzo, svanire ogni stimolo perché non più in corsa per conquistare qualcosa. Anche quest'anno, la solita attuale posizione di metà classifica, unita alla prematura uscita dalla Coppa Italia, rischia, senza qualche acuto o almeno una striscia di risultati interessanti, di trasformarsi in una sabbia mobile capace di inghiottire l'animo pugnace, se ce n'è uno, di questa squadra e del suo allenatore. Vincere contro il Napoli è, quindi, importante per due ragioni: la prima, per accrescere la consapevolezza della propria forza, la seconda, per dimostrare che si ha la voglia e l'intenzione di puntare ad un piazzamento europeo.
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In questo senso i prossimi mesi ci diranno anche se l'impatto di Juric su questa società e su questo ambiente si è esaurito oppure è ancora forte e può evolversi. Il tecnico croato non è un Re Mida che può fare miracoli, ma ha ancora un girone di ritorno per dimostrare di essere la figura giusta su cui puntare per provare a fare quello step di crescita ulteriore che, per un motivo o per l'altro, alla fine non riesce mai. Certo, la rosa del Toro non è da Champions, e forse nemmeno da Europa League: se Juric terrà la sua squadra in corsa per il settimo posto fino alla fine del campionato avrà fatto il massimo possibile, se centrerà l’Europa avrà fatto un capolavoro, ma in entrambi i casi deve comunque metterci del suo. In caso di “classico” decimo posto vorrà dire che si è stancato di “lottare contro i mulini a vento” e sarà giusto per lui e, purtroppo anche per noi, voltare pagina. Dico purtroppo perché anche cambiando mister, per quanto bravo sia chi potrebbe arrivare, non sarà facile ottenere da chi arriva di più di quanto fatto finora se non cambiano certe dinamiche di questa società. Quali esse siano lo sappiamo tutti, inutile tornarci ossessivamente sopra.
Mi auguro, quindi, che dalla partita col Napoli si veda un Toro voglioso di “fare la storia”, di lottare per qualcosa, non solo per una tranquilla metà classifica. Inutile tirare fuori concetti come orgoglio o attaccamento alla maglia perché sono fuori luogo al momento: le motivazioni agonistiche devono venire dalla mentalità del gruppo di calciatori e dallo staff. Ulteriori motivazioni si devono creare invece con il lavoro della società in termini di ambizioni e di “cultura” interna e dai tifosi in termini di identificazione reciproca con la squadra: elementi, questi, sui quali occorre lavorare negli anni con progetti chiari e che partono inevitabilmente dal settore giovanile. Forse con l'avvio dei lavori del Robaldo potremo sperare di innescare un circolo virtuoso in questo senso, ma per il momento inutile farsi strane illusioni. Che i giocatori e lo staff siano da Toro possono provare a dimostrarlo da subito, che lo diventino davvero richiede un processo più lungo e complesso i cui primi passi piccoli possono essere fatti in tanti modi: anche battendo questo Napoli, per esempio. Diceva Mao: un lungo viaggio comincia sempre con un piccolo primo passo. Mettiamoci in marcia, allora!
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