Mi piacerebbe sapere se esiste una statistica che calcola l'incidenza delle vittorie in quella che un tempo era definita la "zona Cesarini" e che oggi mi sembra, a sensazione, essere a tutti gli effetti uno dei momenti chiave di moltissime partite. Lo chiedo perché ho la netta sensazione che negli ultimi 10/15 anni siano molte di più le gare che si decidono negli ultimi minuti di gioco o addirittura in tempo di recupero rispetto al passato. Per guardare alla stretta attualità, solo negli anticipi della sesta giornata, su tre gare due si sono decise in questo modo, con Napoli e Inter che hanno vinto entrambe con reti segnate a poche decine di secondi dal 90'. Ripeto, non so se esistano dati certi che corroborino la mia tesi assolutamente legata ad una sensazione e non ad evidenze scientifiche, ma a mio avviso gli ultimi minuti di gioco sono sempre più decisivi nel calcio moderno, specialmente da quando, recentissimamente l'International Board ha aperto alle 5 sostituzioni. Se hai una rosa ampia e qualitativamente sopra la media, due sostituzioni in più contro avversari stanchi e senza le risorse quasi illimitate di cui tu puoi disporre possono fare un'enorme differenza.
il granata della porta accanto
Toro, quando “aggiusterai” i finali…
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Il Toro di Juric già l'anno scorso ha subito tantissime reti sul rettilineo finale di tante partite: sicuramente ciò è dovuto al gioco molto dispendioso fatto di pressing costante ed alto e di duelli continui uno contro uno imposti dal credo del tecnico croato, un gioco aggressivo che venendo meno le forze sul finale delle gare porta inevitabilmente a subire qualche gol di troppo. In questa stagione, sebbene la squadra sembri più matura e razionale, oltre ad avere meccanismi più fluidi di gioco, la maledizione degli ultimi minuti appare ancora una costante e a San Siro con l'Inter il gol preso a due minuti dal termine ha portato ad una sconfitta immeritata.
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Sinceramente per come sta giocando la squadra quest'anno sono del parere che correre il rischio di qualche beffa finale vale la candela se il contrappeso della bilancia è una squadra che domina per lunghi tratti l'Inter a San Siro e si impone con un gioco molto "da Toro" anche sulle altre squadre. Quello che manca a questa squadra è un po' di qualità nel poter sfruttare appieno le cinque sostituzioni inserendo giocatori che cambino la gara anche entrando dalla panchina. Per necessità e per atavica propensione "cairota" a non fare tutto ciò che serve, il Torino ha scelto di puntare su profili giovani che si spera diventeranno ottimi giocatori un domani: una politica che di fondo è condivisibile se fosse parte di un progetto palesato ai tifosi e onestamente condiviso con essi. Siccome non è esattamente così, inutile fare ulteriori polemiche, mentre ha più senso in questo momento supportare il "processo di crescita" di venturiana memoria che si sta piacevolmente realizzando in seno alla squadra: il tifo solo "per la maglia" merita in questo momento un'estensione a tifo per questa squadra che sta cercando di essere qualcosa di diverso dal torello delle stagioni precedenti l'arrivo di Juric. Certo è un peccato pensare che un valore aggiunto come Vlasic non sarà la pietra su cui dare continuità per il futuro, ma al momento è giusto concentrarsi anche sull'oggi e l'oggi ci dice che forse non siamo da Europa ma che vedere questo Toro giocare risveglia in noi antichi ardori che pensavamo sopiti definitivamente. E quando aggiusteremo i finali, potremmo avere piacevoli sorprese…
Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.
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