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il granata della porta accanto

Toro, quando la comunicazione può fare la differenza

Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 
Il Granata della Porta Accanto/ Il presidente dovrebbe capire che ogni tanto qualche azione "a fondo perduto" sarebbe un ottimo investimento in termini di credibilità e di immagine a livello personale

La comunicazione è importante e devo ammettere che quella social del Torino FC ha avuto un'implementazione notevole negli ultimi mesi. Gli interventi sui vari social, da Whatsapp a Instagram, sono sempre più al passo coi tempi che stiamo vivendo e si vede che la strategia di comunicazione della società è cambiata o, forse, finalmente si può dire che ci sia una strategia dietro, non solo a ciò che si comunica all'esterno, ma anche al modo stesso di farlo. Spesso ci appelliamo ai valori storici della società granata dando per scontato che i tifosi over 40 siano in grado di riconoscerli e percepirli anche attraverso i classici mezzi di comunicazione, dimenticando però che tutta la fascia di ragazzi under 30 oggi usa strumenti diversi per inviare e ricevere messaggi e contenuti e, pertanto, se non si adatta il senso di quanto vogliamo trasmettere a queste giovani generazioni ai loro modi di comunicare avremo tante difficoltà a coinvolgerli. Se apriamo un vecchio libro impolverato (ma che fascino hanno per noi over 50!) e mostriamo ad un ragazzino le foto di Pulici non potremo ottenere lo stesso effetto mostrandogli su Instagram un reel di pochi secondi dello stesso Pulici. Ci potrà non piacere, ma questa è l'evoluzione e se si vuole fare rimanere attaccate le nuove generazioni alle icone ed ai valori del passato occorre fargli capire l'importanza di certe cose parlando il loro linguaggio. Ecco quindi che plaudo a questa "svolta" comunicativa del Torino FC perché ne intravedo le potenzialità positive sulle nuove generazioni.

Non si fa però a tempo ad elogiare una cosa ben fatta dalla società, che volgendo lo sguardo dall'altra parte ci si imbatte in un analogo problema di comunicazione, in questo caso però, a mio avviso, tremendamente mal gestita. Siamo tutti felici che Vanoli abbia firmato e sia il nuovo allenatore del Torino, ma nessuno può dimenticare che sono passate tre settimane prima che ciò avvenisse perché il presidente non voleva pagare la clausola da 1 milione di euro che gravava sul contratto di Vanoli col Venezia per liberarsi. A fronte di un'estenuante tira e molla la società ha risparmiato 200.000 euro, una cifra enorme per ciascuno di noi se presa in valore assoluto, ma corrispondente, fatte le debite proporzioni, ad un risparmio di circa 70 euro per le tasche di una persona con uno stipendio normale (calcolo matematico emerso dall'incidenza dei duecentomila euro sul fatturato del Torino FC rapportato al reddito di un italiano medio). Ora, chiaramente, l'immagine che ha dato la società è di un'operazione non focalizzata sull'obiettivo di assicurarsi il mister per cominciare a lavorare a pieno ritmo con lui per preparare la nuova stagione e i grandi cambiamenti che inevitabilmente porterà il cambio di guida tecnica, ma focalizzata sul mero risparmio di una quantità di denaro esigua rispetto alla posta molto più alta in palio. Ed è qua che una comunicazione efficace avrebbe potuto trasformare una figuraccia, non la prima di questo genere, tra l'altro, in un'eroica azione. A patto, ovviamente, che questa azione venisse poi fatta. Sarebbe bastato, infatti, annunciare nel giorno della firma di Vanoli che i 200.000 euro risparmiati sulla sua clausola sarebbero stati destinati al terzo lotto del Fila, quello che comprenderà il Museo della Leggenda e della Storia Granata, oppure che sarebbero stati dati a Ludergnani come extra budget per il settore giovanile. Si poteva montare un fantastico teatrino mediatico, magari utilizzando uno di quei mega assegni di cartone tipici delle lotterie americane con la cifra di 200.000 euro scritta sopra e consegnarlo fisicamente di fronte a media e fotografi nelle mani di Asvisio o di Ludergnani a seconda di quale delle due scelte si fosse fatta. Il messaggio che sarebbe passato avrebbe dipinto il presidente come un osso duro che lotta su ogni centesimo del bilancio per destinare ogni euro non sprecato a fare cose che i tifosi desiderano siano fatte, il Fila o il rafforzamento del vivaio, in questo caso.

Perché il concetto di ottimizzare i costi e razionalizzare le spese non è da demonizzare, anzi, è un comportamento virtuoso che, appunto, in quanto tale, andrebbe valorizzato se il suo fine ultimo fosse nobile: non strapago campioni viziati perché con quei soldi preferisco fare un grande settore giovanile e crescermi i miei campioni in caso, magari anche meno viziati oppure non pago commissioni faraoniche ai procuratori per prendere questo o quel giocatore perché preferisco investire quei soldi in strutture che diano valore e patrimonialità al club. Purtroppo questi slanci nobili non si vedono nella gestione del Torino e ogni potenziale risparmio o strenua trattativa per contenere i costi appare molto semplicemente agli occhi di noi tifosi un "esercizio da suk" , un trattare per il mero gusto di trattare e spuntare il prezzo migliore, insomma, un qualcosa che si avvicina più alla taccagneria piuttosto che ad una gestione oculata e responsabile delle risorse. Da un lato una comunicazione più "smart" permetterebbe di mettere in una luce migliore alcune azioni del presidente, dall'altro il presidente dovrebbe capire che ogni tanto qualche azione "a fondo perduto" sarebbe un ottimo investimento in termini di credibilità e di immagine a livello personale e gli permetterebbe di cogliere due piccioni con una fava: farebbe felice i tifosi e gli permetterebbe di incrementare la sua popolarità che è veramente ai minimi storici (se posso dare un consiglio al presidente cambi l'agenzia a cui commissiona i suoi sondaggi perché quello che dava il 75% di gradimento presso la tifoseria era lontano anni luce dalla realtà). Insomma, anche l'arrivo di Vanoli che aprirà un nuovo ciclo è stato ammantato di una cortina fumogena di triste déjà-vu che di sicuro ha diminuito quel po' di entusiasmo che un nuovo inizio sempre porta con sé e ha fornito l'ennesimo assist a chi, giustamente, sostiene che con Cairo è sempre la stessa musica. Quando invece bastava un po' di comunicazione gestita diversamente per far almeno apparire tutto un po' diversamente.

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.

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