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Toro, questa situazione non è colpa dei tifosi. E Cairo ci metta la faccia

Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 
Rubriche / Torna l'appuntamento con Il Granata della Porta Accanto: Mi sono stupito che il presidente non abbia usato una strategia "alla Mourinho" per sviare la pressione dalla squadra

La settimana scorsa scrissi che occorreva sostenere da qui alla fine del campionato Longo e la squadra perché ciò che conta unicamente è il bene del Toro, bene che allo stato attuale si traduce con la necessità di rimanere in serie A. Avevo anche fatto riferimento alle profezie che si autoavverano, sostenendo che è inutile continuare a ripetere che rischiamo la B: ne abbiamo preso tutti atto, continuare a ripetercelo è un esercizio fine a sé stesso che non aiuta nel concentrarsi sull'obbiettivo che, anzi, così facendo, diventa psicologicamente più difficile da raggiungere.

Quello che forse non sono riuscito a trasmettere col mio scritto è che assolutamente non imputo ai tifosi nessuna colpa per questa situazione. Noi (e mi ci metto anch'io perché sono un tifoso granata pure io) sosteniamo la squadra, la critichiamo se ce n'è motivo, contestiamo quando c'è da contestare, ma alla fine di tutto la amiamo incondizionatamente. L'apporto dei tifosi è fondamentale, ma anche la voce critica, e in certi casi anche i fischi, sono linfa vitale per le sorti di un club. Il moderno modello del calcio business che prevede che il tifoso sia un mero "cliente" è profondamente sbagliato: è l'inversione "forzata" dei rapporti di peso tra chi propone le partite di calcio e chi le segue. Senza la massa attuale di tifosi così visceralmente attaccati alle proprie squadre il calcio avrebbe il seguito del curling o dell'hockey e non avrebbe il mostruoso giro d'affari che ha.

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Il tifoso, dunque, andrebbe sempre "coccolato" e il suo diritto di critica dovrebbe essere accettato come sacrosanto. Non c'è pertanto nessun tipo di colpa dei tifosi del Toro nell'attuale situazione sportiva della squadra: la gestione sportiva da parte della società (vedi mercato, ma anche l'impoverimento delle squadre giovanili e l'assoluto immobilismo nello sviluppo delle strutture come Fila e Robaldo) e del precedente staff tecnico non poteva che portare a un diffuso e, a mio avviso giustificato, malcontento. La vittoria a Genova se non fosse stato per i preziosi tre punti, non aveva nulla di buono a livello di gioco, di intensità e di atteggiamento e pertanto la successiva contestazione al ritorno della squadra aveva un suo fondamento perché sottolineava una situazione in essere da lungo tempo. Peraltro contestazione, quella post Genova, che era associata alla protesta verso l'operato del presidente Cairo (specialmente per la vicenda dell'esperimento sociale in curva Primavera) dai cui input discendono tutte le azioni messe (o non messe) in atto da tutti i dipendenti e tesserati del Torino FC ad ogni livello. Ecco quindi che dopo l'apparizione alla presentazione di Longo, mi sono molto stupito che il presidente Cairo non si sia esposto in maniera maggiore anche successivamente di fronte ai tifosi: sapendo di essere il principale bersaglio delle critiche di gran parte della tifoseria, per evitare a squadra e nuovo mister ulteriori tensioni avrebbe potuto "metterci la faccia" ancora di più, facendo da parafulmine e lasciando il resto dell'ambiente a lavorare in tranquillità.

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Un modus operandi spesso usato da strateghi come Mourinho, bravi a catalizzare l'attenzione di media e tifosi su di sé liberando i calciatori da eccessive "attenzioni" permettendogli così di uscire con meno pressione da situazioni difficili. Sarebbe una mossa corretta da parte del presidente dichiarare pubblicamente le proprie colpe per evitare che la piazza se la prenda indiscriminatamente con tutto e tutti. In fondo presumo che a Cairo stia più a cuore che la squadra eviti la B in modo che non si svaluti il parco giocatori e la società tutta piuttosto che perdere punti di gradimento con i tifosi, la maggior parte dei quali in realtà già non lo apprezza più come un tempo. I tifosi non hanno colpe, chi ne ha invece ci metta la faccia e provi a raddrizzare la situazione con un atteggiamento da vero comandante.

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.

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