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Foto Lapresse/Ufficio stampa Torino FC
Fine anno, tempo di bilanci, sebbene nel calcio, come nella scuola, fine anno rappresenti solo metà del percorso stagionale. Il 2022 del Toro non è stato malaccio, soprattutto se rapportato al 2020 e alla prima metà del 2021. L'arrivo di Juric un anno e mezzo fa è stata la svolta per una squadra che aveva preso una bruttissima china rischiando per per due anni di fila la retrocessione in B. Quest'estate l'idillio col tecnico croato sembrava, però, essersi bruscamente interrotto: nessun riscatto, nessun rinnovo, un mercato zoppicante, la lite con Vagnati, addirittura le parole remissive dello stesso Juric a inizio ottobre dopo il derby giocato scialbamente contro la peggiore Juve dell'ultimo decennio. Per fortuna ad oggi le cose sembrano essersi sistemate: la squadra è tornata ad un rendimento soddisfacente e anche Juric appare più sereno e più possibilista sul proseguimento della sua avventura in granata. Non è un mistero che la società stia provando a convincerlo in ogni modo a rinnovare per gettare le basi di un progetto di medio lungo termine e proprio per questo penso fermamente che il 2023 sarà un anno decisivo.
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Saranno decisive le mosse del club non tanto sul rinnovo di Juric in sé quanto sulle attività collaterali che la società dovrà mettere in atto se vorrà convincere l'attuale tecnico granata a restare. Con la partenza del mercato invernale si comincerà a capire quanto intensamente il presidente Cairo abbia voglia di provare davvero a gettare le basi per un progetto sportivo "vero". Cairo ha prolungato il rapporto con Vagnati dando un segnale distonico: da un lato ha dato fiducia ad un professionista con il quale Juric non sembra lavorare in quella simbiosi necessaria tra un tecnico ed un ds, dall'altro ha voluto dare un'impronta di continuità al lavoro fatto negli ultimi due anni. Non credo che Juric pretenda budget faraonici sul mercato, ma è palese la sua volontà di provare a giocarsi l'Europa in una piazza che lo ama e che caratterialmente gli si confà alla grande. Le migliorie del Fila, l'arrivo di Moschella, l'inseguimento a Praet sembrano essere tutte azioni della società per accontentare il mister a 360 gradi. Ma al momento non credo siano sufficienti per strappare una fiducia in bianco da parte sua.
Ecco quindi che il 2023, soprattutto la prima metà dell'anno, sarà decisiva per capire che "fine" farà il Toro: lanciarsi alla carica del sesto/settimo posto con vista Europa oppure affondare stabilmente nel limbo di color che stan sospesi sulla zona retrocessione (e che a volte sfortunatamente ci finiscono dentro)?
Se guardiamo alla storia di Cairo da quando è presidente del Toro non c'è da stare allegri in questo senso, ma alla fine spesso le persone fanno la differenza e non è detto che Vagnati non ci sorprenda o che, paradossalmente, lo stesso Juric non possa dargli una mano: se la squadra ricominciasse il campionato in quarta e si affacciasse in zona coppe europee, il Torino diverrebbe meta più ambita per tanti calciatori e ciò agevolerebbe il lavoro del ds, in un certo senso. Intanto finalmente dopo l'infinita sosta per il mondiale si ricomincia a fare sul serio il 4 gennaio. La gara col Verona puzza di partita in cui c'è molto da perdere (ma anche tanto da guadagnare perché sarebbero tre punti pesanti e doppiamente importanti per classifica e autostima).
Auguriamoci, quindi, di partire col piede giusto e che sia un 2023 davvero della svolta, sportivamente parlando, perché se la squadra finisse tra il decimo ed il quattordicesimo/quindicesimo posto e Juric salutasse a giugno tutto ciò manderebbe l'ambiente in depressione e ripartire con un nuovo mister sarebbe davvero frustrante e poco stimolante. Non voglio nemmeno pensarci. Anzi preferisco credere che cambieremo marcia e sarà finalmente il nostro anno. C'è bisogno di entusiasmo, ce lo meritiamo, soprattutto noi tifosi…
Buon anno, fratelli, e che sia un anno granata!
Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.
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