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GENOA, ITALY - DECEMBER 7: Mergim Vojvoda of Torino reacts with disappointment during the Serie A match between Genoa and Torino at Stadio Luigi Ferraris on December 7, 2024 in Genoa, Italy. (Photo by Simone Arveda/Getty Images)
In casa granata tiene banco ormai da settimane la vicenda della cessione della società. Le voci rimbalzano e si susseguono freneticamente ed anche le dichiarazioni di Cairo sono molto ondivaghe in proposito: un giorno sembra che apra alla vendita del club, il giorno dopo smentisce dicendo esattamente l'opposto. Un gioco al massacro per i nervi già provati di noi tifosi sebbene ormai il pensiero dominante sia quello che sostiene che alla fine il presidente passerà la mano, senza ombra di dubbio. Il punto è solo capire quando, come e a chi venderà, ma non sembra esserci spazio per altro nel futuro di questo club. Mentre ci si arrovella su queste cose extra campo, c'è però in parallelo un campionato che sta scorrendo via velocemente e vede la squadra impantanata in una crisi di gioco e risultati che appare senza fine. Da quando si è fatto male Zapata sembra essersi spenta la luce su tutto quello che riguarda il Toro impegnato sul rettangolo verde.
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È svanito il vanolismo, si segna col contagocce, si regalano gol agli avversari come se fosse Natale e nessuno sembra riuscire a fare qualcosa per tirare fuori questa squadra da una sorta di incantesimo malvagio: dopo un inizio strabiliante, oltre ogni più rosea aspettativa, gli dèi del calcio, divertiti dal fatto di aver mostrato a noi tifosi granata l'ebbrezza della vetta della classifica dopo più di 40 anni, si sono subito sadicamente e capricciosamente vendicati della nostra effimera gioia, catapultandoci in una dimensione da retrocessione in serie B. In queste ultime 10 giornate la squadra ha viaggiato ad una media così bassa da fare sembrare il Toro di Giampaolo, il peggiore di sempre a mio avviso, quasi una buona squadra. E così l'eccitazione per l'imminente fine del ventennio cairota si scontra amaramente con un andamento in campionato che rischia di portarci dritti in serie B. A poco serve ora capire di chi sia la colpa di tutto questo: di Vagnati e Cairo che hanno smontato la squadra dell'anno passato inserendo innesti palesemente inadeguati o di Vanoli che paga lo scotto dell'inesperienza in serie A? È colpa dei giocatori che stanno rendendo tutti sotto le aspettative oppure della situazione societaria instabile che inevitabilmente si ripercuote anche sulle sempre sensibili antenne di calciatori (e procuratori) sempre pronti a fiutare l'aria da "abbandoniamo la nave prima che affondi"? Ripeto, a prescindere da di chi sia la colpa, che io ritengo più o meno suddivisa fra le componenti sopra indicate, resta il fatto che il Toro va salvato e non va assolutamente lasciato retrocedere.
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Il pareggio di Genova è un brodino caldo per il malato che avrebbe bisogno di iniezioni ricostituenti ben più sostanziose. È pazzesco pensare che un solo uomo (Zapata) potesse essere il motore ed il perno morale e fisico di una squadra che senza il suo capitano si è sciolta come neve al sole. Nonostante gli appelli a prendersi ognuno maggiori responsabilità, i giocatori sembrano non riuscire a dare davvero qualcosa in più. Anche se apparentemente sembra che nemmeno ci provino, preferisco credere che cerchino di farlo, ma non ci riescano proprio. In alcuni, come Masina, Vojvoda, Linetty, Gineitis appare più semplice vedere l'impegno profuso che però purtroppo si traduce in un minimo apporto supplementare dovuto a propri limiti qualitativi. In altri giocatori, invece, questo impegno sembra meno evidente e ciò che risalta è l'abulia con cui sistematicamente non fanno mai la differenza: Sanabria, Lazaro, Vlasic, Borna Sosa, Maripan, Tameze, Karamoh, spesso anche Ilic sebbene al momento sia infortunato, fanno indispettire perché nonostante abbiano qualità non stanno dando nulla a questa squadra in un momento in cui sarebbe importante che battessero un colpo. Capisco che il mister stia cercando di ridare certezze ai suoi uomini e quindi commenti positivamente il punto di Genova, ma la squadra deve seguirlo maggiormente cercando di fare qualcosa di più del semplice compitino.
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A tal proposito mi vengono in mente le parole del presidente del Catania Massimino che negli anni Ottanta, a chi gli diceva che alla sua squadra mancava l'amalgama, rispondeva che allora era da comprare al calcio mercato. Al Toro manca personalità in abbondanza, ma, come per l'amalgama di Massimino, non si può comprare al mercato. O meglio, non la si può comprare direttamente, mentre si sarebbero potuti comprare, questo sì, giocatori dotati di personalità. Perché nei momenti difficili sono quelli che in un modo o nell'altro ti fanno uscire dalle secche pericolose delle situazioni in cui tutto può precipitare. Ed in un'intera stagione questi momenti possono sempre capitare per cui sarebbe stata buona cosa che chi ha assemblato la squadra ne avesse tenuto conto. Certo, resta il mercato di gennaio, ma è come sperare nel SuperEnalotto per risistemare il bilancio familiare. Forse in questo momento nemmeno la Red Bull metterebbe le ali a questi giocatori. E se qualcuno non comincia a dare qualcosa in più in campo, ci troveremo di fronte a tempi molto duri. Tanto per cambiare.
Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.
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