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Toro, un derby da vorrei ma non riesco

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Il Granata della Porta Accanto/ Quel colpo di testa di Lazaro magari ci avrebbe solo illuso che qualcosa sarebbe davvero cambiato, ma avrebbe anche potuto essere una vera e propria sliding doors nella storia del Toro
Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 

Parlare approfonditamente di quest'ultimo derby non ha senso perché tutto alla fine della fiera è racchiuso in quel colpo di testa di Lazzaro durante i minuti di recupero. Puoi aver giocato bene, male, benissimo, malissimo, con grinta, senza grinta, preparando bene la partita o preparando male la partita, ma tutto alla fin fine sta in quel colpo di testa in quei minuti di recupero: se la palla fosse entrata staremmo parlando di un'altra storia, forse della storia con la S maiuscola visto che negli ultimi trent'anni solo un'altra volta era successo e staremmo parlando di un eroe “per caso”, ma pur sempre di un eroe. Invece la palla non è entrata perché questo non è un film americano con l'happy ending, Lazaro non è un eroe, ma un semplice calciatore la cui carriera spiega il motivo di quel gol mancato e poi perché a noi certe cose non accadono e l'esempio più lampante che mi viene in mente è Gianluca Sordo, il quale penso si svegli ancora ogni tanto di notte pensando a quando sarebbe potuto diventare l’eroe eterno di Amsterdam e una maledetta traversa glielo ha impedito.

Quel colpo di testa di Lazaro non è solo il senso di questo derby, ma è il manifesto del Torino attuale: un Torino migliore di tante versioni precedenti, specialmente dell'era pre-Juric, ma comunque intrappolato nel vorrei, ma non riesco. Il lavoro di Juric visto nell'arco di questo triennio è stato più che buono e credo che nessuno possa affermare il contrario, ma i frutti che ha portato, almeno fino ad oggi, sono stati in linea con la storia del club nell'era Cairo. Se in rete circola un simpatico meme che raffigura il presidente con il corpo da gladiatore romano e la scritta Massimo Decimo Posto è perché con la consueta abbondante dose di ironia i tifosi del Toro hanno sottolineato che l'ultima piazza della parte sinistra della classifica è stata ed è la “comfort zone” in cui le ambizioni della società si sono adagiate sotto la presidenza del nostro magnate dell'editoria. Juric ha provato ad alzare l'asticella, modellando una squadra a sua immagine e somiglianza, dandole compattezza e solidità, ma senza poter aggiungere, per un motivo o per l'altro, qualità a sufficienza per fare il salto in alto. O meglio questo salto si sarebbe potuto fare se tutti i giocatori, cosa assai difficile, avessero reso contemporaneamente, al massimo delle proprie possibilità. Impossibile, appunto, perché ci sono innanzitutto gli infortuni a sparigliare le carte e gli stati di forma altalenanti dell'uno o dell'altro giocatore. Per uno Zapata tornato decisivo come qualche anno fa in maglia Atalanta, c'è stato un Sanabria che ha reso al di sotto delle aspettative che aveva creato la passata stagione, per un Buongiorno in costante crescita, c'è stato un Ilic al limite del deludente e per un Bellanova da Nazionale abbiamo visto un Vlasic a corrente alternata.

Insomma è sempre mancato il classico centesimo per fare una lira, e il derby di sabato non ha fatto eccezione. Un primo tempo sotto tono, una ripresa più gagliarda e quando si è presentata l'occasione per il colpo del ko questo  non è arrivato. From zero to hero dicono gli americani di chi fa qualcosa di straordinario inaspettatamente. E Lazaro, quasi mai in palla in questa stagione, avrebbe potuto portare tutti dalla sua se in quel colpo di testa avesse messo tutta la rabbia e la voglia di vincere quella partita e di far ricredere i suoi detrattori sul suo vero valore. Ma quel fuoco devi averlo dentro per poter essere l'uomo giusto al posto giusto. Ce l'aveva avuto Maspero quando insaccò il gol del tre a tre nel mitico derby della rimonta impossibile e Fortunato Torrisi (omen nomen?) quando in mezza girata completò la più pazza ed iconica rimonta della storia dei derby. Non è da tutti una cosa del genere, chiaro. Ma quella voglia di fare qualcosa di straordinario la si può allenare, quotidianamente, se si “lavora” in un contesto che ti spinge a dare sempre di più, a migliorarti giorno per giorno e a focalizzarti su ciò che è importante per l'ambiente in cui sei inserito: si può allenare la voglia di vincere un derby se capisci cos'è il Toro e cosa significa il derby per i suoi tifosi. E il primo a darti questo input dovrebbe essere il presidente, magari offrendoti un premio partita in caso di vittoria, giusto per incentivare maggiormente quella voglia di scrivere pagine importanti della storia. Pagine che purtroppo sono rimaste troppo vuote nelle ultime decadi…

Ma questo Toro è così: è lodevole perché fa quanto può e spesso qualcosa in più, ma non ha i mezzi per fare il salto di qualità. Perché buona parte dei giocatori non riesce ad andare realmente oltre i propri limiti, perché probabilmente anche il mister non sa essere diverso da sé stesso per andare oltre i propri limiti e perché la società probabilmente non è in grado di trasmettere un'ambizione superiore a quella rispecchiata dalla realtà attuale.

Quel colpo di testa di Lazzaro magari ci avrebbe solo illuso che qualcosa sarebbe davvero cambiato oppure avrebbe potuto essere una vera e propria sliding doors, ma non lo sapremo mai, perché come nel famoso giorno della marmotta, a luglio ci ritroveremo a vivere nuovamente la stessa stagione (nel film era la stessa giornata) già vista e rivista troppe volte nella storia ormai nemmeno troppo recente del Torino. Un eterno vorrei, ma non riesco degno del più maligno contrappasso di dantesca memoria: ma cosa avremo mai fatto noi tifosi del Toro per meritarci una “punizione” del genere?

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.

Disclaimer: gli opinionisti ospitati da Toro News esprimono il loro pensiero indipendentemente dalla linea editoriale seguita dalla Redazione del giornale online, il quale da sempre fa del pluralismo e della libera condivisione delle opinioni un proprio tratto distintivo.

 

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