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columnist
Più di 3000 tifosi presenti al Fila per il raduno del Torino in un afosissimo pomeriggio lavorativo di luglio sono un bel segnale del fatto che l'entusiasmo attorno alla squadra di Mazzarri è molto alto. Bello che sia così: c'è un'avventura europea da godersi, un girone di ritorno da Champions da ricordare e tanti giocatori che vivono momenti di alto livello (Izzo, Sirigu, Belotti, N'Koulou). C'è un nuovo direttore sportivo reduce da uno strepitoso rilancio del settore giovanile granata, un nuovo dirigente, Emiliano Moretti, che segna una scelta di continuità della società nel non voler disperdere figure di spessore legate al Toro in campo e fuori, un nuovo sponsor tecnico che stiamo cercando un po' tutti di decifrare e un forte attaccamento dei giocatori più rappresentativi alla maglia (Belotti, ad esempio, si è accorciato le vacanze pur di esserci sin dal primo giorno).
È incredibile pensare come dopo tutto quello che abbiamo visto e passato in questi ultimi 25 anni, basti sempre relativamente "poco" per riaccendere l'entusiasmo del tifoso granata: fare qualcosa "da Toro" all'interno del Toro è la chiave, da sempre, per risvegliare l'animo tremendista di ognuno di noi supporter. È per questo che ogni volta che vedo euforia attorno al Toro ho sempre un po' di timore recondito che ci possa essere dietro l'angolo un evento, una coincidenza o chissà cosa che porti ad un brusco risveglio dall'idillio del momento. Già in passato è accaduto più volte, ma per fortuna attualmente non c'è nessun segnale che possa capitare di nuovo.
Ciò non significa, comunque, abbassare la guardia perché è vero che qualche intoppo si sta materializzando sul cammino del Toro agli albori della nuova stagione, come l'impossibilità di giocare questo turno di Europa League allo Stadio Grande Torino o i prodromi di un mercato difficile che quasi sicuramente non porterà nuove pedine nello scacchiere del mister prima della partenza per Bormio o ancora i continui assalti di altre squadre, dal Tottenham alla Roma, ai nostri "gioiellini" (Izzo, N'Koulou, ecc.). Tutte situazioni gestibili, sia chiaro, ma che alla lunga rischiano di diventare pericolose micce pronte ad innescare potenziali malcontenti, nella tifoseria e nei giocatori stessi. Sono però certo al cento per cento che questo Toro saprà reggere l'urto di eventuali negatività perché al suo interno (società, staff tecnico e giocatori) si è cementata una certa consapevolezza circa il fatto di essere di fronte alla potenziale svolta definitiva. È difficile da spiegare, ma per farlo cito un'intervista di Gasperini quando in autunno, con l'Atalanta fuori dall'Europa League e attardata in campionato, parlava di lottare per le posizioni da Champions League.
Allora pensai che il tecnico torinese fosse pazzo, mentre oggi capisco che era semplicemente conscio di quello che la sua squadra poteva dare. Mazzarri non lo direbbe neanche sotto tortura, ma sono sicuro che sia lui che i suoi collaboratori abbiano sensazioni molto positive sul futuro prossimo del Toro. A questo punto non resta che fidarsi e credere fortemente che si stia lavorando per obiettivi finalmente ambiziosi. C'è un entusiasmo diffuso sebbene non ci siano grandi acquisti all'orizzonte e non si sappia nemmeno dove si giocherà la prima partita di Europa League: non importa perché, ciò che è importante è continuare ad alimentarlo il più possibile. È un valore aggiunto talmente grande che sarebbe un vero delitto disperderne anche solo una piccola parte…
Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.
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