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Il granata della porta accanto

Toro, una squadra piena di “se”

Il Granata della Porta Accanto/ I granata sono costruiti sull'idea che i giocatori possano raggiungere un certo livello di prestazione, non sulla certezza che lo abbiano già

Se non sapessimo che anche il calendario di Serie A viene ormai compilato da un "cervellone" nel quale vengono inseriti mille input e limitazioni per evitare alcune concomitanze non gradite soprattutto a chi detiene i diritti televisivi delle partite, sarebbe stato quasi affascinante pensare ad uno scherzo del destino che in tre giorni ci vedeva affrontare le due squadre romane consecutivamente nel breve lasso di tempo di 72 ore.

Ebbene, tra la Roma in casa e la Lazio in trasferta il bottino è stato di un punto in due partite: si può quindi dire che la matematica certifica che il Toro non è una squadra da posizioni europee. Se nel ranking ideale, infatti, Roma e Lazio stanno sopra nella classifica dei favoriti per un posto in Europa, non vincere con nessuna delle due è sufficientemente indicativo a far credere che difficilmente potremo finire in classifica davanti a queste due squadre, sebbene al momento siamo meglio piazzati di loro.

Ovviamente il campionato è lunghissimo e tutto può succedere, ma non aver approfittato delle partenze diesel delle due squadre della capitale sa di occasione persa, se non di prova di maturità fallita. Chi ha visto entrambe le partite non può non dare ragione a Juric: questa squadra è media e può fare grandi cose solo se tutti sono sempre al 100%. È una squadra piena di se (senza accento!) perché è costruita sull'idea che i giocatori possano raggiungere un certo livello di prestazione, non sulla certezza che questo livello lo abbiano già.

E allora se Seck si rivelerà devastante per le potenzialità che si intravedono di tanto in tanto, se Vlasic raggiungerà i picchi da campione come sua sorella Blanka fece nel salto in alto, se Sanabria si convincerà che la doppia cifra può essere una costante per un attaccante e non solo una tantum in carriera, se Pellegri realizzasse di essere un calciatore maturo e non più l'enfant prodige che a 15 anni giocava coi grandi, se Bellanova si tramutasse non dico in un Cafu, ma almeno in un Darmian, se Ilic trovasse la continuità del grande centrocampista e Lazaro la verve di chi è stato una grande promessa, ecco che il Torino potrebbe cambiare marcia alla sua stagione ed ambire ad un ruolo da protagonista fuori dalla mischia che gravita dal decimo posto in giù.

Ma ci sono troppi se e far coincidere tante variabili positive è sì parte del compito fondamentale di Juric, ma anche esercizio esposto ad un numero illimitato di influssi esogeni difficilmente controllabili. Ci vorrebbero più certezze. Dopo la partita con la Roma mi ero illuso che una sorta di "spina dorsale" solida il Toro finalmente ce l'avesse: un centravanti che fa reparto da solo (Zapata), un centrocampista completo (Ilic) ed un difensore centrale trascinatore (Buongiorno) al netto della mancanza di un portiere affidabile. Non dico che fossi uscito dallo stadio pensando di avere quella che era l'idea di squadra perfetta che aveva il grandissimo Paron Nereo Rocco (cit."un portiere che para tutto, un assassino in difesa, un genio a centrocampo, un mona che segna e sette asini che corrono") ma la mia sensazione era, portiere a parte, un po' quella. Però poi a Roma Buongiorno si è fatto male, e starà fuori per un mesetto, Zapata non ha retto due partite intere consecutive, Ilic è subentrato senza apportare nulla in termini di qualità e di leadership e il portiere ha continuato a non parare tutto. Difficile così, anche solo per gli standard di Nereo Rocco, sperare di fare grandi imprese.

E allora occorre rifugiarsi nuovamente nelle scorte dei se e sperare che Sazonov (che a me è piaciuto alla sua prima assoluta in maglia granata) si confermi solido e tosto contro il Verona, che Rodriguez e Schuurs vengano preservati dalla dea bendata e non si facciano mai male, che Ricci torni il giocatore in rampa di lancio per cui Sarri stravedeva quest'estate e che Soppy si riveli più consistente di quel poco, veramente troppo poco, che ha fatto vedere nello scampolo di partita contro Immobile e compagni. Una vittoria con il Verona ci terrebbe in linea di galleggiamento col campionato che vogliamo fare: stare a ridosso delle prime sette recitando il rosario dei se…

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.

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