Ci sono stagioni che nascono storte e non per questo devono finire male. Diciamo che questa per il Toro sta prendendo una brutta china, ma siamo ancora a tempo prima di entrare in quella zona rossa che non farebbe dormire sonni tranquilli a nessuno. La Serie A negli ultimi anni si è livellata verso il basso ed è un dato di fatto. È un campionato farsa per come sia stata data la possibilità alla Juventus di azzerare economicamente la concorrenza e per come ogni settimana si faccia di tutto perché anche sul campo i bianconeri godano di favori impensabili a qualunque livello di qualunque altro campionato europeo. Questo livellamento verso il basso ha portato alla triste realtà per cui la terza o quarta squadra della nostra Serie A non sia realmente più forte della quindicesima o sedicesima. Ormai è solo questione di stato di forma, di giocatori che esplodono o meno, di episodi che girano per il verso giusto o sbagliato a tracciare la classifica e a far sembrare una squadra più forte di un'altra. Lo abbiamo visto l'anno scorso con la Fiorentina che dopo aver fatto faville è entrata in un tunnel di risultati negativi che quasi la portavano a retrocedere. O l'Empoli di Andreazzoli che nelle ultime giornate oltre ad aver demolito il Torino di Mazzarri (quello del quarto posto del girone di ritorno, per intenderci…) ha rischiato di vincere all'ultima giornata a Milano con l'Inter retrocedendo in maniera davvero immeritata.
columnist
Toro, una stagione nata storta che non deve finire male
La stagione del Torino è nata storta per colpa della madre di tutti gli errori: il mancato mercato di Cairo che invece di dare continuità, rafforzando a giugno con innesti mirati una squadra che aveva necessità di qualche intervento, ha speculato sul girone di ritorno "da Champions" compromettendo l'accesso all'Europa League e ponendo le basi per un percorso ad ostacoli. "Tenere tutti e spendere un sacco di soldi" (cit.) all'ultimo secondo di mercato non si è rivelata una strategia intelligente, né quella che serviva realmente per cavalcare l'entusiasmo dell'ambiente: era palese anche ad un bambino…
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Gli infortuni, la preparazione anticipata (e probabilmente mal calibrata), oltre all'incapacità di Mazzarri di evolversi dando stimoli nuovi alla squadra, hanno fatto il resto ed oggi ci ritroviamo a commentare l'ennesima sconfitta di questa stagione e una situazione di classifica alla quale ci stavamo volentieri disabituando.
Non so se sia giusto o sbagliato mandare via Mazzarri, non è l'Inter di quest'anno, troppo solida, forte e cinica, a poter essere la cartina tornasole del reale stato attuale del nostro Toro. La situazione è critica, ma credo che la regola per questo tipo di scelte si debba basare sull'unica discriminante da tenere in conto in questi casi: la squadra segue il mister? Noi da fuori non possiamo saperlo e forse la mancanza di un ds d'esperienza ad alto livello (pur stimando io Bava moltissimo come talent scout) fa sì che nemmeno in società sappiano se è il caso o meno di cambiare guida tecnica. Il mio timore è che se non si inverte già da Genova la rotta ci si incominci a far del male da soli, avvitandosi in una spirale negativa di tutti contro tutti (giocatori contro allenatore, tifosi contro società e giocatori, stampa contro allenatore e giocatori) dalla quale possono uscire conseguenze davvero nefaste, conseguenze per le quali alla fine pagherebbero solo i tifosi che sarebbero gli unici a soffrire se si consumasse malauguratamente un fallimento sportivo. Il momento è difficile, che ognuno, a partire dal presidente Cairo, si faccia un esame di coscienza e lavori per tirare fuori il Toro da questa situazione francamente impensabile a fine maggio scorso. La priorità è il bene del Toro: con Mazzarri o senza Mazzarri, con questi giocatori o con altri, con lo scudetto del bilancio o con una grossa perdita se sarà necessario a gennaio mettere di nuovo mano al portafoglio. D'ora in poi gli errori si pagheranno cari, è bene che lo sappiano tutti. Alcune stagioni nascono storte e questa sembra essere una di quelle: l'importante è che si faccia di tutto, ma proprio di tutto, per non farla finire male.
Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.
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