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Una proposta concreta: i giocatori del Toro interagiscano con i ragazzi del vivaio
A una settimana dal Natale non poteva esserci notizia più funesta ad intristire quello che dovrebbe essere un momento di gioia e calda spensieratezza familiare: la scomparsa di Sinisa Mihajlovic è stata una mazzata per tutti gli appassionati di calcio perché l'ex mister granata oltre ad essere sempre stato un personaggio a suo modo "unico", da quando aveva dichiarato di essere affetto dalla leucemia era diventato per tutti un esempio di coraggio e di forza d'animo nell'affrontare questa terribile malattia. Credo che inconsciamente tutti avessimo dato per scontato che Sinisa avrebbe vinto la guerra contro la leucemia molto semplicemente perché…era Sinisa! La sua scomparsa, invece, ci deve fare riflettere su quanto ancora si deve fare a livello di ricerca medica in campo oncologico e quanto ognuno di noi può e deve nelle proprie possibilità contribuire al finanziamento dei progressi scientifici per debellare un giorno ogni tipo di tumore, non solo la leucemia. E sotto Natale questo aspetto diventa, se vogliamo, ancora più appropriato ed "urgente".
Dopo il doveroso omaggio a Mihajlovic, con il campionato fermo ed il Natale alle porte, mi piacerebbe lanciare una proposta che vuole essere un "regalo" a tutti i bambini ed a tutti i giovani che fanno parte della scuola calcio e del settore giovanile del Torino FC. Per fare questo mi rivolgo, quindi, direttamente al presidente Cairo e al suo staff dirigenziale perché valutino con grande attenzione e considerazione un aspetto, apparentemente poco importante, ma invece fondamentale per tutta una serie di motivi, nell'interazione tra la Prima Squadra ed il vivaio granata.
Abbiamo dibattuto da due anni a questa parte sull'assurdità della situazione che si è creata intorno alle partite casalinghe della Primavera: invece di giocare al Fila, la nostra Under 19 gioca quest'anno a Vercelli e l'anno prima si disimpegnava in quel di Biella. Un sacrilegio bell'e buono ripensando alla storia del Torino dove la Primavera è sempre stata molto legata alla prima squadra nel contesto "magico" del vecchio Filadelfia. Questa querelle, in cui pare che un ruolo importante sia giocato da Juric che di fatto ha posto un veto sulle partite della Primavera nel Fila utilizzato per gli allenamenti dei suoi ragazzi, in realtà è solo la punta di un iceberg che vede uno scollamento totale tra ciò che è la vita della prima squadra e ciò che è l'attività dell'intero vivaio granata e quindi non solo della Primavera che ne è l'emanazione più alta. Chiunque giochi in una qualunque selezione giovanile del Torino, a prescindere dall'età, cioè che abbia 6 anni o 18, poco cambia, ha in cuor suo il sogno di poter un giorno arrivare a giocare coi "grandi". E quei grandi li osserva da fuori con l'ammirazione di un qualsiasi tifoso innamorato dei propri beniamini. La cosa che emerge e che lascia parecchio sconcertati è che ad oggi la società non preveda nessun tipo di contatto fra i suoi tesserati lungo l'arco delle giovanili ed i calciatori della Prima Squadra, una cosa che solo a pensarci lascia più che basiti. Da un lato perché i bambini che intraprendono il percorso nel Torino magari nel 99% dei casi non diventeranno dei calciatori professionisti ma indossando per un periodo più o meno lungo questa maglia hanno un enorme probabilità di diventarne anche tifosi, se già non lo sono. E per quei pochi che invece ce la faranno, crescere a fianco dei propri idoli rafforzerebbe ulteriormente un senso di appartenenza che è sempre stato linfa vitale nel percorso di crescita di chi è uscito dal vivaio del Toro. La mia proposta, pertanto, è molto semplice: a turno i giocatori della Prima Squadra dovrebbero presentarsi sui campi di allenamento dei ragazzi delle giovanili e passare anche solo un'ora in loro compagnia, parlando con loro, rispondendo alle loro domande, facendo autografi e fotografie con loro e magari anche due tiri o dei palleggi insieme a loro. Questa loro presenza, stiamo parlando di poche, ma significativamente importanti ed indimenticabili volte durante l'anno, aiuterebbe i bambini ed i ragazzi a sentirsi vicini ai loro idoli, oltre che essere parte della stessa comunità, non solo idealmente, ma anche "fisicamente"! Un impatto enorme sulle giovanili del Torino con un costo praticamente a zero se non limitato al fattibile sforzo organizzativo di accompagnare i giocatori sui vari campi di allenamento sparsi in città e dintorni. Stiamo parlando, fatti due conti velocemente, di qualcosa come un paio di ore al mese di "volontariato" richieste ad ogni giocatore della rosa di Juric, forse una decina di ore in tutta la stagione da dedicare ad una parte importante (il settore giovanile) della società che paga loro stipendi, spesso molto lauti…
Il ritorno in termini di immagine e di identificazione per i ragazzi del vivaio sarebbe pazzesco e rinsalderebbe quel legame che deve esserci per chi gioca nel Toro con la maglia che si indossa. Quale ragazzo non sarebbe al settimo cielo se potesse tornare a casa dall'allenamento e dire di aver palleggiato con Ricci o fatto un selfie con Vlasic o chiesto magari a Schuurs come se la cavava a scuola in matematica? Senza alcuna polemica, ma con grande fermezza, dico che la società ha il dovere di immaginare un'interazione "reale" tra il mondo della Prima Squadra ed il resto del movimento giovanile che ne sta sotto. Magari la mia proposta è perfettibile e troppo "romantica", ma io credo fortemente che riappropriarsi dei punti di forza di ciò che ha sempre contraddistinto il Toro sia il primo passo per immaginare un futuro migliore per questo club: i suoi giovani, o anche solo i suoi bambini che intraprendono la scuola calcio, sono il patrimonio più grande del Torino. Possono esserne i futuri giocatori o i futuri tifosi ed in alcuni casi potenzialmente anche entrambe le cose contemporaneamente. Sta però alla società muoversi in questo senso per mettere in moto questo volano positivo, a costo praticamente zero. Un regalo di Natale che il presidente Cairo dovrebbe cominciare a pianificare per tutti i giovani del Torino FC e, a cascata, quindi, per tutti i tifosi.
Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.
Disclaimer: gli opinionisti ospitati da Toro News esprimono il loro pensiero indipendentemente dalla linea editoriale seguita dalla Redazione del giornale online, il quale da sempre fa del pluralismo e della libera condivisione delle opinioni un proprio tratto distintivo.
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