Vincere a Firenze in campionato dopo 47 anni è sicuramente un evento da festeggiare in casa granata oltre a rappresentare un tabù spezzato, un tabù che nel calcio moderno aveva poco senso. La Serie A è diventato un campionato talmente livellato verso il basso al punto che, ed ogni domenica ce ne rendiamo perfettamente conto, chiunque può vincere contro chiunque e su qualunque campo. Era quasi incredibile pensare che il Toro non ce l'avesse ancora fatta a vincere in casa della Fiorentina negli ultimi decenni.
Il granata della porta accanto
Vincere la coppa delle ingiustizie
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La penalizzazione della Juve fa dunque sorridere la classifica del Toro che si ritrova, grazie ai tre punti di Firenze, un po' inaspettatamente, in zona Conference League. Non so quanto la corsa all'Europa in campionato sarà un vero obiettivo per il Torino perché intanto occorrerà verificare se il mercato porterà quei rinforzi che per Juric sono fondamentali per avere alternative di spessore (centrocampista e punta) e poi perché basarsi sulla penalizzazione della Juve potrebbe essere un errore madornale.
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La via più diretta per l'Europa League, oggi come oggi, resta quindi la Coppa Italia. Una via, sì diretta, ma affatto facile. Più che al campionato pertanto si dovrebbe puntare alla Coppa, in primis perché è comunque un trofeo che a distanza di 30 anni entrerebbe in bacheca e darebbe una gioia immensa ai tifosi e poi perché è un percorso, per nulla facile, come detto, ma che in quattro partite risolve una stagione. Alla luce di questa considerazione sfido chiunque ad ammettere sinceramente che la vittoria di stasera sarebbe stata molto volentieri scambiata con la vittoria del replay dello stesso match in data 1 febbraio che garantirebbe l'accesso alle semifinali di Coppa Italia.
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Se devo essere onesto sono molto poco speranzoso sul fatto che il Torino possa arrivare fino in fondo alla manifestazione: da tifoso lo vorrei con tutto il cuore e l'anima, ma capisco che ci siano difficoltà oggettive non indifferenti per il raggiungimento di questo sogno. Mourinho di recente, proprio citando la vittoria del Toro con il Milan agli ottavi, ha aspramente criticato la formula della Coppa Italia, definendola come la più iniqua competizione sportiva nell'intero panorama calcistico europeo. Come dargli torto! Le vicende che stanno coinvolgendo la Juventus in questi giorni ed il regolamento della Coppa Italia sono semplicemente la stessa faccia della medaglia del calcio italiano. Un calcio iperindebitato costruito ad arte con il solo e deliberato scopo di fare vincere sempre gli stessi.
La triade a strisce (bianconeri, rossoneri e nerazzurri) deve fare man bassa di titoli alternandosi fra di loro e lasciando meno delle briciole alle restanti società italiane. Una coppa dove le squadre più forti entrano in scena agli ottavi e giocano sempre in casa con le squadre più deboli sulla carta è uno schiaffo ai più basilari principi di sportività e leale competizione tanto quanto lo sono le alterazioni dei bilanci fatte dalle "solite" società ed oggi alla ribalta delle cronache per i provvedimenti presi dagli organi giudiziari sportivi. In piccolo la Lega aveva già sperimentato nella Coppa Italia l'idea di fondo della Super Lega tra i cui promotori c'era, o c'è ancora, Andrea Agnelli: le stesse partite (o quasi) tra le stesse squadre anno dopo anno.
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Ecco quindi che vincere la "coppa delle ingiustizie" da parte del Torino assumerebbe una valenza ancora più significativa per il valore simbolico che tale vittoria avrebbe nell'immaginario di tutti i tifosi granata e di buona parte di quelli delle altre squadre, eccetto, naturalmente quelli delle solite note. Una vittoria contro tutti e contro tutto, in pieno stile Toro, sarebbe ancora più speciale perché rappresenterebbe il granellino di sabbia che inceppa un meccanismo quasi perfetto mirato a privilegiare i risultati di alcune squadre di vertice.
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Se Miranchuk ripetesse la perla fra una decina di giorni si aprirebbero le porte di una semifinale, probabilmente con la Roma, con una gara su due all'Olimpico dove sarebbe bello tornare il 24 maggio. Rompere le uova nel paniere di chi indirizza e comanda il calcio italiano sarebbe la soddisfazione doppia di una piazza che, come diceva il Mondo, rappresenta da sempre gli indiani al cospetto dei cow boy. Non succede, ma se succede forse darebbe una boccata di ossigeno all'asfittico calcio italiano, quanto i 15 punti di penalizzazione inflitti alla Juventus…
Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.
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