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Il Guazzabuglio…

Renato Tubere
Ecco il momento del Guazzabuglio, a cura del nostro caro Renato Tubere. Un commento, una rubrica, un pensiero che, quest'oogi, spazia dal ghepardo Gillet alla particolare storia del Belgrano. Passando dal grane Settore giovanile granata. 

Ecco il momento del Guazzabuglio, a cura del nostro caro Renato Tubere. Un commento, una rubrica, un pensiero che, quest'oogi, spazia dal ghepardo Gillet alla particolare storia del Belgrano. Passando dal grane Settore giovanile granata.

  GILLET: GATTO? NO, GHEPARDO! - “Qual è stata la tua parata più difficile?” “Direi senz'altro l'ultima su Morganella: me lo sono trovato a due passi all'improvviso, lui ha tirato rasoterra quasi di punta. Sono rimasto fermo fino all'ultimo e ho messo in corner!” Lo scambio di battute fra Gillet e l'intervistatore di Sky al termine di Palermo-Toro merita attenzione. I rosanero lo hanno impegnato sì duramente, ma sempre o quasi dalla media e dalla lunga distanza. La difesa, malgrado le pesanti assenze di Darmian e Ogbonna, aveva comunque tenuto bene fino a quell'azione pericolosa dell'ex novarese. Si era incuneato fra un nugolo di maglie granata quasi alla fine della partita. Lì è saltata fuori la classe eccelsa, la freddezza, l'esperienza di Jean Francois. Gatto? No, piuttosto un bel ghepardo!   RAGAZZI, CHE VIVAIO! - Da Barbosa a Diop, da Gatto a Chiosa, da Aramu a Parigini, senza dimenticare la nidiata dei Gomis, tutti promettenti portieri. Dopo anni di aurea mediocritas per non dire di peggio, una semina oculata sta dando i suoi primi frutti. Il Toro, spendendo forse un decimo rispetto a loro, è davanti ai più ricchi cugini sia nel campionato Primavera che in quello Giovanissimi: da quanto tempo non succedeva? Poche ma sagge decisioni sono alla base di questo rilancio. Una su tutte: l'essersi affidato alla bravura e alla competenza di un vero e proprio specialista di calcio giovanile come Massimo Bava. I suoi trascorsi al Canavese prima, al Cuneo 1905 poi, parlano di un lavoro certosino nel creare una fitta rete di osservatori, allenatori, dirigenti sempre a caccia di talenti giovani sui campi della regione. Ma anche con un'attenzione particolare nella gestione dei rapporti con le famiglie di questi aspiranti campioncini. Un velo di malinconia resta pensando alla mancanza di una sede stabile dove lavorare in santa pace. Dicono sia solo questione di tempo, poi il nuovo Fila diventerà la loro vera casa. Non dimenticherei il vuoto lasciato dalla partenza per altri lidi di un altro artefice di questo successo: Antonino Asta, passato in estate al Monza, sarebbe stato un validissimo supporto per Bava nel valorizzare al meglio questa nidiata. Un vero peccato che non sia rimasto!   UNA FAVOLA ARGENTINA – C'era una volta un generale i cui genitori provenivano da Oneglia, Liguria. Si chiamava Emanuele Belgrano e, ai primi dell'Ottocento, portò in Argentina il sacro fuoco della rivoluzione francese. Divenne subito un eroe fra la popolazione perchè ritenuto integerrimo in un mondo, quello dell'esercito, composto prevalentemente da avventurieri, opportunisti, ladri matricolati. Fu lui a creare la bandiera nazionale argentina, quella che ben conosciamo, dai colori bianco e celeste. Ebbene, un secolo dopo, a Cordoba un ragazzino di 14 anni, Arturo Orgaz, decise di fondare assieme ad altri suoi coetanei di fronte a un notaio cittadino il club di calcio che porta il nome di questo generale e i colori del vessillo nazionale. Una leggenda, raccontatami da un fan sfegatato del club cordobense, parla di una batosta subita, in strada e in pieno centro, da parte di alcuni loro coetanei che amavano il rugby: sport allora più seguito in città del calcio. Arturo e i suoi amici si ribellarono e, sfidando lo scetticismo di una città e di una regione, realizzarono il loro sogno in pochi anni. Certo questo Belgrano non è e non sarà mai importante come il River e il Boca della capitale Buenos Aires. Ma penso con simpatia a questi ragazzini spavaldi quando lo vedo oggi primeggiare nel campionato Inicial: tra l'altro un paio di settimane fa ha pure battuto gli Xeneises gialloblù …   Renato Tubère