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Il Guazzabuglio

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Titolari e riserve Arrivata dopo una settimana di intensi allenamenti l'amichevole di ieri coi volenterosi croati del Rijeka ha dato la stura per alcune riflessioni su questo Toro. La prima: esistono titolari inamovibili che, favoriti dal ritmo...
Renato Tubere

Titolari e riserve Arrivata dopo una settimana di intensi allenamenti l'amichevole di ieri coi volenterosi croati del Rijeka ha dato la stura per alcune riflessioni su questo Toro. La prima: esistono titolari inamovibili che, favoriti dal ritmo partita, interpretano con una certa disinvoltura le rigide consegne del mister genovese. Chi sono questi titolari? Gillet, Darmian, Ogbonna, Gazzi, Brighi, Bianchi e il vero Cerci: quello di ieri infatti era troppo anonimo e sfasato per ricordare anche solo lontanamente il match winner di Bergamo! Delle cosiddette riserve Simone Verdi e Walter Birsa appaiono quelli più pronti a fare l'ingresso in prima squadra. L'ex Primavera del Milan, uno dei pochi ambidestri nella rosa venturiana, sembra rodato al punto giusto, dopo la lunga inattività dovuta alla pubalgia della scorsa stagione. Bella la sua punizione pennellata sulla testa di Rodriguez per il gol dell'1-0 e promettenti certi spunti sulla fascia sinistra con cross al bacio diretti nel cuore dell'area piccola. Birsa, arrivato dal Genoa come un oggetto misterioso, dovrebbe essersi ritagliato il ruolo di vice-Cerci con una ripresa condotta a buon ritmo, con percussioni efficaci e tenendo impegnati costantemente almeno due uomini della difesa croata. Di difficile collocazione pare invece Bakic, a lungo in difficoltà ieri a fianco del bravo Basha nel cuore del centrocampo. Vorrei rivedere più attentamente lo stopperone Marco Migliorini. Classe 92, fisicaccio bestiale ma anche buon tocco di palla, al Chievo che lo ha cresciuto dovrebbe aver imparato a marcare bene e duro: credo ci sarà spazio anche per lui in questo campionato di A!   LO MONACO DA IMITARE - Domenica prossima il Toro va in Sicilia. Palermo: che piazza difficile! Zamparini fa e disfa la sua tela come Penelope spiata dai proci. Il patròn friulano è incapace di tacere con i media per più di due o tre giorni, abituato com'è da anni a prendere decisioni di cui un nanosecondo dopo si è già pentito. C'è una stella di prima grandezza, Miccoli, capace di prodezze inenarrabili come il terzo gol al Chievo segnato al volo da 45 metri ma anche di pause imbarazzanti e prolungate. E meno male che ci sono i tifosi rosanero! Sono dotati di una cristiana rassegnazione nei confronti di un presidente che, dall'oggi al domani, ha ceduto il più bravo della compagnia, l'estroso argentino Javier Pastore al PSG senza rimpiazzarlo adeguatamente. Da club destinato a lottare per la parte alta della classifica questo Palermo è ora piombato nel grigiore più totale. Mi chiedo quanto durerà in un ambiente così effervescente Pietro Lo Monaco, uno dei più bravi dirigenti del calcio italiano. Per ora giù il cappello di fronte a una delle sue prime decisioni operative. Per riportare più gente alla Favorita il nuovo amministratore delegato dei rosanero ha subito sfornato un mini-abbonamento di cinque partite a prezzi molto favorevoli. Si tratta della gare con Milan, Juve, Catania, Fiorentina e Samp. “Ne paghi tre e le altre due sono in regalo - dice Lo Monaco - perché vogliamo che la gente sia vicina alla squadra”. Un esempio da imitare subito qui a Torino, sponda granata? A via Arcivescovado 1, se ci siete battete un colpo!   134 ANNI FA - Inghilterra, la culla del calcio moderno. Si era nell'ottobre del 1888 quando, a seguito di un invito di sei mesi prima di Sir William Mc Gregor, dodici club diedero vita al primo vero campionato di calcio del mondo. Chi furono quei club? Aston Villa, Bolton Wanderers, Preston Noth End, Blackburn Rovers, West Bromwich Albion, Everton, Burnley, Wolverhampton Wanderers, Notts County, Derby County, Stoke City e Accrington. Una curiosità: nessun club fondatore era di Londra. Forse perchè questo, come il rugby, era considerato uno sport per minatori, scaricatori di porto, contadini, operai? Due punti per chi vinceva, uno per chi pareggiava, rose composte da giocatori a cui era rigorosamente vietato abbandonare i loro club durante la stagione. La preistoria del football, insomma, ebbe inizio 134 anni fa oltre Manica: e si scommetteva già allora, come i frequentatori del meraviglioso National Football Museum situato dietro la cattedrale di Manchester possono verificare. Lassù aspettano da tempo notizie anche del Torino e del suo splendido Museo della Memoria Granata: cari Domenico Beccaria e Giampaolo Muliari, it's time to go!   Renato Tubère

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