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Il Guazzabuglio

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Handanovic contro Gillet. Domenica notte sarà anche il loro, di duello. Quello fra due portieri profondamente diversi. Samir, lungagnone sloveno, dicono abbia un carattere piuttosto esuberante, sia in partita che nello spogliatoio. Jean...
Renato Tubere

Handanovic contro Gillet. Domenica notte sarà anche il loro, di duello. Quello fra due portieri profondamente diversi. Samir, lungagnone sloveno, dicono abbia un carattere piuttosto esuberante, sia in partita che nello spogliatoio. Jean Francois, piccoletto belga, è invece un tipo riflessivo, un freddo che cerca in ogni suo atteggiamento di dare sicurezza ai compagni di squadra. I due hanno però una dote in comune: sono dei para-rigori fuori dal comune! Soprattutto Handanovic: ne ha neutralizzati ben 14 su 37 durante la sua militanza a Udine. Mentre Gillet a Bari ha affinato in breve tempo le sue doti di portiere primo fulcro della manovra di Ventura, giocatore completo che para per poi impostare l'azione, il nuovo guardiano della porta interista si è costruito poco per volta la sua fama di dominatore incontrastato dell'area piccola. Lavorando duramente in allenamento con Lorenzo Di Iorio, bravo allenatore dei portieri friulani che ha seguito Guidolin da Parma, Handanovic all'Inter dovrà far dimenticare in fretta un totem venerato dalla Curva Nord come Julio Cesar. Non sarà facile, perchè quella nerazzurra è una piazza molto esigente soprattutto coi nuovi arrivati. E Gillet? Lui a Torino proverà ad emulare altri grandi portieri granata, come Castellini, Lorieri e Marchegiani. Meno esplosivo forse di Handanovic ma sicuramente più equilibrato, agonisticamente più maturo. “Presso la rete inviolata il portiere – l'altro – è rimasto. Ma non con la sua anima!”: avrà mai letto il bravo Jean François la poesia “Goal” del grande Umberto Saba? Il dodicesimo uomo - Accorreranno in massa da tutta Italia e dall'estero per il big match contro l'Inter. I fans granata che non risiedono a Torino sono molti più di quel che si pensi: e noi a Toronews ne sappiamo qualcosa! Storie di fede genuina per un club maltrattato lungamente dal destino avverso. Tifare Toro per chi non è nato in Piemonte è una scelta di vita molto particolare. Entusiasmo alle stelle, petto in fuori dopo il ritorno in serie A, ci sarà la consapevolezza al loro arrivo di trovare una solida base d'appoggio nel tifo organizzato e fra gli altri granata residenti a Torino e dintorni. Questa è senza ombra di dubbio la più “inglese” delle tifoserie italiane. Nella buona come nella cattiva sorte si è formata, sugli spalti dell'ex Comunale, una vera e propria “communitas”. Orgoglio di appartenenza a un mito sportivo che nessuno può mettere in discussione e soprattutto voglia di gridarlo in faccia al mondo: scusate se è poco! In altre piazze d'Italia la televisione, con la rivoluzione assurda dei palinsesti che contemplano calcio praticamente tutti i giorni dell'anno, ha allontanato progressivamente i tifosi dallo stadio. Non qui a Torino, non al Toro: né ora né mai!Percorso a ostacoli - Domenica 23 settembre: Samp in trasferta. Tre giorni dopo Udinese in casa, poi domenica 30 Atalanta a Bergamo e, prima della pausa per le qualificazioni ai Mondiali in Brasile, il match casalingo col Cagliari domenica 7 ottobre. Due settimane pancia a terra e pedalare in cui non sarà consentito a nessuno di distrarsi, sperando di non pagare un tributo troppo severo all’inesperienza. Un percorso a ostacoli mica male per questo Toro! D'altra parte questo è il campionato voluto da Abete “il nemico del calcio” (cfr: azzeccata la definizione data da Zeman del discusso numero uno del calcio nostrano!). Ventura dovrà preparare benissimo una partita dopo l’altra. Dovrà soprattutto centellinare sapientemente le energie psichiche e nervose di ogni componente della rosa. Solo alla fine di questo mini-ciclo potremo tirare le prime conclusioni sul destino che attende i granata. Percorso a ostacoli? Ci vorrebbero non uno, ma tanti Eddy Ottoz dei bei tempi andati per saltarli come Dio comanda!Renato Tubère

(foto M.Dreosti)

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