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Il guazzabuglio

Ricordo, in un tempo neanche troppo lontano, una squadra che aveva paura di non essere all'altezza delle aspettative. Vedevi mister e giocatori avvitarsi su se stessi, vittime predestinate della tensione emotiva. Annusavi nell'aria pesante del...
Renato Tubere

Ricordo, in un tempo neanche troppo lontano, una squadra che aveva paura di non essere all'altezza delle aspettative. Vedevi mister e giocatori avvitarsi su se stessi, vittime predestinate della tensione emotiva. Annusavi nell'aria pesante del Comunale puzza di rassegnazione. In campo, sulla panchina, sugli spalti montava a poco a poco la certezza di non farcela. C'era una volta un Toro pallido pallido? Eh sì, proprio così! Quel Toro la gara di ieri contro il Pescara l'avrebbe sbagliata. Questo targato Giampiero Ventura, invece, ha vinto senza nemmeno sbattersi più di tanto: un rigore sbagliato, tre bei gol e almeno altre sette o otto palle gol costruite con disinvoltura, ma fino all'azione del rigore procurato e poi sbagliato da Bianchi era davvero una partita così facile?CONTINUARE A CRESCERE -Quel che m'importa in questo momento della stagione non è vincere o perdere, ma che i miei continuino a crescere”: Ventura dixit. Quando al 27' Bianchi si è fatto parare un rigore dal promettente Perin in pochi credo abbiano rivisto gli avvoltoi planare minacciosi sul Comunale. Perchè? Perchè il bravo tecnico genovese, ieri alla sua panchina n° 1001, è anche un fine psicologo. Coinvolge tutti, da capitan Bianchi all'ultima delle riserve, nel lavoro quotidiano alla Sisport esigendo piena disponibilità da tutti ma col sorriso sulle labbra. I risultati si son visti sul campo e, a due dalla fine, li ha certificati il coro pro-mister della Maratona riconoscente. Piegato in due dal dolore alla schiena, Ventura sa essere anche un bel parafulmini per i suoi giocatori. Quando nella conferenza stampa pre-Pescara si è scagliato contro chi sognerebbe il suo esonero, il suo sguardo ricordava quello di un altro celebre genovese: l'indimenticabile attore e autore di teatro Gilberto Govi. Psicodramma? Pretattica? Chissà! Infatti il furbo allenatore ottiene quel che si propone: distoglie l'attenzione dei media e dei tifosi dai problemi reali della squadra e della società per cui lavora. Mica male, vero?SGRIGNA, PROVA D'AUTORE - Protagonista del primo gol in serie A suo e del Toro 2012/13 ma, quel che conta, di una prestazione da incorniciare: Alessandro questo campionato di A non avrebbe dovuto giocarlo, perchè? Capirei se parlassimo della serie A di solo cinque o sei anni fa: allora ci giocava il meglio o quasi del calcio del pianeta, ma adesso? Galleggiando sapientemente fra il centrocampo e la difesa del Pescara, Sgrigna ieri ha dato una svolta alla gara quando ha pescato Bianchi solo in area  costringendo il suo marcatore Terlizzi al fallo da rigore. Come aver fatto un assist! Che gli è poi stato ricambiato da Rolando al 34' sul gol che ha sbloccato definitivamente la partita. La concorrenza con Meggiorini, Sansone e Diop – il capitano, ovviamente, non si discute! - lo esalterà invece di deprimerlo? Auguriamoci tutti che sia così!I NUOVI BRONZI DI RIACE - Siamo solo alla seconda giornata, è presto per emettere sentenze ma qualcosa di buono s'intravede soprattutto a centrocampo. Il controllo ferreo della gara contro un Pescara reso inoffensivo dalla meta-campo in su e pasticcione in difesa – il portierino Perin e l'ex Manchester City Weiss gli unici a salvarsi fra gli ospiti – è passato attraverso la premiata ditta Gazzi & Brighi: primo fallo commesso da uno dei due solo all'80', parecchie giocate d'antologia, tanta sostanza nel tessere trame di gioco mai banali. Una bella differenza dal Toro della scorsa stagione, quando i falli commessi per contrastare gli avversari erano francamente troppi! Cinici e combattivi, ma soprattutto collaborativi e propositivi: Alessandro “Gazzosa” Gazzi e Matteo “Iverson” Brighi si candidano ad essere i due Bronzi di Riace del nuovo corso venturiano. Fra quindici giorni contro l'Inter di Stramaccioni, però, dovranno scendere dal loro piedestallo e lottare, lottare e ancora lottare per confermarsi!

 

(foto M.Dreosti)

 

Renato Tubère

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