Come con l'Atalanta - “Giocare all'ora di pranzo? Per me è una fesseria cosmica!” Aldo Agroppi, totem granata notoriamente senza peli sulla lingua, parlava così la scorsa settimana degli anticipi delle 12,30 ai microfoni di una radio nazionale. Non ha tutti i torti se ci riferiamo alla prossima partita casalinga del Toro. Arriva l’ultima in classifica all’Olimpico e i tre punti sono d’obbligo? Mica facile per Ventura e i suoi dare il meglio di sé con un piatto di pasta o riso ingoiato alla meno peggio alle 9 del mattino! Ma da qui non si scappa: per far sì che il distacco con Palermo, Pescara e Siena diventi rilevante Gazzi & CO dovranno ripetere la stessa prestazione offerta l’ultima volta in casa con l’Atalanta. Stessa intensità fin dalle prime battute, squadra corta e pressing alto sui rosanero che Gasperini schiererà a tre in difesa davanti al bravissimo ex Sorrentino. Da Ventura stavolta mi aspetto un certo turn-over. Cerci ovviamente ne è escluso: in condizioni di forma a dir poco smaglianti, il suo cambio di passo e le sue geniali invenzioni possono spaccare in due la difesa rosanero in men che non si dica. E gli altri? Fra squalifiche, infortuni e cali di condizione, triste eredità dalla sfortunata trasferta in Sardegna, vuoi vedere che domenica ci sarà posto sin dall’inizio per i signori D’Ambrosio, Rodriguez, Basha e Meggiorini? L’importante è esagerare - Come non si conduce un club professionistico di calcio? Molto facile: basta osservare l’andamento dell’attuale fanalino di coda della serie A negli ultimi due anni. Chi è il presidente? Maurizio Zamparini: un ballerino di tango o di milonga che non riesce mai a trovare la partner ideale. Eternamente insoddisfatto, muove mezzo mondo pur di provare a danzare con tutte le possibili candidate. Chissenefrega se poi perde tutte le gare? Come cantava Enzo Jannacci, l’importante è esagerare! Stagioni 2011-12 e 2012-13. Senza uno straccio di programmazione questo Palermo ha cambiato praticamente tutto: da sei allenatori a cinque direttori sportivi più decine e decine di giocatori che hanno indossato speranzosi, per poi essere messi da parte dopo qualche partita, la maglia rosanero. Solo nell’ultima campagna acquisti sono stati ceduti tredici giocatori e ne sono stati acquistati altri dieci. Direttori sportivi? Come se piovesse, così come per quanto riguarda il capitolo allenatori. Qui il valzer fra Sannino, Gasperini, Malesani e poi ancora Gasperini è costato al vulcanico uomo d’affari friulano la bella cifra di due milioni. Risultato? Ultimo posto in classifica a dodici gare dalla fine e pubblico palermitano ormai rassegnato al peggio. Tutto questo mentre gli odiati vicini del Catania si battono addirittura per un posto nella prossima edizione di Europa League. Note liete? La possibile esplosione del talentuoso argentino 19enne Paulo Dybala. Prima o seconda punta, il ragazzo di Cordoba ricorda per le sue serpentine e per come vede la porta il connazionale Kun Aguero. Enormi sono le aspettative che il patròn del Palermo nutre nei suoi confronti: per lui Dybala può essere il nuovo Cavani, ovvero un’altra gallina dalle uova d’oro da vendere al miglior offerente. Chissà se Gasperini lo promuoverà titolare domenica prossima qui all’Olimpico? Anche per il tecnico di Grugliasco, ormai, l’importante è esagerare! Eroe per un gol - Di cognome fa ... Risparmio-idrico. Beh, se abitaste in Germania la cosa non desterebbe alcun stupore perché Sparwasser – che appunto vuol dire risparmio idrico – è un cognome diffuso e anche famoso. Lo è per lo meno dal 1974, anno dei Mondiali disputati quando di Germania non ce n’era una sola come adesso ma due. Il Muro di Berlino minaccioso separava il ricco Ovest dall’Est. Dall’altra parte c’era un popolo ridotto in condizioni disperate per via di un regime dittatoriale agghiacciante. Ebbene il 22 giugno 1974 un certo Jurgen Sparwasser (nella foto), mezzala destra della DDR (questo l’acronimo della Germania dell’Est), zittì lo stadio di Amburgo infilandosi nell’area piccola fra i più celebri Vogts e Beckenbauer. Segnò di destro con un bolide sotto la traversa il gol del definitivo e imprevisto 1-0 ai futuri vincitori della manifestazione. Il socialismo reale battè il capitalismo? Quanta bolsa retorica sui giornali dell’epoca! Aveva 26 anni Jurgen e in patria lo trattarono da eroe: in premio ben 2.500 marchi, quanto un operaio guadagnava allora in 3 anni di duro lavoro! Giocò fino al 1979 quando un brutto infortunio all’anca lo costrinse al ritiro. Sognava di diventare un bravo medico, il buon Sparwasser, ma in federazione lo obbligarono a fare l’allenatore: mica poteva opporsi! Per lui decisero inflessibili gli alti papaveri del partito comunista della DDR. Nel 1988, esattamente un anno prima della caduta del Muro, Jurgen approfittò di una partita fra vecchie glorie disputata a Colonia per darsi alla fuga. Ne aveva abbastanza di fare l’eroe per un gol: chissà quante vittime, persecuzioni, umiliazioni attorno a sè! Sparwasser aveva deciso: voleva essere libero di confondersi con milioni di altri uomini liberi. Chissà che fine avrà fatto? Renato Tubère
columnist
Il Guazzabuglio
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