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Il Guazzabuglio

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Voltiamo pagina, please! - Ha da passà 'a nuttata! Sconfitta amara come il fiele quella di lunedì a Roma. Tralascio l'episodio che l'ha decisa – il rigore concesso generosamente, forse per ripagarli del precedente rigore subito...
Renato Tubere

Voltiamo pagina, please! - Ha da passà 'a nuttata! Sconfitta amara come il fiele quella di lunedì a Roma. Tralascio l'episodio che l'ha decisa – il rigore concesso generosamente, forse per ripagarli del precedente rigore subito nei minuti finali contro l'Udinese qualche settimana fa, ai padroni di casa dai presunti arbitri Guida e Calvarese - e mi soffermo invece sulla prestazione complessiva dei granata. Hanno deciso tutto i primi 45 minuti, giocati con una certa timidezza, quasi col freno a mano tirato. Il verbo tattico di Zeman ormai lo conosciamo bene: difensori e centrocampisti hanno la consegna di muoversi sempre e comunque su tutto il rettangolo di gioco. I tre attaccanti devono mantenersi lucidi là davanti, cercando di finalizzare al meglio le occasioni da gol. Ventura ha giustamente bloccato le fonti di gioco avversarie e c'è riuscito grazie alla monumentale prova di Basha: Bradley lento e un po' approssimativo, Florenzi bravino ma troppo alla ricerca del colpo ad effetto, Totti maestoso nei suoi tocchi di palla ma disordinato. Nel primo tempo il Toro ha raddoppiato gli sforzi per pressare il portatore di palla giallorosso di turno. E le ripartenze? Il punto dolente è stato questo: una volta riconquistato il pallone, i granata hanno fallito, vuoi per posizioni ripetute di offside, vuoi per mancanza di precisione nei lanci o nei passaggi, cinque o sei ghiotte opportunità. Bianchi nel finale ha avuto l'occasione migliore del primo tempo: quel suo tiro forte ma non eccessivamente angolato sotto la Curva Sud romanista è lo specchio del suo attuale momento d'involuzione. Nella ripresa è subentrata la voglia di vincere dei giallorossi, la difesa granata però stava reggendo in modo eccellente quando all'improvviso … voltiamo pagina, please! Una perla da coltivare con cura - “Se ci fosse la possibilità un'esperienza estera la farei molto volentieri anche per vedere com'è il calcio all'estero. Il Manchester City ha avuto un forte interessamento, poi non se ne è fatto nulla”. Vittorio Parigini, classe 1996, non aveva nascosto in estate la tentazione di misurare altrove il grande talento che madre natura gli ha dato. Per fortuna la guerra fredda fra Roberto Mancini e lo staff dirigenziale dei campioni d'Inghilterra ha bloccato questo trasferimento. Il Toro ha così l'opportunità di valorizzare un ragazzo dotato di classe immensa ma anche di doti umane non indifferenti. Grande determinazione, voglia continua di migliorarsi, disponibilità infinita ad ascoltare i mister che lo stanno svezzando sotto l'occhio attento di Massimo Bava e Antonio Comi. Una perla da coltivare con cura, questo ragazzo! Allievi Nazionali e Primavera in questa stagione? A 16 anni può essere la soluzione giusta. Ma, a partire dalla prossima, a Parigini il Toro dovrà trovare una sistemazione che gli permetta di esplodere definitivamente nel calcio che conta. Altrimenti le sirene del City o di qualche altro grande club straniero torneranno a farsi sentire, e stavolta non sarà facile ricacciarle! Mira, che burla! - In Messico e non solo si ride a crepapelle della sua ultima impresa. Diciamola tutta, Cuautehmoc Blanco, uno dei più popolari giocatori del paese, bello non è mai stato! Ha un fisico tozzo e un collo praticamente inesistente che deve reggere un testone non da poco: ruba quindi gli occhi più per il suo aspetto che non per le sue doti calcistiche. Anche per questo il povero Blanco è stato preso di mira da imitatori più o meno improvvisati nelle tv, a teatro e nella sagre di paese fra una tortilla, una pacca sulla spalla e un pulque. Ma il quasi 40enne attaccante dei Dorados di Sinaloa un mese fa si è vendicato alla sua maniera. Nel corso di una trasferta a Necaxa durante la Liga Ascenso l'arbitro, praticamente un suo sosia, non gli ha fischiato un evidentissimo fallo facendo proseguire il gioco. Lui allora che ha fatto? Come Maurizio Nichetti in Ratataplan gli è andato vicino e per due/tre minuti consecutivi gli si è appiccicato addosso senza dire una sola parola. Mentre compagni ed avversari assistevano allarmati al suo show, il numeroso pubblico sugli spalti è andato in visibilio. Applausi, risate, invocazioni al mitico Cuautehmoc fino a quando l'arbitro, impassibile, ha estratto il cartellino rosso. Mira che burla: da oggi abbiamo scoperto chi è il più simpatico calciatore del mondo! Renato Tubère

(foto Fornero)

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