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Il paradosso di essere d’accordo con Moggi

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di Guido Regis In questi anni ho avuto fugaci frequentazioni con Moggi. Non mi è stato mai molto simpatico specie quando era alla Juve e accompagnava qualche giocatore per esami radiologici; era pressoché costante il noto...
Guido Regis

di Guido Regis

 

In questi anni ho avuto fugaci frequentazioni con Moggi. Non mi è stato mai molto simpatico specie quando era alla Juve e accompagnava qualche giocatore per esami radiologici; era pressoché costante il noto atteggiamento quasi annoiato, di chi la vede lunga ed elargisce pillole di “saggezza” in modo scanzonato. Non sono mancate le battute sulla dubbia attendibilità, in quanto granata, nel momento in cui mettevo a diposizione la mia professionalità ( smisuratamente elevata rispetto alla sua e a quella di tutti i soggetti che gravitano nel mondo del calcio, quand’anche medici) dei suoi picciotti mutandati. Per inciso lo staff medico di allora e di oggi non ha mai temuto di telefonarmi per un consulto di fronte a situazioni “difficili”.

L’ho rincontrato dopo i noti fatti e la spocchia si era sicuramente ma non totalmente ridotta, facendo spazio ad una simpatia malinconica e soprattutto finalmente ad una più sana capacità critica.

Per me, da sempre, Moggi non è stato ne mai sarà il male del calcio, ma semplicemente uno dei prodotti inevitabili del percorso che questo “spettacolo” ormai lontanissimo dallo sport, segue da decine di anni.

Non è forse noto che uno dei personaggi più simili all’ex DG della Juventus e per certi versi persino più diabolico si chiamava Allodi. Tutti sappiamo benissimo quanto questa persona, come tante altre defunte o ancora in vita, allora come oggi siano quasi idolatrate dalla massa, fintanto che non vengono innegabilmente presi con le mani in pasta e magari nemmeno a tale condizione raggiunta.

Moggi è uscito il giorno 26 su un noto sito di calcio con un editoriale dopo la inevitabile ed emblematica disfatta dell’Italia, intitolato:

 “Tutti contro Lippi? Il vero colpevole è più in alto”  

Ecco alcuni stralci

“ Il ct ha detto che quando si sbaglia le colpe sono sempre del Capo. Già il Capo. Chi riveste questo ruolo nella spedizione mondiale, ben al di sopra di quello del selezionatore? Ma il presidente della Federcalcio Giancarlo Abete, naturalmente, che se n'era anche vantato recentemente in una delle sue soporifere conversazioni alla Rai…” “ L'impressione è che Abete abbia confuso il prestigioso incarico di via Allegri e quello di capo della spedizione mondiale come occasioni private, nelle quali discettare di ciò che gli piaceva, senza alcun riferimento alla sostanza, o come l'orticello personale da curare per la sua immagine”“ Abete è quello dei due pesi e due misure della giustizia sportiva, l'amministra come se fosse un bene tutto suo a seconda delle simpatie o antipatie, tenendo conto soprattutto di quello che gli suggerisce Ruggero Palombo (avete capito bene, il giornalista), quel Palombo che intercettato con Bergamo designatore, vuole imporre l'arbitro Collina a dirigere Roma - Juve. Complimenti!”“ c'è però un dato di fatto ufficiale e incontrovertibile, la giustizia sportiva dipende, è inserita nell'organizzazione della Figc, che decide tutte le nomine. Dove può essere l'autonomia?”“ Recentemente, per una cena con me e altre 20 persone in un ristorante di Bologna, i Menarini sono stati inibiti per tre mesi, si attende con ansia cosa potrà accadere adesso a Moratti e Preziosi che hanno sbandierato a destra e a manca le loro trattative a mezzo tv e sui giornali. Forse l'ergastolo ? A meno che il doppiopesismo della Figc faccia ancora una volta sentenze flop inimmaginabili e naturalmente scandalose”Paradossale che un granata DOC anzi DOP si trovi quasi completamente d’accordo con Don Luciano.  Sappiamo tutti che Moggi non era l’unico furbo in mezzo a tante verginelle. Sappiamo tutti che è stato colpito solo perché era un baro più spregiudicato e scaltro degli altri.Lo sappiamo tutti che non è cambiato nulla dopo calciopoli. La disfatta dell’italietta è la prova di questa filosofia. Non puoi vincere se non schieri i giocatori migliori e più in forma ma quelli che, ad esempio, devono avere un ulteriore vetrina per nuovi movimenti di mercato. In Italia è possibile che un signor portiere come Morello finisca ignoto, disoccupato ad ingrassare perché non appartiene al giusto circuito, ripescato ad una consona ribalta semplicemente per un caso fortuito. In Italia può accadere che un discreto ma non eccelso portiere, solo dopo aver vilmente ed incomprensibilmente,  per quanto “saggiamente” a quanto pare, rinnegato e sputato nel piatto che l’aveva cresciuto, finisca a fare il numero uno della nazionale ai mondiali.    Ma c’è una sostanziale differenza. Moggi svela oggi quanto già conosceva prima, diventa quasi paladino della giustizia giusta, della lealtà, della moralità, semplicemente perché colpito e affondato (solo parzialmente) dai soggetti truffaldini con i quali si accompagnava, duettava e inevitabilmente combatteva, stufi di vederlo primeggiare in modo arrogante e senza preoccupazioni di sorta. Ho la convinzione che presto o tardi ricalcherà gli stessi palcoscenici operando nello stesso modo, semplicemente essendo più accorto. Questo perché a lui, come a tutti i “big” di questo e di altri ambienti ove scorrono fiumi di denaro facile, non passa neanche per l’anticamera del cervello che nel business del calcio si possa costruire, produrre, realizzare e vincere, senza la filosofia del malaffare, degli accordi sottobanco o al cellulare, della tutela di interessi privati a dispetto della lealtà sportiva. Moggi continua sostanzialmente a lamentarsi adducendo la solita, giusta ma triste e vergognosa scusa: lo facevano anche altri, perché solo io il cialtrone?. E’ qui la differenza con noi granata. Anche noi ci lamentiamo, persino poco, ma non siamo mai stati ne saremo tra gli altri. Non vogliamo accettare mai accetteremo se un giorno per qualche imponderabile motivo ci capiterà di finire nel gruppo degli altri. Pensiamo solo a quanto abbiamo patito quando saltò fuori che lo stesso Moggi poteva aver tentato di addomesticare con allegre fanciulle le decisioni arbitrali nei nostri confronti?  Ma è mai possibile che si debba considerare tutto ciò che c’è di marcio nel calcio e non solo, come un fatto semplicemente inevitabile ed ineluttabile?Noi non vogliamo che ci venga regalato nulla ma pretendiamo che non ci venga scippato più nulla.Ricordo che l’ultima volta che ho incontrato Moggi a Fiumicino, definì Cairo in tono sconsolato ed irridente, utilizzando un termine che indica una patologia endemica da carenza di ormone tiroideo: “X”.Ebbene se “X” vuol dire non sapersi muovere bene nel “palazzo”, in quel palazzo, ben venga, ha tutta la mia approvazione, comprensione. Non me ne può fregare di meno se non si addomestica, piega, accondiscende ai giochi truffaldini, per aver una immunità “parziale” dalle ingiustizie e per portarci magari, forse, una volta in vent’anni in Uefa League. A me, anzi a noi, perché non sono l’unico DOP, interessa che il nostro Presidente non sia così “X” da non comprendere quali potenzialità ha nella tifoseria della squadra che ha acquistato, tra l’altro a pochi euro. A noi interessa che un Presidente non ci prenda in giro, che costruisca un Toro per il futuro, che impari una volta per tutte a non circondarsi sempre e solo da “yes man” che lo/ci derubano o che vogliono esclusivamente raccogliere briciole di privilegi per se stessi, fingendo di curarsi del bene supremo per il tifoso granata che non è necessario nominare.A noi interessa che un Presidente sappia avvicinarsi e collaborare con persone oneste, competenti magari anche un po’ sanguigne ma sincere, e soprattutto con tutti quelli che realmente hanno a cuore solo ed esclusivamente il futuro solido del Toro, a partire dagli attuali Ultrà, per arrivare a quei tifosi anche imprenditori, disponibili ad entrare in società per sviluppare insieme un progetto che si basi su “investimenti strutturali che diano utili da reinvestire nella società”. A noi interessa che le nostre potenzialità si uniscano in una lobbying, si in una lobbying, che impedisca fughe di risorse e denaro granata verso lidi avversi e li convogli nell’unico progetto che ci sta a cuore.Si può fare sant’Iddio, ma lo si vuol capire? Ma è così difficile comprendere che solo, ripeto solo, ribadisco solo, riconfermo solo, questa è la strada giusta, unica, insindacabile che ci permetterà anche di evitare di doverci sottomettere alle forche caudine del palazzo per provare a riemergere? E mi rivolgo a tutti coloro che fanno solo finta di essere d’accordo o denigrano questi concetti, ripeto insindacabili, solo poter riproporre le proprie candidature ai piccoli privilegi, o per il timore di non conservarli, o peggio solo per dare aria ai denti o pigiare sulle tastiere o scrivere sulla carta stampata, ma non mettersi mai realmente in gioco. Guardate che tutti i nodi vengono al pettine. Si comprende perfettamente che mescolate le carte, rallentate un processo di unione della tifoseria e collaborazione con la società, quand’anche fosse possibile. E’ palese che impedite la già difficile impresa di riportare il Toro dove gli spetta. Non crediate che il vostro comportamento assolutamente opposto al DOP non sia noto e visibile, anche se vi immergete in una vasca di vernice granata. Se ritenete morale continuare su questa strada allora telefonate a Moggi, li troverete terreno fertile per costruire un Toro a vostra misura. Alla prossima, Guido

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