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columnist
Non avevamo ancora smesso di ammirare Mkhitaryan che il 26 dicembre sciabolava un colpo di coda da scorpione, segnando il terzo gol dello United al Sunderland, che nel 2017 lo scorpione torna a colpire: il primo gennaio, Giroud usa il pungiglione per segnare contro il Crystal Palace. E lo stadio viene giù.
A guardarli dal divano, questi gol, viene da inarcare la caviglia e provare, tac, colpo di tacco. La mossa dello scorpione richiede abilità e fattore culo in egual misura. Ma anche coraggio.
I giocatori sono tanti, quelli di gran talento sono pochi, ma quelli capaci di immaginare qualcosa che prima non c’era, quasi nessuno. René Higuita è uno di questi rari, immaginifici, fantasiosi giocatori.
René Higuita ha creato il colpo dello scorpione. Un movimento a metà tra un passo di danza Hip Hop e una manovra di Karate. Ancora più stupefacente se si pensa che il colpo dello scorpione non nasce come azione di attacco, ma come parata a tacchi uniti, sospesi (chissà come!) davanti alla porta. La prodezza si celebrò durante un’amichevole Inghilterra/Colombia a Wembley, nel 1995, sul pallonetto di Redknapp. Stupore, e a seguire risate. Da quel giorno, Higuita viene incoronato il Re Scorpione.
René Higuita è effettivamente un uomo molto, molto, stupefacente.
Dire che era un portiere non spiega nulla del suo essere calciatore. Troppo poco.
Dire che era un attaccante – portando addosso la maglia numero uno – è quantomeno singolare. Comunque, non basta ancora.
Dire che era un rigorista corrisponde a parziale verità. Ma non basta neppure questo.
Un pazzo, questo è quanto più si avvicina alle sue esibizioni in partita. E in quanto loco – El Loco, così venne soprannominato – inventa il colpo più spettacolare del calcio, lo scorpione. Così loco che può capitare ancora oggi, a più di vent’anni dalla prima volta, di vedere in qualche video Higuita che colpisce di coda il pallone, mentre allena i portieri dell’Arabia Saudita. Così, tanto per ricordare a tutti che il calcio è un gioco, e come tale deve divertire chi lo interpreta, e chi lo guarda.
A incontrarlo in una via buia – o illuminata, fa lo stesso – di Bogotà, viene da esibirgli il portafoglio piuttosto che chiedergli l’autografo: i capelli ricci fino a metà schiena gli conferiscono l’aspetto del narcotrafficante. Ma più dell’aspetto, sconcerta la sua squalifica per uso di cocaina e la sua amicizia con Pablo Escobar, amante del narcocalcio. Higuita va addirittura a trovare Escobar in carcere, va a giocare, in carcere. E del carcere conosceva già la strada, essendoci stato per qualche mese, accusato di aver fatto da mediatore nel sequestro di un bambino.
Higuita, un uomo che ha saputo fare della sua “scorpionesità” una proficua operazione di marketing ricca di gadget.
Questo, il profilo del Re Scorpione. Un portiere che para il gol, si allunga la palla di tre metri e prende a correre verso il collega della porta accanto, che lo guarda sempre più sconcertato dribblare, saltare e superare avversari – il mister a scuotere la testa, ma no, ma no, no che non lo fa! Ora torna indietro. Sei un portiere, torna indietro! – e…gol!
A onore del vero non è successo sempre così, il mondiale del ’90 ne è stato testimone: nella partita della Colombia contro il Camerun se ne va in giro per la metà campo col pallone al piede e viene sorpreso da Roger Milla che glielo sottrae e se lo porta in rete, varcando la porta in piena solitudine.
Sono i rischi di chi nasce per stupire, e i limiti di un ruolo, proprio non li sa calzare.
Un esibizionista? Certo.
Ma anche un prode, che un po’ ti ricorda Maradona, un po’ Neuer, con qualcosa di Messi e pure di Ronaldo.
René Higuita, lo Scorpione Loco.
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