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Granata dall'Europa

Il resto della settimana

Michele Cercone Columnist 
Nuovo appuntamento con "Granata dall'Europa", la rubrica su ToroNews di Michele Cercone

Di solito vivo la pausa della nazionale come un fastidio nell’attesa della ripresa delle gare del Toro. Questa volta invece mi sono ritrovato a godermi un weekend senza la solita frustrazione, senza pensare con fastidio al fatto che non c'era partita e senza cominciare ad agitarmi in vista alla prossima sfida. E' stata una vera sorpresa passare un fine settimana senza minimamente pensare al Toro e accorgermi che la solita insofferenza per le due settimane senza partita si è ormai trasformata in indifferenza. Confesso che questo mi fa molta paura. Consciamente o inconsciamente il Toro è sempre stato un elemento cruciale dei miei week-end fin da piccolo e spesso il resto della settimana era un ponte sospeso tra due partite. L’aver completamente rimosso nel weekend ogni pensiero legato al Torino è qualcosa di inedito che, se da un lato mi ha regalato un fine settimana di tranquillità, dall’altro dimostra come lentamente si stia operando un una forma di distacco.

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Per quanto fondamentale in chiave salvezza, la prossima partita con il Monza desta in me pochissima curiosità e poco interesse. L’obiettivo di quest’anno è ormai evidente: trovare tre squadre che facciano peggio di noi. Non sarà facile, ma oggettivamente non dovrebbe essere neanche impossibile. Per il resto, di questo Toro c’è poco che mi scalda e mi appassiona: spenta almeno per i prossimi mesi la fiammella di Zapata; persi i lampi di orgoglio per le prestazioni di Buongiorno e archiviate le già remote ambizioni di un posto in Europa, resta un quieto vivere ben lontano dai palpiti che questa squadra ha saputo regalarmi in passato. Non mi scalda Vanoli con la sua confusione e con il suo vorrei ma non posso giocare un calcio propositivo. Del gruppo di giocatori rimasto dopo lo scellerato mercato estivo nessuno rappresenta un simbolo o un valore da collegare alla maglia granata. Il derby è stata la dimostrazione lampante di quanto la combattività, la garra e la voglia di combattere siano attributi che ben poco si attaglino a questo insieme di onesti (e spesso purtroppo mediocri) pedatori, che della storia del Toro sanno poco o nulla, e a cui dei tifosi interessa ancora meno.

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Il vero dramma è che un Toro che non scalda l’anima è la negazione stessa di quello che questa squadra dovrebbe rappresentare. Ammiro tutti i tifosi che riempiono lo stadio ad ogni gara casalinga e sono loro enormemente grato. Onestamente, non so se potendo geograficamente essere a Torino o dintorni farei lo stesso. La deriva iniziata qualche anno dopo il fallimento continua inesorabile a presentare il conto e dopo troppi anni di promesse mancate e progetti annunciati e mai messi in atto, credo di aver concluso, come buona parte dei tifosi, che questa è davvero una società che ha non puo' e non vuole andare oltre la squadra di plastica che ci propina ogni anno. Paradossalmente più della partita, mi scalda il cuore l'idea di riunirmi con i fratelli granata per manifestare pacificamente la nostra appartenza e testimoniare che la nostra storia e i nostri valori sono sempre vivi. A quell'appuntamento - teso a far ridiventare il resto della settimana un'attesa del Toro – non rinuncero' di sicuro.

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Il Toro, il giornalismo e l'Europa da sempre nel cuore. Degli ultimi due ho fatto la mia professione principale; il primo rimane la mia grande passione. Inviato, corrispondente, poi portavoce e manager della comunicazione per Commissione e Parlamento Ue, mi occupo soprattutto di politica e affari europei. Da sempre appassionato di sport, mi sono concesso anche qualche interessante esperienza professionale nel mondo del calcio da responsabile della comunicazione di Casa Azzurri. Osservo con curiosità il mondo da Bruxelles, con il Toro nel cuore. Mi esprimo a titolo esclusivamente personale e totalmente gratuito.