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columnist
Premetto che l'intento di questo articolo non è assolutamente polemico: ci sono cose sulle quali non si scherza e che non vanno tirate in mezzo solo per creare “casino” ed una di queste, almeno per un granata, è il Filadelfia. Anch'io, come tutti i tifosi, ho gioito e mi sono emozionato per la rinascita del Tempio degli Invincibili, fregandomene che fosse piccolo invece che grande o incompleto o diverso dal “vecchio Fila”. Quello che mi premeva e mi interessava era che finalmente fosse rinato, fosse tornato ad essere IL luogo per antonomasia della vita quotidiana del club: la casa della squadra ed un punto di riferimento per tutti i tifosi. L'affitto, il bar, i seggiolini erano tutte questioni anni luce lontane dal mio unico pensiero di avere finalmente di nuovo una casa (anzi LA casa) dopo vent'anni di vagabondaggi tra i centri sportivi affittatici dalla Juve, le erbacce, la desolazione o le ipoteche.
La realtà, almeno fino ad oggi, dice però, purtroppo, che un “effetto Fila” non c'è stato, né per la prima squadra, né per la Primavera. E non sapete con quanta tristezza faccio questa amara constatazione.
Mihajlovic diceva che il Filadelfia avrebbe portato 7-8 punti in più: o si era dimenticato di dire rispetto a che cosa oppure questi punti non si sono ancora visti. Per la Primavera il Fila è stato sin da subito una sorta di campo stregato. Sconfitta all'esordio dalla fortissima Atalanta, a parte due vittorie in Coppa Italia, lo stadio di casa è diventato terreno di conquista per molte squadre in questa stagione, ultima in ordine di tempo il Chievo. E anche le poche vittorie casalinghe sono state quasi tutte ottenute o al Don Mosso o a Grugliasco. Emblematica, in questo senso, la scelta di giocare la semifinale di ritorno della Coppa Italia proprio a Grugliasco, invece che sul campo “amico” di casa. Coppitelli lo ha anche ammesso fra le righe, dicendo che il Fila ha un terreno di gioco tarato per la serie A e pertanto loro si trovano male. Il nodo forse è che la Primavera non si allena al Filadelfia e che quindi non ha vera confidenza con quel campo, cosa abbastanza anomala visto che dovrebbe conoscerlo ad occhi chiusi.
Si dice che una moderna squadra di calcio professionistica abbia delle necessità diverse da quelle di trent'anni fa e che il nuovo Filadelfia non le soddisfi appieno. Sarà anche vero, ma a me pare allucinante che la Primavera debba utilizzare un'altra struttura perché la prima squadra usa entrambi i campi in contemporanea. E la sinergia tra il vivaio e la prima squadra? E i bocia che respirano l'aria dei “grandi” ed ambiscono a vestirne la maglia? Per non parlare del rapporto tra tifosi e squadra praticamente inesistente vista l'apertura degli spalti solo per una seduta a settimana e alla mancanza di promiscuità tra supporter e calciatori nell'area del cortile. Il calcio è cambiato, ma nulla vieta alla società (e ai giocatori stessi) di creare un legame più stretto con la tifoseria “concedendosi” maggiormente. Non è vietato entrare in contatto con la propria gente, ma con la scusa della sicurezza fa comodo a tutti gli addetti ai lavori avere una netta separazione dalla gente.
Ci siamo tutti illusi che i muri avrebbero riportato la “magia”, ma la verità è che sono (ed erano) le persone a fare del Fila un luogo speciale, quasi mitico. E con un presidente che sta a Milano e pensa più ai conti che ai risultati sportivi, un ds che non ha fiuto per i giovani talenti e ha tremendismo solo quando mette a segno una plusvalenza e una società praticamente inesistente nelle altre figure diventa difficile far del Filadelfia ciò che è stato in passato. Non per questo però bisogna gettare la spugna e considerare deludente il ritorno al Fila. Innanzitutto perchè il progetto nel suo insieme non è ancora terminato visto che sono ancora da costruire i lotti 2 e 3. In secondo luogo perchè è fisiologico che serva tempo per ricreare quel circolo virtuoso che dagli anni Trenta aveva fatto vedere i suoi effetti benefici fino all'alba dei Novanta.
E' chiaro che il Torino inteso come società dovrebbe metterci qualcosa di più nel Fila. E non solo a livello di soldi investiti. Dovrebbe essere il primo a far capire coi fatti che il Filadelfia non è solo un centro sportivo di allenamento, ma una parte fondamentale del suo esistere come club calcistico: il Barcellona ha come motto "mès que un club" (tradotto "più di un club") e il Filadelfia dovrebbe essere esattamente per il Torino ciò che questo motto sostiene. Molto più di un campo...
Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.
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