IL GRANATA DELLA PORTA ACCANTO

Il Toro, Cairo e un senso nuovo al 4 Maggio

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Il Granata della Porta Accanto/ Se fossi il presidente mi chiederei cosa ho sbagliato e cosa non ho fatto bene affinché una tale richiesta possa anche solo essere balenata nella testa dei tifosi
Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 

Con il campionato che poco ha da offrire e da chiedere al Torino di Vanoli, l'attenzione mediatica sul mondo granata si è spostata negli ultimi giorni sull'invito fatto da un gruppo di tifosi, i Resistenti Granata, al presidente Cairo a non presentarsi a Superga per le celebrazioni del 4 Maggio. Una richiesta pubblica e non una coercizione, quindi, con la quale si è arrivati provocatoriamente a chiedere a colui che da vent'anni tiene in mano le redini del Torino di fare un passo indietro almeno in uno dei momenti più sacri ed intimi per il popolo granata visto che il passo avanti nella cessione della società non è ancora stato fatto finora e non sembra essere nemmeno in programma nonostante le insistenti voci in questo senso del periodo prenatalizio dell'anno scorso.

Sappiamo benissimo tutti che, a prescindere da questo clamoroso appello, il 4 Maggio il presidente Cairo sarà presente alla Basilica di Superga e a tutte le commemorazioni di rito che in quel giorno si tengono in onore degli Invincibili: nessun presidente si è mai esimato dal farlo, neppure il peggiore di tutti, a mio parere, cioè quel Cimminelli di fede bianconera che nemmeno troppo privatamente dava dei coglioni ai tifosi del Toro che da quarant'anni continuavano ad andare a Superga a commemorare il Grande Torino. Se ci è stato anche lui a Superga, non c'è motivo per cui non ci vada anche Cairo, anche solo fosse appunto per il ruolo "istituzionale" che ricopre. Essere il presidente del Torino impone onori ed oneri che andrebbero ampiamente soddisfatti e goduti in egual misura: un onore, oltre a quello di essere al vertice di uno dei club più speciali del mondo, è proprio quello di poter presenziare in prima fila al sacro rito dell'omaggio a quella squadra incredibile che ha fatto la storia del Torino, di Torino e dell'Italia intera nel Dopo Guerra. Ci sarebbero poi connessi a questi onori anche degli oneri, oneri che implicano non solo quello di tenere i conti in ordine con la diligenza dell'amministratore retto ed oculato, ma anche quello di rispettare, promulgare e trasmettere i valori tipici della Storia del Torino che proprio con gli Invincibili ha toccato il punto più alto in 120 anni di vita del club. Su questo aspetto una buona fetta di tifosi ha più di qualcosa da ridire sulla condotta del Presidente Cairo e pertanto non ci si deve affatto stupire che si sia potuto arrivare al punto di chiedere al presidente stesso di astenersi dal rappresentare tutti i tifosi in un momento così significativo come le celebrazioni del 4 Maggio nel luogo dove perì il Grande Torino. Invece di millantare fantomatici sondaggi sul gradimento dei tifosi, se io fossi Urbano Cairo sarei tremendamente turbato e dispiaciuto del fatto che una fetta importante di tifoseria mi chieda un passo indietro così significativo e grave. Sarei talmente sconvolto che non potrei evitare di farmi un profondissimo esame di coscienza sulla mia condotta come presidente del Torino, a maggior ragione dopo vent'anni. Perché se è normale non entrare in sintonia con l'ambiente nei primi anni perché non è semplice calarsi nella mentalità molto particolare e ricca di sfumature profonde come quella granata, è al contrario più grave che ciò avvenga dopo vent'anni nei quali dovrei aver capito tutto del mondo in cui sono atterrato. Mi chiederei con sincero rammarico cosa ho sbagliato e cosa non ho fatto bene affinché una tale richiesta possa anche solo essere balenata nella testa dei miei tifosi. Analizzerei ogni secondo della mia condotta alla ricerca del motivo per cui non sono davvero amato dopo così tanto tempo. Cercherei di capire perché se il problema non sono né i soldi investiti, né i risultati ottenuti, ci sia dell'altro che non va giù ai tifosi. Ho davvero provato a fare qualcosa "di granata" nel mio ventennale mandato? Ho provato davvero ad essere guidato dai valori più genuinamente granata nei quali anche mia mamma si rispecchiava così tanto da spingermi a comprare il Torino in quell'estate del 2005? Ho davvero provato ad essere qualcosa in più oltre che il presidente più longevo della storia granata? E siccome alla maggioranza di queste domande mi darei una risposta negativa, forse potrei cominciare proprio dal 4 Maggio a fare qualcosa per invertire la rotta: non stare a casa, questo no, ma andare al Colle di Superga con un'energia nuova, diversa, con una visione completamente differente del mio ruolo, anzi una visone completamente "più vecchia", ad essere più precisi. Mi presenterei a Superga ed annuncerei alla stampa ed ai tifosi lì presenti, ad uno ad uno, con un entusiasmo coinvolgente ed una voglia immensa di partire immediatamente, che da quel giorno sarò un presidente completamente diverso da quello che sono stato finora. Che sarò il presidente che hanno sempre voluto che fossi e, soprattutto, che farò le cose come avrei dovuto farle sin da quell'estate del 2005: col cuore e con la passione (granata). Che è poi l'unico modo di fare (bene) il presidente del Toro...

Alessandro Costantino (Twitter @AleCostantino74)

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