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Il Toro che mi piace…

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Mai un attimo di tregua! All'indomani della deludente eliminazione in Coppa Italia l'appassionato granata sa bene cosa lo attende quando la stagione ha inizio: il Toro attuale? E' come il mitico Tirannosaurus Rex: perchè?
Renato Tubere

Mai un attimo di tregua! All'indomani della deludente eliminazione in Coppa Italia l'appassionato granata sa bene cosa lo attende quando la stagione ha inizio: il Toro attuale? E' come il mitico Tirannosaurus Rex: perchè?

TORO O T-REX? - Avete tutti presente com'era fatto quello spaventoso animalone preistorico, vero? Ebbene la società granata gli rassomiglia assai. Secondo me ha un corpaccione immenso - la massa dei tifosi fedeli nei secoli, vero e proprio dodicesimo uomo. Possiede anche due zampe robuste quanto basta - una dirigenza che fra alti e bassi mantiene comunque con grande capacità i conti in ordine. Ma ha pure due braccini incredibilmente poco sviluppati in rapporto alla mole corporea. E qui mi fermo perchè avete capito tutti dove voglio parare! Basteranno i due colpi di mercato annunciati nelle ultime ore dal presidente Cairo a cancellare dalla mia mente l'immagine delle due braccine del mitico T-Rex?

ALLA RICERCA DEL MODULO GIUSTO - C'era una volta il Toro del 4-2-4. Un po' il marchio di fabbrica di Giampiero Ventura giunto a Torino per risollevare una piazza e una società in preda alla più cupa rassegnazione. Sulla carta il Toro avrebbe dovuto fare molto possesso palla utilizzando per rapide ripartenze sulle fasce laterali la cosiddetta doppia coppia di incursori. Massacrante però era il lavoro a cui dovevano sottoporsi i due centrocampisti centrali, non sempre aiutati nel modo migliore dal pressing degli altri componenti della squadra. Poi venne la trasferta col Milan dello scorso campionato. Il Toro non era ancora salvo e il mister genovese stupì il mondo intero escogitando un 5-3-2 che imbrigliò per quasi tutti i novanta di gioco i rossoneri. La soluzione tattica di un giorno, contro una grande della serie A nostrana, pagò anche nella altre gare del finale di stagione garantendo la salvezza. E nella nuova stagione? Mi domando, tutte le volte che si giocherà all'Olimpico contro squadre di media o bassa classifica, che tipo di calcio sarà in grado di produrre questo Toro con il 5-3-2. Giocatori prettamente difensivi come Darmian e D'Ambrosio rischiano di consegnare all'avversario di turno il dominio sulle fasce laterali. Cerci schierato da seconda punta? Credo perderebbe molta della sua imprevedibilità perchè verrebbe marcato più agevolmente. Caro Ventura, sicuro di aver fatto bene i conti? Un 4-3-3 che all'occorrenza diventa un 4-3-1-2, nell'era dei tre punti per ogni vittoria, credo garantirebbe non solo più equilibrio tattico. Ma anche più probabiità di conquistare i tre punti che sono sinonimo di maggior tranquillità in classifica generale. Per non parlare del maggior spettacolo in campo! CHE STORIA IL COLO COLO! - Mapuche, uguale popolo della terra. Al confine fra Cile e Argentina, più o meno sei secoli or sono, gl'invasori spagnoli furono sconfitti ripetutamente da questi Mapuche. Chi erano? Indomabili abitanti del territorio a cavallo fra Ande e Aconcagua, i Mapuche andavano in giro armati molto spesso di una sola ascia. Ma bastava e avanzava per incutere il terrore negl'invasori europei! Fra questi indigeni si distinse un guerriero abile a destreggiarsi in ogni situazione e per questo adorato dalla sua gente. Era un certo Colocolo (vale a dire: gatto delle montagne). Fu lui a guidare in vittoriose battaglie il suo popolo. Di fronte a lui l'orgoglioso generale spagnolo Valdivia dovette piegare il capo firmando un trattato di pace che, per varie ragioni, venne disatteso da entrambe le parti dopo pochi anni. Combattè fino alla morte senza mai arrendersi il grande Colocolo. E in suo onore, a Santiago del Cile nel 1925, undici ragazzi capitanati dal pioniere David Arellano decisero di chiamare appunto Colo Colo un club di calcio che, fra alti e bassi di ogni genere, ha conquistato finora ben 28 trofei nazionali e, nel 1991, la prestigiosissima Copa Libertadores. Da Ted Robledo a Carlos Caszely, da Ivan Zamorano a Emiliano Vecchio l'hinchada della Garra (Artiglio) Blanca assieme ai 48mila fedelissimi dello stadio Monumental rinnovano ogni partita con la loro testimonianza l'attaccamento al loro amato capo-guerriero del XVI secolo. E noi, appassionati di vero calcio, siamo al loro fianco! Renato Tubére

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