È capitato in Toro-Bologna.
columnist
Il Toro della Befana
Capita di arrivare alla partita della befana con il morale malconcio per essere appena stati buttati fuori dalla Coppa Italia, per di più, ad opera dalla peggiore delle avversarie.
Capita di arrivare alla partita della befana tra un Miha che, esonerato, ha preparato le valigie e un Mazzarri che, appena convocato, saluta e le disfa, le valigie.
Capita che De Silvestri usi la capoccia alla perfezione sia come mente che come strumento, e segni un bel gol.
Capita che Iago ci provi e ci riprovi, e alla fine ci riesca, è gol pure il suo. E sono otto.
Ma soprattutto capita che Niang sprechi un’occasione davanti alla porta – e nessuno si stupisce – ma poi aumenti l’intensità, continui a mordere e si esibisca in una finta che ha il colpo di coda di un gol d’autore. Il pallone lo infila sotto la maglietta, in modo che sia chiaro che la dedica è tutta per la creatura che metterà al mondo la sua fidanzata Emilie, in primavera. Era da molte, troppe partite, che noi tifosi aspettavamo questo momento, noi che non siamo mai stati molto teneri con Niang, l’elevato investimento e il mediocre risultato non ci hanno permesso accondiscendenza. Dopo tanti fischi e recriminazioni, per la prima volta Niang lascia il campo tra gli applausi e la lunga attesa avrà creato un’eco indimenticabile nelle sue orecchie. Sicuramente anche Miha di fronte al gol sarà saltato sulla sedia – un po’ urlando improperi in serbo, un po’ applaudendo – e, seppur io sia felice che non sieda più sulla nostra panchina, riconosco a Miha di averlo voluto e di averci sempre creduto in Niang. Quel gol, per un pochino, è anche suo. Ma Miha non bastava, forse ci voleva proprio Mazzarri – che già lo aveva studiato e allenato al Watford l’anno passato – per trovare l’interruttore fisico e mentale di Niang, e premere. Anche perché, con quanto ci è costato, Niang non possiamo permetterci di tenerlo in panchina, non possiamo permettere che questo gol sia una mera coincidenza. Speriamo che Niang riesca a infilare quel pallone sotto la maglia tutte le partite fino a primavera, porterà bene a tutti!
Ma in Toro-Bologna è capitato pure che ci sia stato addebitato un rigore e che Sirigu l’abbia parato, dimostrando una volta di più di essere uno tra i migliori portieri italiani.
Stante la mia antipatia per Miha e il suo stile, mi sarebbe fin troppo facile dire che la partita della befana è stata splendida perché ha visto la sua assenza. In realtà non lo credo. È stata una partita che ha visto la confluenza di vari fattori positivi e la crescita di altri, che erano nell’aria da tempo. Detto questo, Miha al Toro viveva un tempo che non era già più suo.
Mazzarri non manca di grinta, ma non gli appartiene l’arroganza. Non manca di studio delle strategie e, pur mantenendo saggiamente il rodato 4-3-3, ha saputo arricchirlo, nello spazio di un paio di allenamenti, di indicazioni che lo hanno reso efficace nel pressing alto. I giocatori attaccavano con organicità, e poi rientravano. Sembravano meno approssimativi nelle spinte in avanti, un po’ più organizzati all’interno di uno schema che guida e protegge.
Mi auguro che queste sensazioni positive ci rimangano addosso e diventino ciò che contraddistinguerà il gioco del Toro nelle partite che verranno. E come dice il proverbio, chi ben comincia il 2018…rischia di andare in Europa!
Mi sono laureata in fantascienze politiche non so più bene quando. In ufficio scrivo avvincenti relazioni a bilanci in dissesto e gozzoviglio nell’associazione “Brigate alimentari”. Collaboro con Shakespeare e ho pubblicato un paio di romanzi. I miei protagonisti sono sempre del Toro, così, tanto per complicargli un po’ la vita.
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