Torino-Pescara è una sfida che nelle ultime stagioni si è spesso disputata: dagli scontri promozione di due anni fa ai sei punti raccolti l'anno scorso, fondamentali per la salvezza dei granata, tutto sommato gli abruzzesi sono una costante positiva per il Toro di Ventura. Chi crede nelle coincidenze e nelle scaramanzie, si sarà perciò rallegrato che quest'anno la stagione ufficiale del Torino riparta proprio dai biancazzurri: sarà un banco di prova interessante per valutare quanto il lungo ritiro tra Bormio e Mondovì abbia inciso sul gruppo a disposizione di Mister Ventura.
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Il Toro delle scommesse ai nastri di partenza
Superate più o meno brillantemente le partite di quello che, con una certa supponenza, viene etichettato come "calcio d'agosto", nella prima partita in cui il risultato conterà davvero, si potrà avere un primo riscontro leggermente più "serio" sulle potenzialità e le, eventuali, carenze di questo Toro, nato all'insegna delle scommesse. E la mia non vuole essere una macabra battuta sugli esiti del processo sportivo che ha coinvolto i nostri Barreto, Gazzi e Gillet, anche se inevitabilmente in questo senso il Toro ne è uscito parecchio penalizzato. Passino Barreto e Gazzi che salteranno un quarto di campionato, ma sono ben coperti nei loro ruoli dai nuovi arrivi(addirittura Gazzi sembrerebbe "superfluo" nel nuovo modulo di Ventura), ma Gillet ha lasciato un vuoto che non si capisce se Padelli e Gomis saranno in grado di colmare dignitosamente.
No, il Toro della scommesse a cui mi riferivo in precedenza non è quello orfano dei tre elementi citati, ma quello imbottito di acquisti qualitativamente validi ma che, chi per un motivo, chi per un altro, hanno ancora tutto da dimostrare. Il simbolo di tutto ciò è Immobile, bomber di razza a cui manca la vera consacrazione in serie A. Grande talento, ottimo fiuto del gol, Ciro è pronosticato da tutti gli addetti ai lavori come uno dei migliori attaccanti italiani della sua generazione. Lo ha dimostrato in Under 21, lo ha dimostrato a Pescara segnando a valanga nel modulo zemaniano: non lo ha fatto l'anno scorso a Genova, con l'attenuante però della travagliata stagione di tutta la squadra rossoblù. Nelle amichevoli estive Immobile ha segnato con continuità dimostrando di non patire l'inevitabile confronto con un totem come Rolando Bianchi. Anzi, i tifosi l'hanno subito preso in simpatia e con grande intelligenza lo stanno valutando per ciò che è, lasciando da parte un eventuale paragone con l'ex capitano o, peggio ancora, la "colpa" di un passato in bianconero. Ovvio che per Immobile (e quindi anche per il Toro che su di lui moltissimo ha puntato) questa dev'essere la stagione dell'esplosione, senza se e senza ma.
E se l'attaccante campano è la scommessa con la S maiuscola, altri elementi sono scommesse che se vinte daranno grande slancio qualitativo alla squadra e, probabilmente, grande ritorno economico in fase di mercato. Penso a El Kaddouri, talentuoso trequartista che sta cercando la sua dimensione negli schemi di Ventura ed un posticino nel calcio che conta, a Padelli che è giunto in quell'età in cui un portiere se vale diventa un numero uno oppure resta un numero dodici fino a trentacinque anni o a Bellomo che darebbe un braccio per fare anche solo metà della carriera di Cassano a cui lo lega il quartiere di Bari dove entrambi sono nati. C'è poi Farnerud a cui non manca l'esperienza in giro per l'Europa, ma che sa benissimo che farcela in Italia è tutta un'altra cosa: potrebbe essere il "nuovo Grella", ma rischia anche di rimanere incompiuto come accadde a Saumel. E che dire di Larrondo? Argentino tosto e coi piedi buoni sa che è il momento della sua carriera in cui lasciare il segno in A oppure rassegnarsi a una vita in campionati minori o da stellina in B. Sul serbo Maksimovic, nonostante la buona personalità e tecnica sfoggiata in ritiro, i punti interrogativi sono tanti: sarà il nuovo Vidic come gli pronosticano in patria o sarà l'ennesima meteora destinata a non lasciare traccia nel Toro?
Infine un'altra scommessa da non sottovalutare è quella che vede coinvolto Ventura: dopo anni a predicare il 4-2-4, o 4-4-2 che dir si voglia, ha deciso di puntare su di un altro modulo. Un atto di coraggio per un allenatore non proprio dei più giovanissimi, ma che in questo ha dimostrato intelligenza e voglia di mettersi in gioco. Speriamo che i risultati premino i suoi sforzi "innovativi".
Vi chiederete su cosa scommetto io e anche se non ve lo chiedete ve lo dirò lo stesso. Come tanti altri tifosi, in realtà non ho idea se questo Toro sia più forte di quello dell'anno passato, ma avverto comunque una strana euforia e una generalizzata sensazione positiva nell'ambiente: il che non può che inorgoglirmi e farmi pensare che si possano ottenere risultati migliori di quelli raccolti nella scorsa stagione.
Alessandro Costantino
(Foto Dreosti)
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