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LASCIARCI LE PENNE

Il Toro è fuori dall’Europa e io sono nero

Marco P.L. Bernardi
Marco P.L. Bernardi Columnist 
Torna un nuovo episodio di "Lasciarci le penne" la rubrica di Marco Bernardi

I promessi sposi

Alessandro Manzoni

C'è una scena, nel terzo capitolo dei Promessi Sposi, alla quale mi è capitato di ripensare in questi giorni: Renzo Tramaglino, nell'impossibilità di sposare l'amata Lucia per le ingerenze del prepotente di turno, va dall'avvocato Azzecca-garbugli alla ricerca di una soluzione, portandosi dietro quattro capponi da lasciargli in pagamento per il consulto. Lungo la strada i poveri pennuti, legati a testa in giù, vengono sbatacchiati e trovandosi a malpartito non trovano niente di meglio da fare che beccarsi l'un l'altro.

Questa situazione è diventata metafora perfetta del modo di comportarsi degli uomini, pronti a scannarsi tra loro anziché fare fronte comune quando la sorte li bersaglia. Atteggiamento ridicolo, al limite dell'autolesionismo e fin troppo frequente. Questo è accaduto non appena conclusa la finale di Conference, che ha visto la Fiorentina sconfitta dall'Olympiakos e il Toro, che aveva bisogno del successo viola per subentrare, sbattuto fuori dalla stessa porticina di servizio dalla quale stava tentando faticosamente di rientrare. Le reazioni sono state varie e contrastanti: sgomento e delusione da parte di alcuni, entusiasmo sarcastico da parte di altri. Ora, rallegrarsi per non essere riusciti a disputare una coppa europea ambita da anni, pur trattandosi di una coppetta minore che non è la Champions e nemmeno l'Europa League, ma che ci avrebbe proiettati comunque su palcoscenici inaccessibili da troppo tempo, ricorda il gesto del proverbiale marito che si taglia gli zebedei per far torto alla moglie. Parli sul serio? Davvero sei contento di non giocare in Europa?  Spiegami il perché.

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Per fare un dispetto a qualcuno? Per poter dire che non ce l'abbiamo fatta neanche quest'anno? O forse t'infastidisce che una serie di colpi di fortuna ci abbia tenuti a galla fino alla fine del campionato, nonostante una lunga sequenza di occasioni buttate? Personalmente sono incazzato nero, non m'importa niente di puntare il dito accusatore o spargere lacrime sul fato crudele che ci sbarra, dalla notte dei tempi, l'accesso ai piani alti della classifica. Io ci volevo giocare in Europa, comunque e senza rimorsi, infilandomici a forza, mettendo il piede nella porta come il vecchio venditore di enciclopedie, senza farmi problemi di forma e di bel gioco. Invece mi aspetta un'ulteriore stagione senza pepe, condita dall'ennesimo tentativo di dare la scalata alla Coppa Italia che tradizionalmente si spegne sul nascere, come una miccetta bagnata. E dovrei pure essere contento? Forse si scateneranno altri polli di Renzo e cominceranno a beccare all'impazzata, ma questo atteggiamento è controproducente: quando la barca è in balia delle onde sarebbe meglio remare insieme coordinando gli sforzi, anziché inveire tutti contro tutti spaccandosi i remi in testa, mentre si rischia di affondare da un momento all'altro. Convinciamoci che siamo tutti del Toro: sentirci duri o ingenui, portatori della verità o ottenebrati è solo una questione di punti di vista. Le gioie, le delusioni e le speranze sono le stesse per tutti. Altrimenti resteremo come i capponi di Renzo, le cui teste spenzolate (...) s’ingegnavano a beccarsi l’una con l’altra, come accade troppo sovente tra compagni di sventura.

Autore di gialli, con "Cocktail d'anime per l'avvocato Alfieri" ha vinto l'edizione 2020 di GialloFestival. Marco P.L. Bernardi condivide con il protagonista dei suoi romanzi l'antica passione per il Toro e l'amore per la letteratura e la canzone d'autore.

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