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Il Toro è vivo, viva il Toro. Ora lo si faccia decollare

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Il Granata della Porta Accanto / Il derby ha dato profondi ed esaltanti segnali di cosa può diventare la squadra granata: non raccoglierli sarebbe delittuoso...
Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 

Ci sono cose che riconciliano il tifoso granata con la propria essenza, con il proprio status di tifoso sui generis e con il proprio bisogno di sentirsi diverso, in un certo senso unico. L'ultimo derby fa parte di queste cose. Un Toro grintoso, caparbio, sorprendente, maltrattato dagli arbitri e colpito dall'ennesima beffa è quanto di più vicino può esserci al tourbillon di sentimenti che accomunano i suoi meravigliosi tifosi. La perla di Ljajic, l'entrata (pulita) di Acquah, la reazione di Mihajlović: immagini iconiche capaci di alimentare la storia del Toro di orgoglio ed ingiustizie, ovvero le sue costanti dei 111 anni del club granata. Il risultato in sé non aggiunge e non toglie nulla al valore di questo derby. Fare un punto in quello stadio, finora sempre maledetto, è stata un'impresa, ma non è per quel pareggio che questa partita rimarrà nel cuore di tutti noi tifosi.

Questo derby ha certificato che il Torino non abbasserà mai la testa di fronte alle continue ingiustizie e alla sempre più malcelata tracotanza ed arroganza di chi lo vorrebbe togliere di mezzo. Lo ha urlato Mihajlović in diretta nazionale, lo hanno ribadito dirigenti e giocatori nel post partita, lo sostengono i tifosi da sempre. Il Toro è vivo a dispetto del solco immenso di risorse che stanno scavando in quel della Continassa con il silenzio assenso della Lega Calcio incapace di mettere mano ad un sistema calcio che sta rendendo i forti sempre più forti e tutti gli altri a far da fastidiosi sparring partner.

Il Toro è vivo e, nonostante abbia una proprietà che non brilla per slanci di passione, ha tanti tesserati che fanno in modo di ricordare al mondo che quella maglia ha un valore unico. Ci riesce Belotti che senza una tecnica sopraffina ma con l'abnegazione, la voglia e tanto cuore è ancora aggrappato al sogno di conquistare la classifica cannonieri, sgomitando tra bomber di ben più elevato pedigree e di ben maggiori vantaggi. Ci riesce il suo allenatore che non sarà un mostro di tattica ma sin dal primo giorno ha voluto una squadra non solo a sua immagine e somiglianza, ma soprattutto ad immagine e somiglianza della sua storia. Finalmente si è rivisto un Toro capace di attaccare e sbuffare contro chiunque, un Toro che ha fatto tanti errori ed ha regalato partite, ma che ha giocato spesso e volentieri con lo spirito giusto e con una mentalità davvero sempre più vincente.

Il Toro è vivo, e di per sé è già una grande notizia. Ma non basta. Non può bastare. Da adesso in avanti è necessario che Belotti e compagni si mettano in marcia, che intraprendano un cammino che li porti a fare qualcosa di concreto, a raggiungere obbiettivi che li possano far entrare nella storia. L’exploit è esaltante, è stimolante, è benzina pura, ma deve essere inquadrato in un contesto di vera crescita. La rivoluzione di Miha ha prodotto una stagione discreta, un più che probabile nono posto con un bottino di punti di poco inferiore a quello del Toro che andò in Europa tre anni fa. Tutto sommato niente male, la base di partenza è ottima, ma adesso viene il bello.

Il mercato in entrata ed in uscita sancirà quanto la società sia in sintonia coi suoi tesserati e coi suoi tifosi. Sarebbe un peccato non dare seguito ai segnali positivi che arrivano dalla squadra. Il Toro è vivo, ma ora qualcuno deve farlo decollare. Altrimenti continuerà semplicemente a sopravvivere.

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.

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