Il Toro è vivo, viva il Toro! Il punto in rimonta a Firenze certifica l’esistenza agonistica della squadra di Mihajlovic che prima si fa schiacciare dai viola, poi imbastisce una rimonta di rabbia che poteva addirittura sfociare in un’inaspettata vittoria. E’ un Toro sempre più Belotti dipendente che palesa lacune di personalità presente in dose accettabile, purtroppo, solo in pochi elementi della rosa: il Gallo, l’inossidabile Moretti, Joe Hart e, in rapporto all’esperienza ed all’età, Antonio Barreca. Gli altri vanno a momenti, senza mai dare l’impressione di essere in grado di cambiare il volto alla squadra nei momenti di difficoltà. Tra questi ci metto anche l’attuale capitano, Marco Benassi.
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Il Toro ed il suo capitano: una scelta da rivedere in via definitiva
Il giovane centrocampista è sicuramente una bella realtà del calcio italiano: sta crescendo bene tecnicamente e tatticamente parlando, ma, a mio avviso, palesa ancora evidenti carenze alla voce trascinatore. Mi permetto di definirlo un “gregario di lusso”, senza volerne sminuire il valore. E’ un giocatore che in un contesto solido apporta quantità e una buona dose di qualità, ma in situazioni di difficoltà collettive stenta ad emergere come leader o trascinatore. I gregari di solito fanno la fortuna dei campioni che gli giocano accanto (chiedere a Maradona il quale a Napoli ne aveva un paio bravissimi che correvano per lui) e anche nella storia del Toro non ne sono mancati: da Menti e Grezar ad Agroppi e Patrizio Sala, da Mussi e Fusi a Vives e Gazzi. Giocatori spesso anche loro eroi in prima persona, ma soprattutto capaci di mettersi al servizio della squadra e di permettere ai più “tecnici” di far valere le proprie doti sapendo di avere le spalle coperte.
Francamente sono stato da subito molto scettico sulla scelta di Benassi come capitano, non perché non stimi il ragazzo, al contrario, ma per la delicatezza del ruolo. Chiunque abbia fatto uno sport di squadra sa che il capitano non è (solo) la stella della squadra, ma è anche un uomo importante per gli equilibri del gruppo: leader, sì, ma soprattutto collante, esempio, sprone e pilastro. Benassi è un ottimo ragazzo ed un esemplare professionista, ma temo che ancora non abbia la “statura” per farsi “sentire” dal gruppo. E il campo riverbera questa sensazione. Oggi sarebbe facile dire che la fascia di capitano debba finire sul braccio di Belotti che queste doti sembra averle più marcate (e ciò effettivamente accadrà - ma al momento solo in via provvisoria - contro il Palermo), ma se teniamo in conto anche l’anzianità il profilo più papabile diventa sicuramente quello di Emiliano Moretti. Il difensore è diventato titolare da quando Castan è stato messo fuori dai giochi dagli infortuni ed ha dimostrato di essere un vero capitano nei fatti. Non mi dispiacerebbe fosse lui a leggere i nomi degli Invincibili a Superga. Inspiegabile come il suo rientro non abbia portato Benassi ad un gesto di rispetto verso Moretti cedendogli la fascia. Magari è avvenuto e Moretti ha rifiutato, ma sono cose che resteranno nel segreto dello spogliatoio e di cui noi mai sapremo.
Infine una provocazione: in barba all’anzianità di militanza, al fatto che sia in prestito e ad un minimo sindacale di buon senso, per me il capitano del Toro per grinta e per carisma, per qualità e per leadership e per la voglia e la capacità che ha avuto di calarsi nel nostro “strano” mondo granata, oggi dovrebbe essere Joe Hart. E se non fosse per i costi esorbitanti di cartellino e ingaggio dovrebbe esserlo per i prossimi cinque anni. Ho dentro di me l’illusione che se il portiere inglese avesse l’onore di stare davanti a quella lapide a Superga a leggere quei 31 nomi in un freddo e nebbioso 4 maggio, in lui scatterebbe qualcosa che gli farebbe superare le logiche del denaro tipiche del professionista per fare una incredibile e rivoluzionaria scelta di vita. Impossibile? Sì. Forse. Ma riavremmo la magia di un capitano venuto da lontano ma incredibilmente vicino ai nostri valori: un “captain” con la C maiuscola…
Da tempo opinionista di Toro News, dò voce al tifoso della porta accanto che c'è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.
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