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Se ripenso a quanto è accaduto al Torino negli ultimi dieci giorni, cioè dalle prime dichiarazioni polemiche di Juric sull'operato della società fino ad oggi, che finalmente il è mercato chiuso, non posso che immaginarmi una sorta di "guerra fredda" che continua tra presidente ed allenatore e i cui esiti sono tutt'altro che chiari o scontati. Col rischio concreto che siano poi i risultati della squadra a patirne.
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La mossa di Juric di denunciare pubblicamente le "inadempienze" societarie nel creare i presupposti per una stagione sportiva di tutt'altro tenore rispetto alle precedenti ha, infatti, sortito da un lato l'effetto positivo di inchiodare Cairo e Vagnati agli occhi dell'opinione pubblica, ma al tempo stesso ha rischiato di incrinare irrimediabilmente il rapporto di lavoro tra allenatore e presidente.
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L'operato della società sul mercato nelle ultime ore disponibili per le trattative ha evidenziato nei fatti quanto fosse fondata la denuncia di Juric e quanta parte di "colpa" avessero avuto Cairo e Vagnati nel non agire a tempo e modo debito. Non darei molto peso alle parole del ds che nella conferenza stampa di presentazione di Pobega e Pjaca ha buttato acqua sul fuoco dichiarando piena sintonia tra la società e l'allenatore: frasi di circostanza, assolutamente adeguate a questo clima da guerra fredda che si è creato nel Toro.
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Al presidente Cairo non sarà andato giù per nulla lo sfogo ragionato di Juric ed infatti è più preoccupante ciò che non ha detto rispetto a ciò che ha detto in merito alla vicenda: nell'ultima sua uscita pubblica Cairo ha negato, contro ogni evidenza, l'austerity evocata dal tecnico croato ed ha magnificato i prestiti giunti a fine mercato elevandoli impropriamente (ma furbescamente, more solito) al grado di "acquisti".
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Dallo scacco in cui è stato messo da Juric, uno scacco senza possibilità di uscita a zero danni di immagine, il presidente ha scelto la strada del silenzio, senza ribattere polemicamente sui media: qualcuno dirà che le rimostranze di Juric erano talmente inattaccabili che non ci sarebbero stati argomenti validi per replicare e pertanto che la strada del low profile sia stata l'unica percorribile.
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Può darsi, ma non penso che Cairo lascerà passare la cosa senza prendersi qualche personale rivincita. Al momento ha fatto l'unica mossa che poteva fare: ripassare la palla nel campo del tecnico. Juric ha (più o meno) avuto ciò che voleva ed ora che ha sollevato il polverone deve essere bravo a cambiare rotta, almeno in termini di risultati, a questa squadra. Se l'allenatore croato ci riuscirà, Cairo ne uscirà comunque vincitore perché dirà che Juric era stato preso proprio per quello, mentre se non ci riuscirà, Cairo si difenderà dicendo che la società l'aveva comunque messo in condizione di lavorare al meglio. E la frittata sarà ribaltata come nei più classici giochi di potere della politica.
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Peccato che in tutto questo ci vadano di mezzo due cose fondamentali: i risultati sportivi del Toro e la passione dei suoi tifosi. Che un presidente dopo 16 anni non sia ancora riuscito a capire che i risultati sportivi siano preponderanti nella gestione di una società di calcio sui risultati prettamente economici (e con questo non dico che si debba fallire allegramente pur di vincere…) rimane mistero buffo. Ma Cairo è così. Qualche segnale ti sorprende, tipo quando ha assunto il manager di RCS che si occuperà del Robaldo, ma poi ai prodromi inizialmente interessanti di tali iniziative di solito seguono più che altro delusioni (a proposito, il Robaldo non doveva essere pronto a partire già a giugno?).
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Anche la meravigliosa iniziativa di regalare a tutti i bambini delle prime elementari i gadget del Torino è fantastica e va applaudita perché va in scia a ciò che diciamo da tempo sul coltivare le nuove generazioni e fermare l'emorragia di tifosi che sembra inarrestabile: ma quanto sarà estemporanea? Chi crede ancora a dei progetti di grande respiro e di lungo termine che vengono da questa proprietà? A differenza di Juric che si è mostrato sorpreso di non essere stato messo a conoscenza del modo di agire della società, noi tifosi lo conosciamo purtroppo molto bene questo modo. E se Juric continuerà la sua guerra fredda con Cairo, noi tifosi non molleremo la battaglia per un Toro più in linea con i valori che da sempre ne contraddistinguono la sua storia.
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