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Il Toro magmatico di Mazzarri

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Il Granata della Porta Accanto / Si riparte da zero (o quasi), tutti sono di nuovo in ballo: al mister si chiedono scelte diverse dal predecessore e la salvaguardia dei talenti in rosa
Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 

L'esperimento sociologico-sportivo vissuto dal Torino la scorsa settimana non fa altro che alimentare la mia convinzione che il calcio sia uno degli sport di squadra più complessi che ci siano. Prendiamo una squadra e le facciamo giocare una partita, partita nella quale si esprime in maniera anonima, quasi passiva. Poi prendiamo la stessa squadra e, poco più di 48 ore, dopo la gettiamo in campo in un'altra partita. L'esperimento dice che la seconda partita viene giocata in maniera diametralmente opposta alla prima. Cos'è cambiato da far si che ci sia un così diverso livello di prestazione? Due cose: avversario ed allenatore. Sull'avversario niente da dire, c'è chiaramente differenza tra l'affrontare la Juventus allo Stadium e affrontare il Bologna al Grande Torino. Sull'allenatore invece qualche dubbio sul suo reale effetto ci può essere: un tecnico che dirige un allenamento di scarico ed uno di rifinitura, può metter veramente poca mano sulla squadra. Resta quindi una terza variabile da considerare: la testa dei giocatori. E qui facciamo bingo. L'avvicendamento tra un mister e l'altro, infatti, di solito apre nuovi orizzonti e instilla nuovi stimoli nella testa e nell'animo dei calciatori a prescindere dai moduli e dai metodi. È come se si ripartisse da zero e ciò spinge spesso a dare il massimo, e anche qualcosina di più, sia nelle prime partite che negli allenamenti.

Ecco quindi che non è azzardato parlare di ambiente magmatico nel “nuovo” Toro di Walter Mazzarri. Per il tecnico livornese si aprono settimane di intenso lavoro in cui dovrà cercare di rendere un più “solida” questa situazione magmatica facendo scelte precise ed eventualmente chiedendo qualche puntello sul mercato a Cairo e Petrachi. Di sicuro ciò che si auspicano i tifosi sono due cose: che faccia scelte diverse dal suo predecessore e che salvaguardi quei giovani talenti presenti in rosa. Stiamo parlando di Bonifazi, Barreca, Boye', Lyanco, Edera e, in un certo senso, anche Niang.

Una prima considerazione va comunque subito fatta riguardo questi giocatori: chi più, chi meno, sono stati vittime di pesanti infortuni e, Niang a parte, il cui problema era la forma fisica, non sono mai stati continuativamente a disposizione di Mihajlovic per essere considerati perni nei rispettivi ruoli. Con Mazzarri ci si augura che quantomeno escano dalla lista degli infortunati e possano far vedere al mister che possono giocarsi le proprie chance alla pari dei compagni più esperti.

Un primo segnale incoraggiante di tutto ciò arriva dal presunto veto di Mazzarri alla cessione di Boye'. Al tecnico livornese, per quel poco che ha potuto lavorarci e vederlo all'opera (uno scampolo di Toro-Bologna), non dev'essere sfuggito l'enorme talento del giovane argentino e probabilmente vuole approfondire la sua analisi per capire se può tornargli utile nell'immediato. La sagacia tattica del nuovo mister potrebbe riuscire finalmente ad inquadrare Boye' in un ruolo in cui emergano le sue doti tecniche, ma anche un lavoro mirato sulla testa del giocatore potrebbe finalmente aumentare convinzione e consapevolezza nei suoi mezzi lanciandolo definitivamente.

E se per Barreca, purtroppo, la pubalgia probabilmente finirà per penalizzarlo fino a fine stagione, da Lyanco ci si aspetta che si liberi dei vari infortuni accumulati e torni a far vedere in campo quello che nelle poche partite giocate ha fatto vedere: personalità, tecnica e straripanza fisica. Su Bonifazi ed Edera il discorso è più complesso. Mandarli in prestito è un'opzione che li aiuterebbe a trovare minutaggio, ma restare sarebbe un investimento molto forte sulla prossima stagione. Lavorare sei mesi con l'allenatore che, salvo cataclismi, guiderà il Toro nella prossima stagione darebbe ai due ragazzi infatti l'opportunità di capire il metodo di lavoro del mister e di entrare in sintonia con le sue richieste tattiche. Inoltre, e ci auguriamo di no, se la corsa all'Europa League dovesse vedere troppo indietro il Toro nella parte finale della stagione, non è escluso che Mazzarri possa usare le ultime partite per sperimentare la difesa a tre o il modulo che ha in testa per il prossimo anno. Esserci, se ciò accadesse, sarebbe importante per i due ragazzi.

Infine Niang. Il franco senegalese è un investimento importante del Toro e ciò sarà stato fatto ampiamente capire a Mazzarri, immaginiamo. È anche vero che oltre a Niang, pure Belotti, Ljajic e Iago Falque sono “capitali” da non svalutare. Per l'ex mister del Watford si profila quindi il non facile compito di riuscire a sfruttare queste quattro risorse al meglio studiando moduli e rotazioni che esaltino il valore di ognuno. Non proprio un giochetto da ragazzi!

Buona fortuna, mister, ne avrai bisogno…

 

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.

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