Dopo Toro Parma, a partita appena finita, il commento più scontato era: 'se non vinci una partita che era da vincere, allora siamo messi malissimo'. A mente fredda, smaltita (pochissimo) la rabbia, ci è rimasta sempre la grande frustrazione, soprattutto dopo avere giocato finalmente meglio, ma, proprio grazie a questo aspetto, si è aperto forse un piccolo spiraglio di luce in fondo al tunnel. Certo, manca sempre tremendamente il gol. Ma si sono viste anche cose, finalmente, dignitose. Vanoli ha riproposto il 4-2-3-1 visto per 25 minuti a Udine che ci aveva fruttato il recupero. E il Toro è sembrato meno distratto in difesa e più corale nel manovrare. I granata hanno costruito quattro mega occasioni da gol: due con Adams, una con Karamoh e una con Linetty nel recupero. La più incredibile è stata quella del numero 7: invece di tirare verso la porta vuota, cerca un passaggio scellerato a centro area e si divora la più clamorosa delle occasioni, paragonabile solo a quella di Coco con il Napoli (con la differenza che lui è – o dovrebbe essere – una punta).
la scossa granata
Il Toro non sa vincere. E sabato c’è il derby
Però, se nelle ultime sette-otto partite avessimo giocato, e creato, come contro il Parma, potremmo avere almeno 7/8 punti in più. Purtroppo sabato abbiamo il derby e non aver sconfitto il Parma ci porterà verosimilmente al match contro il Cagliari ancora fermi a 21 punti. Già, anche perché lo score del Toro in casa è davvero pessimo; su 9 partite solo 9 punti e 6 gol fatti. La vittoria manca al Grande Torino da 75 giorni (1-0 al Como). Da allora, su 10 partite complessive, anche in trasferta, 1V, 4N, 5P con soli 4 gol segnati e 10 subiti. Il lato meno drammatico, tuttavia, è dato dal fatto che, a livello di gioco e compattezza, le ultime due prestazioni ci lasciano sperare. Senza negare le grandi lacune in rosa, come già scritto più volte, i granata sono sicuramente stati penalizzati dalle assenze pesanti di Zapata e Schuurs. Ora il limite principale della squadra non è tanto il gioco, ma la voglia di vincere ad ogni costo. Quella grinta tipica della maglia granata che appare sempre più sbiadita. E che vorremmo venisse fuori proprio nel derby.
Certo, se fosse entrata la palla di Linetty al 94' magari faremmo commenti ben diversi, raccontando di una vittoria strameritata e benaugurante per la partita di sabato. Noi siamo convinti che, pur con tutti i limiti, se ci sarà l'intensità che auspichiamo, unita ad un paio di innesti, arriveranno anche i risultati. Per dire, basterebbero quasi un Beto, e un esterno (Pedersen non può essere nemmeno lontanamente il sostituto di Bellanova, per pietà). Si parla anche di Casadei, che se mai dovesse arrivare certificherebbe la cessione sicura di Ricci a giugno, si dice al Milan. Poi si dice Cabral. Vedremo. Quanto a Karamoh, un attaccante che non vede mai la porta, nemmeno quando è vuota, non può continuare a giocare. A maggior ragione titolare. Vanoli ci ha ascoltato (facciamo finta di crederci) sul cambio di modulo e su Vlasic. Ora lo supplichiamo: nel derby fai giocare Njie. Infine, il doveroso e commosso saluto a due grandi cuori granata che sono solo in trasferta con gli Invincibili, Aldo Agroppi e Gian Paolo Ormezzano: vegliate su di noi, e provate a dare la scossa granata.
Manager, docente Luiss, esperto di comunicazione e Public Affairs, giornalista pubblicista col cuore granata. Michelangelo Suigo è un autore che per chi è avvezzo al mondo della comunicazione, specialmente se legata all’imprenditoria, non ha bisogno di presentazioni. Chi volesse approfondire il suo sterminato curriculum può farlo sul sito di Inwit, azienda di cui ricopre attualmente il ruolo di EVP External Relations, Communication & Sustainability Director. Ma soprattutto, per quel che attiene a questa rubrica, Michelangelo è un orgoglioso e genuino tifoso granata.
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