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columnist
Quest'anno ci sono cascato anch'io. La tentazione di dare i voti del “primo quadrimestre” è stata più forte di me e non ho potuto esimermi dal fare le mie personalissime valutazioni sulla rosa del Toro di Mihajlovic. L'unico su cui lascerò in sospeso il giudizio è proprio l'allenatore serbo. Mi rendo conto che i miei giudizi sul suo operato sono ancora troppo influenzati dal confronto col mister precedente per cui troppo poco oggettivi. Promemoria per il girone di ritorno: farmi un'idea oggettiva del Sinisa allenatore che non sia quella del Sinisa allenatore successore di Ventura.
Sui portieri ho le idee molto chiare. Grande Hart per lo spirito con cui sta affrontando la sua avventura al Toro e grande tranquillità da parte mia quando assisto ad un’azione pericolosa avversaria: avere un portiere così carismatico e bravo fa vivere più sereni. Nel ritorno mi aspetto anche veri miracoli sul campo. Padelli invece è tornato a fare quello che secondo me sa fare meglio: l'affidabile secondo, dando il massimo quando chiamato in causa (strepitosa la parata salva qualificazione contro il Pisa in Coppa Italia).
La difesa, stra criticata , oscilla a mio parere tra chi non può dare un vero contributo perché fuori dai giochi per vari motivi (Bovo, Molinaro,Avelar e Ajeti) o perché penalizzato da carta d'identità e modulo (Moretti) e chi si è conquistato la titolarità di riffa o di raffa. Tra questi Barreca è finalmente il “classico” giovane del vivaio che volevamo in prima squadra. Il ragazzo è forte e ha personalità da vendere. Qualche errore di troppo? Certo, ma sono più propenso ad accettarli da lui in nome della sua valorizzazione come patrimonio granata che da chiunque altro. Bisogna essere coerenti con le proprie idee da tifoso. Castan è di un altro pianeta, ma la sua voglia di spaccare il mondo lo ha spesso penalizzato: finora è una scommessa vinta e se capisse che non serve che ridiventi il Castan della Roma ma semplicemente giochi come un Castan da Toro tutti ne guadagnerebbero. Rossettini invece lo metto tra le sorprese positive della stagione. Non è un fenomeno, ha fatto errori come tutti, ma è il classico comprimario che sa dare tutto andando al limite dei propri mezzi. Un atteggiamento da vero granata. Indispensabile comunque intervenire in fase di mercato sulla difesa con un innesto di ottima qualità se si vuole ambire ad un piazzamento che profumi d'Europa…
Il centrocampo e’ spaccato a metà tra qualità e quantità senza che le due componenti coesistano in maniera soddisfacente in unico soggetto. I titolari (Baselli, Benassi e Valdifiori) sono sufficientemente dotati qualitativamente, ma poco strutturati per reggere l'urto in caso di linee mediane avversarie più dirompenti fisicamente. Benassi resta il più completo dei tre, ma personalmente lo trovo un ottimo gregario più che un leader silenzioso. Sta scivolando sempre di più nella categoria delusioni invece, Daniele Baselli. Al secondo anno in granata e con un allenatore più sfrontato tatticamente parlando pensavo avrebbe trovato il terreno fertile per fare il salto di qualità: il ragazzo dalle doti tecniche eccelse, manca di personalità e a questo punto, con sommo dispiacere perché mi è sempre piaciuto tantissimo, mi chiedo se possa davvero essere una pedina importante nel futuro di questa squadra. Dei restanti centrocampisti poco si può dire che non sia stato già detto: Vives è all'ultimo giro, Lukic e Gustafson al primo seppur fermi al palo in attesa dell'occasione giusta per esplodere o tornare nell'anonimato, Obi paga muscoli di cristallo che non gli permettono di essere protagonista come forse Mihajlovic vorrebbe mentre Acquah è l'unica vera alternativa sebbene abbia dimostrato dei limiti tecnici che non gli ricordo avere quando giocava nel Parma o nella Samp. Anche in questa zona del campo un paio di acquisti potrebbero dare una svolta in chiave europea.
Infine l'attacco, il reparto che più si è messo in mostra nella prima parte di stagione. Dieci e lode a Belotti al quale in questo momento è difficile chiedere di più, cosa che invece si potrebbe fare con Ljajic che, al netto degli infortuni, è stato ancora non troppo decisivo come ci si aspetterebbe. Iago Falque sembra tornato quello dei tempi del Genoa, prezioso per l'equilibrio tattico che offre alla squadra oltre a gol ed assist in abbondanza. Chi potrebbe diventare una stella è Boye’ a patto che impari a “vedere” anche la porta e a non provare a scartare sempre tutti come se stesse giocando alla Playstation. Il suo compaesano Maxi Lopez ha offerto il solito campionario di pregi e difetti per cui taluni lo amano e altri lo odiano: io mi aspetto da lui un buon girone di ritorno, da grande artista che vuole congedarsi dal pubblico che lo ama dando il meglio di sé. Peccato che Aramu non abbia convinto il mister, anche se la domanda più corretta è: è il ragazzo a non essere pronto e quindi ad aver sprecato una chance o è Mihajlovic a non aver avuto pazienza e fiuto per puntare su di lui? Infine Martinez, il più controverso degli attaccanti. C'è chi lo considera da Lega Pro e chi lo vede come un campioncino sul punto di consacrarsi. Al terzo anno in granata resta la sensazione, non bella, che il tempo si sia cristallizzato attorno a questo calciatore: nessuna evoluzione, nessuna involuzione. Tante apparizioni anonime, qualche lampo qua e là, specialmente con la sua Nazionale. Un ragazzo umile e di buon cuore che non riesce però a fare il salto di qualità con questa maglia addosso: che le strade si debbano dividere per dare una scossa alla sua carriera? Un eventuale arrivo di Iturbe di sicuro avvalorerebbe quest'ipotesi.
Il 2017 è alle porte: venti partite più la Coppa Italia per trasformare il pagellone di fine anno in un trionfo di voti alti. Nel calcio, più che nella vita, ogni giudizio non è mai del tutto definitivo: c'è sempre un'altra partita per modificarlo.
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