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Il Toro vietato ai minori di 18 anni
Sarebbe facile e fin troppo immediato identificare il titolo che ho usato per questo pezzo con la prestazione "oscena" che il Torino ha offerto nel derby. Oscena non perché sia stata squallida in valore assoluto (la Juve ha fatto ben poco più di noi e questo la dice lunga su che razza di avversario stavamo affrontando), ma perché in un derby è doveroso offrire un altro tipo di performance, almeno nella determinazione e nell'ardore. Volevamo vincere noi tifosi e siccome è accaduto solo una volta negli ultimi 30 anni, la prestazione era il minimo sindacale preteso dalla gente granata a chi scendeva in campo. Il risultato è importante ma se diamo tutto, ma proprio tutto, non c'è sconfitta che faccia troppo male. Purtroppo, non c'è stata nemmeno quella e la sconfitta proprio per questo è oltremodo dolorosa: un Toro appena appena ordinato ha scavallato un primo tempo senza sussulti per poi letteralmente regalare due reti identiche su calcio piazzato ai bianconeri e non reagire per nulla. Il grave è stato proprio quello: non reagire, ovvero ciò che di più umiliante si possa immaginare in un derby se uno tifa Toro.
Ma il titolo del pezzo, in realtà, ha un doppio senso più importante e significativo: 18 anni sono quelli della presidenza Cairo, la presidenza più perdente nella storia della stracittadina. Chi ha meno di 18 anni, se era abbastanza grandicello da ricordarlo, ha visto vincere un derby in tutta la sua vita, tanto che si può affermare che per una generazione di tifosi granata minorenni il derby è uno spettacolo vietato perché non offre mai una gioia. Ecco, se io fossi presidente del Toro mi guarderei indietro e mi chiederei: sarò a breve il più longevo patron della storia granata, ho fatto tutto il possibile per evitare di venire ricordato come il più perdente della stracittadina sapendo quanto conta per i miei tifosi? Sinceramente non ci dormirei la notte perché penso che più del 75% dei tifosi che dicono di amarmi non ci dormono nemmeno loro per questa cosa. Riguardandomi indietro, invece di lodarmi per quei modesti risultati che ho ottenuto, non mi darei pace per non aver saputo dare lustro alla gloriosa storia di questo club nei cento anni che mi hanno preceduto.
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Ma si sa, il mondo ha bisogno di capri espiatori e, dai tempi di Gesù e Barabba, la folla aizzata ed inferocita darà sempre contro a un Gesù che ad un Barabba perché è più facile vedere lì il "cattivo", piuttosto che riconoscere in Barabba il "vero" cattivo. Qualunque considerazione si farà su Juric e sulla sua gestione di questo derby dovrebbe nascere da una profonda analisi di quanto avvenuto negli ultimi 18 anni. Io scendo da questo carro diretto al gioco al massacro su Juric che è iniziato da qualche settimana a questa parte e che immagino continuerà dopo questa sconfitta. Volete la testa di Juric? Non sarò io a fermarvi, ma non mi troverete d'accordo, semplicemente perché qualunque altro allenatore al suo posto si troverebbe a fronteggiare gli stessi problemi ambientali e societari che fanno muro davanti al croato da due anni e mezzo a questa parte.
Vogliamo un Gesù da crocifiggere o qualcosa di più simile ad una vera giustizia? Juric non è l'allenatore perfetto, ma non è ipocrita da dire che va tutto bene. Ci ha sbattuto in faccia l'amara verità: in questo club non si lavora per ambire a qualcosa di più grande e siccome è una verità che non ci piace gli contestiamo che non gioca a due punte o che prende due milioni all'anno piuttosto che ascoltare davvero quello che dice e farci due domande in più su come è gestito questo club.
La delusione per l'ennesimo derby perso non mi farà cambiare idea su qual è la ragione di fondo di questa continua serie di insuccessi. Vietato ai minori di 18 anni, vietato sognare perché qualcuno ha deciso così. E non è stato, come sempre, l'allenatore di turno…
Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.
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