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Lasciarci le penne

Il viso di Valerio Bacigalupo

Il viso di Valerio Bacigalupo - immagine 1
Torna con un nuovo episodio 'Lasciarci le penne', la rubrica di Marco Bernardi: "C'è un verso della canzone che mi è tornato alla mente lo scorso 12 marzo, giorno in cui Valerio Bacigalupo avrebbe compiuto centouno anni"
Marco P.L. Bernardi
Marco P.L. Bernardi Columnist 

Amerigo

Francesco Guccini

dall'album omonimo, 1978 EMI Italiana

"Probabilmente uscì chiudendo dietro a sé la porta verde". Poche parole per descrivere un attimo, quello che cambia un'esistenza. Francesco Guccini racconta del suo prozio e lo coglie nel momento in cui sta abbandonando la casa per partire in cerca di fortuna verso gli Stati Uniti: un'azione ripetuta mille volte, quella di chiudere l'uscio, diventa irrevocabile. Il Novecento è iniziato da qualche anno e il bisogno sta spingendo tanti italiani a percorrere le rotte verso il Nord o il Sud America nella speranza di trovare il lavoro che possa dare la svolta al destino. Amerigo, così viene ribattezzato il protagonista della canzone che, come Vespucci, il grande navigatore fiorentino, prende il mare, è giovane e forte quando parte. Tornerà piegato dalla dura esistenza del minatore, quando la vita sarà trascorsa, tutta compresa tra il momento in cui la porta verde è chiusa e quello in cui viene riaperta.

C'è un verso della canzone che mi è tornato alla mente lo scorso 12 marzo, giorno in cui Valerio Bacigalupo, estremo difensore del Grande Torino, avrebbe compiuto centouno anni, alla vista della foto dell'articolo su Toronews. In quell'immagine il portiere è raffigurato nella classica posa del numero Uno, con le mani inguantate spalancate ai due lati del volto, un sorriso timido e spavaldo, ossimoro delle molte anime che ogni uomo indossa.

Il testo di Amerigo recita: "Ma quel mattino aveva il viso dei vent'anni senza rughe e rabbia ed avventura". In queste parole riconosco Valerio Bacigalupo, venticinque anni compiuti da poco, il giorno della tragedia di Superga. Sembrava il più giovane. Aveva tratti di uomo del futuro, circondato dai visi antichi dei suoi compagni. Se si scorrono le immagini di quei ragazzi è evidente la differenza. Come dice Giovanni Arpino nella memorabile poesia Me grand Türin: "e it j’ere ti, Türin, [...] con tua facia düra. Tua facia d’ovrié, me Valentin!" Il poeta descrive con una pennellata capitan Mazzola e coglie il volto di un'intera generazione, intrisa degli anni duri appena trascorsi.

Il viso di Bacigalupo era diverso. Pure lui arrivava, sempre a dirla con Arpino, "dal gnente, da guera e da fam", ma la sua foto potrebbe essere stata scattata oggi. Forse per questo, ogni volta che, da bambino, mi imbattevo in una foto del Grande Torino, era lui quello che mi colpiva di più. Sembrava guardarmi con la certezza ardimentosa che la vita fosse tutta da vivere, che le sue mani potessero fare ancora tanta storia granata. Sappiamo che non andò così e che il destino fu crudele. Valerio non lasciò mai i suoi venticinque anni. Se le cose fossero andate diversamente, con un po' di fortuna oggi potrebbe essere un vecchietto carico di anni e ricordi, di acciacchi e nostalgia. Invece rimane quello di allora, il ragazzo dal sorriso timido e spavaldo, i guantoni pronti a parare il mondo. E continua a farci sognare. Buon compleanno, Baciga!

Autore di gialli, con "Cocktail d'anime per l'avvocato Alfieri" ha vinto l'edizione 2020 di GialloFestival. Marco P.L. Bernardi condivide con il protagonista dei suoi romanzi l'antica passione per il Toro e l'amore per la letteratura e la canzone d'autore.

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