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Inesatto Toro

Maria Grazia Nemour
Sotto le Granate / Torna la rubrica di Maria Grazia Nemour: "No, non è tragedia greca un arresto dopo sette partite utili. Non è l’inizio della fine"

Sabato sera ero a un concerto, ho preso in mano un paio di volte il telefono ma poi ho resistito alla tentazione di sbirciare il ritmo della partita, volevo la sorpresa. Quando ho visto il risultato ho pensato: ecco, lo sapevo, non posso assentarmi neanche una volta che perdono di concentrazione!

No, non è tragedia greca un arresto dopo sette partite utili. Non è l’inizio della fine, semplicemente il calcio non è scienza esatta e il Toro è un vivido esempio di inesattezza.

Inesatte anche le mie scommesse oltre che sul Toro, sull’Atalanta e la Juvaccia. Ho perso due euro.

È solo che volevo vincere. Vorrei sempre vincere, ma contro il Bologna ci tenevo particolarmente. Non che abbia acredine contro i Felsinei, che mi fanno pure simpatia, è che…lo ammetto: è contro Miha, che volevo vincere. Come i bambini, che se ne fregano se hanno desideri irrazionali che non portano da nessuna parte e dicono solo: io voglio!

Volevo vincere, ma vedere Edera in campo.

Volevo vincere ma fare i complimenti a Lyanco, che naturalmente doveva giocare ogni respiro, risparmiando magari solo quelli di ostentata esultanza, così, come se avvertisse un apparentamento emotivo extra contratto.

Volevo vincere e chi se ne importa se a Soriano è tornato in mente che per correre è necessario alternare un piede all’altro velocemente, mi è indifferente Soriano.

Volevo vincere per acchiappare la Roma e provare l’effetto che fa. Volevo vincere contro Miha, perché mi sono imposta di portargli rispetto per la dedizione che nutro verso il Toro, ma non l’ho mai sentito tra le mie corde. Stonatissimo. Capisco chi aveva avvertito in lui un pizzicotto contro lo stato di addormentamento venturiano in cui eravamo lentamente scivolati, ma per me Miha non è mai stato Toro, e non lo rimpiango neanche per le vittorie della prima ora. Non auguro al Bologna la retrocessione, gioca caparbio per costruire una possibilità, ma riconosco in quella spinta il modus operandi del suo allenatore, che arriva e accende un fiammifero, tutti a gridare al fuoco! al fuoco! Ed è già spento.

Devo riconoscere però a Miha che, nonostante non si sia mai spacciato per un Lord inglese trapiantato in Serbia, dopo la vittoria non ha preso in considerazione un gesto che sembra andare parecchio di moda tra i carismatici del pallone con le palle: indicare fantomatici attributi.

Ecco che torna l’inesattezza del calcio: il giocatore che ostenta perfezione fisica e mentale – che fa di quella perfezione un prodotto con un’etichetta a strisce e un prezzo – poi si rivela rozzo come quello che segna in terza categoria e cerca briga per il dopo partita (e magari ha pure l’attenuante che il destinatario del gesto gli ha soffiato la morosa. E bene che ha fatto la suddetta morosa a cambiare). Peccato solo che il perfetto rozzo goda di un seguito appena maggiore del rozzo classico. Immagino che sull’onda lunga dell’edificante esempio di CristianoRozzo7 qualche ragazzino adorante abbia pensato di esultare allo stesso modo la domenica successiva, nei campetti di periferia. Per carità, è pieno il mondo di gente che sta sotto i riflettori e fa molto peggio. Ma anche di meglio. È che quando ti vendi come perfetto, poi perfetto lo devi essere davvero. Che poi, forse, essere rozzo gli toglie perfino un po’ di plastica dal sorriso, gli giova. Insomma, che ognuno stia al mondo nel modo inesatto in cui riesce. Nel mio modo di essere inesatta c’era spazio per la squalifica di Simeone e pure per quella del perfettamente rozzo.

Purtroppo, invece, la squalifica l’ha rimediata l’atteggiamento oltremodo inesatto di Aina.

Il mio Toro inesatto mi fa infuriare se è sprovveduto e non calpesta più volte ogni filo d’erba in campo, ma è un Toro che non mi provoca mai l’insano autocompiacimento della sconfitta che spesso sento declamare uscendo dallo stadio: “l’avevo detto io, non siamo nessuno e non andiamo da nessuna parte, vinciamo solo se assiste la fortuna”. No, non è esatto neanche questo.

Certo però che il mio Toro inesatto mi ha negato un’attesa serena in queste due settimane di sosta, per questo mi aspetto che non perda neanche un’ora che possa essere utilizzata a prepararsi contro la Fiorentina, in casa della Fiorentina, per assaltare nel modo più efficace la Fiorentina. Esatto.

Mi sono laureata in fantascienze politiche non so più bene quando. In ufficio scrivo avvincenti relazioni a bilanci in dissesto e gozzoviglio nell’associazione “Brigate alimentari”. Collaboro con Shakespeare e ho pubblicato un paio di romanzi. I miei protagonisti sono sempre del Toro, così, tanto per complicargli un po’ la vita.